Cresce ancora il potenziale elettorale del Movimento 5 Stelle. E il blogger genovese si ritrova al centro delle attenzioni della politica come mai prima d'ora. Ma a chi lo bolla come "demagogo" lui replica sprezzante: "Siamo noi la vera politica"
di Serenella Mattera
Gli attacchi se li appunta al petto come medaglie al valore. Li pubblica sul suo blog. Risponde a tono, senza timori, neanche quando il bersaglio da colpire è il presidente della Repubblica. Lo ha sempre fatto, del resto, Beppe Grillo, uno che ha saputo portare in piazza migliaia di persone con il ‘Vaffanculo day’. Eppure adesso qualcosa è cambiato. Perché mai finora, da quando con le liste e il movimento 5 Stelle ha fatto il suo esordio alla politica, la politica aveva avuto tante attenzioni per Grillo. Quel che è cambiato è che dopo aver raccolto consensi sempre crescenti alle elezioni amministrative degli ultimi anni, adesso il comico e blogger genovese è accreditato da alcuni sondaggi come leader della terza forza del Paese. E i partiti prendono le misure con questo personaggio e il suo seguito di cittadini prestati alla politica, che più di tutti sembrano riuscire a intercettare il vento “anti-casta” che spira forte nel Paese. Così, nell’attesa che le urne misurino la portata elettorale del fenomeno, l’atmosfera si fa incandescente e si alzano sempre più i toni dello scontro.
I demagoghi di turno – “I partiti si rinnovino per non dare fiato alla cieca sfiducia e a qualche demagogo di turno”, ha detto il 25 aprile Giorgio Napolitano. E tutti hanno guardato a Grillo. Lui che da mesi, anni, se la prende con i partiti. Appena il 24 aprile, per fare solo l’esempio più recente, il blogger aveva definito la novità politica annunciata da Angelino Alfano il “partito della diarrea”, con tanto di fotomontaggio del volto del segretario del Pdl che spunta da un water, a rendere quanto più esplicito possibile un post al vetriolo, condito da una greve ironia.
Ma non è populismo, questo, secondo il blogger genovese. “Il mio non è populismo, è politica”, afferma. “Noi siamo il primo vero e unico movimento politico del Paese”. “Il Movimento 5 stelle ha 130 consiglieri che sono stati eletti, non come Napolitano che è il presidente dei partiti mentre dovrebbe essere super partes”, urla Grillo dal palco della piazza di Budrio (Bologna). E se il capo dello Stato lo bolla (senza mai citarlo) come “demagogo di turno”, lui replica a muso duro: “Il suo è un atto anticostituzionale”.
“Sono terrorizzati” – “I partiti ci criticano, parlano di demagogia perché sono terrorizzati e sono di fronte a qualcosa che non capiscono”, sostiene il fondatore delle 5 Stelle. “Non stanno capendo cosa succede: noi abbiamo con noi la Rete, i social network. I partiti si stanno suicidando da soli…”. Sarà. Ma a giudicare dalle loro reazioni, i partiti non hanno intenzione di farsi ‘suicidare’ da Grillo senza opporre resistenza. E così, mentre i sondaggi segnalano la fiducia nelle forze politiche ai minimi storici e lo ‘spread’ elettorale del M5S al contrario in gran rialzo, i segretari partono lancia in resta, al contrattacco.
“Attenzione: non cederemo al qualunquismo - si infuria Pier Luigi Bersani - Grillo ha risposto con insulti a Napolitano: non si permetta!”. Più serafico, all’apparenza, Pier Ferdinando Casini: “Grillo? Meglio dentro che fuori dal Parlamento, così passa dalle chiacchiere ai fatti e fa i conti con la realtà”. E’ “l’ennesimo pagliaccio che spara a zero senza fare proposte”, dice Gianni Alemanno. E a chi sostiene che il comico genovese ha lo spirito della Lega degli inizi (e alla Lega minaccia di rubare voti), Umberto Bossi replica con una battuta fulminante: “Allora è vecchio in partenza”.
E ancora. Nichi Vendola: “E’ come Berlusconi nel ’94. Cavalca l’antipolitica. Ma non basta la bestemmia salvifica per scacciare il demone della crisi”. Fabio Mussi: “Grillo ha detto che si sparerebbe sui coglioni per aver appoggiato Vendola. Farebbe bene a farlo…”.
