Dopo il via libera del governo al decreto sui tagli alla spesa pubblica, arriva l’allarme del sindacato: “A tremare sono soprattutto i grandi ospedali, come i policlinici”. E il segretario Camusso avverte: “Prepariamo una mobilitazione”
Per effetto della spending review chiuderanno circa mille reparti negli ospedali, presumibilmente i più grandi, di tutta Italia. E' la stima che fa Massimo Cozza, segretario della Fp Cgil Medici, leggendo l'ultima bozza del decreto. Nel testo si scrive chiaramente che il taglio dei posti letto, circa 18.000 in meno entro novembre, dovrà avvenire "esclusivamente attraverso la soppressione di unità operative complesse", ossia proprio di reparti. "Considerando che in media un reparto - spiega Cozza - ha 17,5 posti letto, e i posti letto da tagliare sono 18.000, si arriva alla somma di quasi mille reparti che chiuderanno i battenti".
A rischio soprattutto gli ospedali più grandi - “A questo punto - aggiunge Cozza - direi che salvati i piccoli ospedali, a tremare sono quelli grandi. E' chiaro infatti che se si deve procedere per reparti sono i grandi ospedali, specie i policlinici universitari, che dovranno dare il massimo contributo. Specie laddove ci sono reparti "doppione", tipo Medicina I e II, o Chirurgia I e II eccetera. Mentre mi sembra improbabile che chiudano i reparti degli ospedali piccoli, perché vorrebbe dire chiudere direttamente l'intera struttura".
Un elemento, quello del "taglio" dei reparti degli ospedali, che secondo Cozza "è molto importante, può essere un terremoto per l'organizzazione dei grandi nosocomi, che servono ricordiamolo bacini d'utenza molto importanti. Il rischio, insomma, è che salvati gli ospedali di paese si penalizzino notevolmente le strutture che servono le grandi città".
Sindacati sul piede di guerra - E così il giorno dopo il via libera del governo alla stretta sul pubblico impiego si riaccende la protesta sul fronte sindacale, che però si presenta diviso: Cgil e Uil puntano a alzare i toni annunciando un autunno caldo con tanto di possibile sciopero generale mentre la Cisl di Raffaele Bonanni dice sì "alla mobilitazione" ma in favore di una "riorganizzazione" della macchina amministrativa.
"Lavoriamo per preparare una piattaforma e una mobilitazione generale in risposta alla spending review", ha affermato la leader della Cgil, Susanna Camusso, parlando a Cecina come riportato su Twitter. "Pare un'altra manovra recessiva che taglia molto lavoro più di quello che non dichiari". “Il problema - ha aggiunto - non è il nome: questo è un taglio lineare del welfare dei cittadini".
Protestano anche i lavoratori giudiziari - Le polemiche non riguardano solo i tagli alla sanità, ma in generale tutti quelli che stanno toccando il pubblico impiego. Tensioni anche dopo l'annuncio del ministro della Giustizia, Paola Severino, che ha parlato della chiusura di 37 tribunali e 38 procure.
"Una riforma che dimunuirà i servizi per i cittadini e creerà problemi per i lavoratori", sostengono alcuni dipendenti della giustizia.
A rischio soprattutto gli ospedali più grandi - “A questo punto - aggiunge Cozza - direi che salvati i piccoli ospedali, a tremare sono quelli grandi. E' chiaro infatti che se si deve procedere per reparti sono i grandi ospedali, specie i policlinici universitari, che dovranno dare il massimo contributo. Specie laddove ci sono reparti "doppione", tipo Medicina I e II, o Chirurgia I e II eccetera. Mentre mi sembra improbabile che chiudano i reparti degli ospedali piccoli, perché vorrebbe dire chiudere direttamente l'intera struttura".
Un elemento, quello del "taglio" dei reparti degli ospedali, che secondo Cozza "è molto importante, può essere un terremoto per l'organizzazione dei grandi nosocomi, che servono ricordiamolo bacini d'utenza molto importanti. Il rischio, insomma, è che salvati gli ospedali di paese si penalizzino notevolmente le strutture che servono le grandi città".
Sindacati sul piede di guerra - E così il giorno dopo il via libera del governo alla stretta sul pubblico impiego si riaccende la protesta sul fronte sindacale, che però si presenta diviso: Cgil e Uil puntano a alzare i toni annunciando un autunno caldo con tanto di possibile sciopero generale mentre la Cisl di Raffaele Bonanni dice sì "alla mobilitazione" ma in favore di una "riorganizzazione" della macchina amministrativa.
"Lavoriamo per preparare una piattaforma e una mobilitazione generale in risposta alla spending review", ha affermato la leader della Cgil, Susanna Camusso, parlando a Cecina come riportato su Twitter. "Pare un'altra manovra recessiva che taglia molto lavoro più di quello che non dichiari". “Il problema - ha aggiunto - non è il nome: questo è un taglio lineare del welfare dei cittadini".
Protestano anche i lavoratori giudiziari - Le polemiche non riguardano solo i tagli alla sanità, ma in generale tutti quelli che stanno toccando il pubblico impiego. Tensioni anche dopo l'annuncio del ministro della Giustizia, Paola Severino, che ha parlato della chiusura di 37 tribunali e 38 procure.
"Una riforma che dimunuirà i servizi per i cittadini e creerà problemi per i lavoratori", sostengono alcuni dipendenti della giustizia.