Persino “Tonino” Di Pietro (“proprio da lui non me l’aspettavo”, scrive il blogger) si smarca da quello che poteva apparire suo naturale alleato: “La differenza tra Idv e M5S sta nel fatto che noi facciamo delle proposte, mentre Grillo mira a sfasciare tutto e basta”. E’, quello dell’ex pm, un tentativo di arginare chi più di ogni altro sembra in grado di sottrargli voti? Difficile dire, se è vero che subito dopo il leader dell’Idv aggiunge: “Caro Beppe, non cadere nel trabocchetto di chi ci vuole mettere uno contro l'altro”.
Le contromisure – E in questa atmosfera da scontro finale tra i partiti e il più irriverente e agguerrito cantore della loro scomparsa, anche un tema come quello dei rimborsi elettorali appare un round della battaglia. Perché nel momento in cui gli scandali della Margherita e della Lega hanno riportato alla ribalta il tema dell’abolizione dei finanziamenti alla politica, se Maroni e Di Pietro si sono affrettati ad annunciare la rinuncia all'ultima tranche di soldi spettanti quest’anno ai loro partiti, proprio Grillo ha avuto buon gioco a presentarsi come l’unico già in linea con le richieste dei cittadini: il M5S i rimborsi li ha sempre rifiutati.
“I partiti si rinnovino per non dare fiato a qualche demagogo”, sollecita Napolitano. E in Parlamento, dopo qualche resistenza, arriva adesso l’annuncio che il 14 maggio sarà in Aula alla Camera la legge per introdurre più stringenti controlli sui bilanci e tagliare i rimborsi (ancora non c’è l’accordo sul quanto, ma potrebbe essere il dimezzamento proposto dal Pd). Ma su altri temi, come la riforma dei partiti (per stabilire norme su statuti e primarie) e la riforma elettorale, le trattative appaiono molto più in alto mare. E Grillo, serafico, se la ride: “Sento che vogliono mettere nella prossima legge elettorale lo sbarramento al 12%. Se fanno così non si rendono conto che rischiano loro di non raggiungere quella soglia, perché noi siamo il primo vero e unico movimento politico del Paese”.
Gli attacchi se li appunta al petto come medaglie al valore. Li pubblica sul suo blog. Risponde a tono, senza timori, neanche quando il bersaglio da colpire è il presidente della Repubblica. Lo ha sempre fatto, del resto, Beppe Grillo, uno che ha saputo portare in piazza migliaia di persone con il ‘Vaffanculo day’. Eppure adesso qualcosa è cambiato. Perché mai finora, da quando con le liste e il movimento 5 Stelle ha fatto il suo esordio alla politica, la politica aveva avuto tante attenzioni per Grillo. Quel che è cambiato è che dopo aver raccolto consensi sempre crescenti alle elezioni amministrative degli ultimi anni, adesso il comico e blogger genovese è accreditato da alcuni sondaggi come leader della terza forza del Paese. E i partiti prendono le misure con questo personaggio e il suo seguito di cittadini prestati alla politica, che più di tutti sembrano riuscire a intercettare il vento “anti-casta” che spira forte nel Paese. Così, nell’attesa che le urne misurino la portata elettorale del fenomeno, l’atmosfera si fa incandescente e si alzano sempre più i toni dello scontro.
I demagoghi di turno – “I partiti si rinnovino per non dare fiato alla cieca sfiducia e a qualche demagogo di turno”, ha detto il 25 aprile Giorgio Napolitano. E tutti hanno guardato a Grillo. Lui che da mesi, anni, se la prende con i partiti. Appena il 24 aprile, per fare solo l’esempio più recente, il blogger aveva definito la novità politica annunciata da Angelino Alfano il “partito della diarrea”, con tanto di fotomontaggio del volto del segretario del Pdl che spunta da un water, a rendere quanto più esplicito possibile un post al vetriolo, condito da una greve ironia.
Ma non è populismo, questo, secondo il blogger genovese. “Il mio non è populismo, è politica”, afferma. “Noi siamo il primo vero e unico movimento politico del Paese”. “Il Movimento 5 stelle ha 130 consiglieri che sono stati eletti, non come Napolitano che è il presidente dei partiti mentre dovrebbe essere super partes”, urla Grillo dal palco della piazza di Budrio (Bologna). E se il capo dello Stato lo bolla (senza mai citarlo) come “demagogo di turno”, lui replica a muso duro: “Il suo è un atto anticostituzionale”.
“Sono terrorizzati” – “I partiti ci criticano, parlano di demagogia perché sono terrorizzati e sono di fronte a qualcosa che non capiscono”, sostiene il fondatore delle 5 Stelle. “Non stanno capendo cosa succede: noi abbiamo con noi la Rete, i social network. I partiti si stanno suicidando da soli…”. Sarà. Ma a giudicare dalle loro reazioni, i partiti non hanno intenzione di farsi ‘suicidare’ da Grillo senza opporre resistenza. E così, mentre i sondaggi segnalano la fiducia nelle forze politiche ai minimi storici e lo ‘spread’ elettorale del M5S al contrario in gran rialzo, i segretari partono lancia in resta, al contrattacco.
“Attenzione: non cederemo al qualunquismo - si infuria Pier Luigi Bersani - Grillo ha risposto con insulti a Napolitano: non si permetta!”. Più serafico, all’apparenza, Pier Ferdinando Casini: “Grillo? Meglio dentro che fuori dal Parlamento, così passa dalle chiacchiere ai fatti e fa i conti con la realtà”. E’ “l’ennesimo pagliaccio che spara a zero senza fare proposte”, dice Gianni Alemanno. E a chi sostiene che il comico genovese ha lo spirito della Lega degli inizi (e alla Lega minaccia di rubare voti), Umberto Bossi replica con una battuta fulminante: “Allora è vecchio in partenza”.
E ancora. Nichi Vendola: “E’ come Berlusconi nel ’94. Cavalca l’antipolitica. Ma non basta la bestemmia salvifica per scacciare il demone della crisi”. Fabio Mussi: “Grillo ha detto che si sparerebbe sui coglioni per aver appoggiato Vendola. Farebbe bene a farlo…”.
Persino “Tonino” Di Pietro (“proprio da lui non me l’aspettavo”, scrive il blogger) si smarca da quello che poteva apparire suo naturale alleato: “La differenza tra Idv e M5S sta nel fatto che noi facciamo delle proposte, mentre Grillo mira a sfasciare tutto e basta”. E’, quello dell’ex pm, un tentativo di arginare chi più di ogni altro sembra in grado di sottrargli voti? Difficile dire, se è vero che subito dopo il leader dell’Idv aggiunge: “Caro Beppe, non cadere nel trabocchetto di chi ci vuole mettere uno contro l'altro”.
Le contromisure – E in questa atmosfera da scontro finale tra i partiti e il più irriverente e agguerrito cantore della loro scomparsa, anche un tema come quello dei rimborsi elettorali appare un round della battaglia. Perché nel momento in cui gli scandali della Margherita e della Lega hanno riportato alla ribalta il tema dell’abolizione dei finanziamenti alla politica, se Maroni e Di Pietro si sono affrettati ad annunciare la rinuncia all'ultima tranche di soldi spettanti quest’anno ai loro partiti, proprio Grillo ha avuto buon gioco a presentarsi come l’unico già in linea con le richieste dei cittadini: il M5S i rimborsi li ha sempre rifiutati.
“I partiti si rinnovino per non dare fiato a qualche demagogo”, sollecita Napolitano. E in Parlamento, dopo qualche resistenza, arriva adesso l’annuncio che il 14 maggio sarà in Aula alla Camera la legge per introdurre più stringenti controlli sui bilanci e tagliare i rimborsi (ancora non c’è l’accordo sul quanto, ma potrebbe essere il dimezzamento proposto dal Pd). Ma su altri temi, come la riforma dei partiti (per stabilire norme su statuti e primarie) e la riforma elettorale, le trattative appaiono molto più in alto mare. E Grillo, serafico, se la ride: “Sento che vogliono mettere nella prossima legge elettorale lo sbarramento al 12%. Se fanno così non si rendono conto che rischiano loro di non raggiungere quella soglia, perché noi siamo il primo vero e unico movimento politico del Paese”.