Monti e la comunicazione. Il sarcasmo sbarca a palazzo Chigi

Politica
Il presidente del Consiglio Mario Monti
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Nelle note diramate dal presidente del Consiglio, traspare la vena ironica che emerge anche nei suoi discorsi pubblici. Dal "cotechino e lenticchie" di Capodanno agli "eventuali lettori de La Padania", ai temi del vertice con i leader, "tra cui la Rai"

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di Serenella Mattera

Sarà forse un accessorio della sobrietà, il sarcasmo di Mario Monti. Lui, il presidente del Consiglio, se ne serve per zittire con eleganza gli euroscettici britannici (“Ovviamente solo una profondamente superficiale cultura insulare può ingenuamente pensare…”), per bacchettare i parlamentari in Aula (“Se dovete fare una scelta, ascoltate, non applaudite”) o per rispondere a certe ‘minacce’ (“Staccare la spina al governo? Non ci consideriamo un apparecchio elettrico e non saprei se dovremmo essere un rasoio o un polmone artificiale”).
Ma non è solo nei suoi discorsi che il premier sfodera uno stile garbatamente pungente. Perché esso traspare anche in certi comunicati stampa di Palazzo Chigi. Nei quali si avverte l'impronta del professore.

“Tra cui la Rai” – Il più recente degli esempi è la nota con cui Monti annuncia il vertice con Alfano Bersani e Casini. La settimana precedente il segretario del Pdl aveva fatto saltare l’incontro, rifiutandosi di parlare di Rai e giustizia. Ma il premier in poche righe, con puntiglio, mette in chiaro che il vertice si farà e lui non si lascerà dettare l’agenda da nessuno. Di qui l'elenco dei temi all’ordine del giorno. E in chiusura, con apparente nonchalance, un lapidario “(tra cui la Rai)”.

“Gli eventuali lettori” – Risale invece all’8 marzo la nota, pubblicata sul Corriere della Sera, con cui il presidente del Consiglio risponde al quotidiano leghista La Padania, che in prima pagina gli ha attribuito la proprietà di una “casa fantasma” in Svizzera. In poche righe, intrise di sarcasmo, Monti si rivolge agli “eventuali lettori della Padania” per rendere le “informazioni di primario interesse pubblico” che il loro giornale gli chiede.
“Né io, né i miei familiari possediamo proprietà in Svizzera”, scrive il premier. E poi con puntiglio racconta: “Da molti anni uso trascorrere le vacanze estive a Silvaplana, solitamente in agosto (ma talvolta negli ultimi giorni di luglio, perché i nipotini – come i nonni – amano gli spettacolari fuochi d’artificio del primo agosto)”.

Cotechino e lenticchie – Altrettanto puntigliosa è la risposta di Monti a Roberto Calderoli, alla notizia di un’interrogazione del leghista per chiedere conto di una presunta festa di Capodanno a Palazzo Chigi. Con una pedanteria che suona ironica, il premier racconta “una semplice cena di natura privata” con i familiari (elencati uno ad uno), “dalle ore 20.00 del 31 dicembre 2011 alle ore 00.15 del 1 gennaio 2012”. Non manca una dettagliata descrizione del menu: “Gli acquisti sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie). La cena è stata preparata e servita in tavola dalla signora Monti”. Infine, la precisazione: “Il presidente Monti non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente”.

I comunicati dell'era Berlusconi – Anche Silvio Berlusconi è stato chiamato negli anni del governo a dettare all’ufficio stampa di palazzo Chigi le sue smentite. Il cruccio allora erano i retroscena in cui i giornali riferivano il pensiero del Cavaliere, ma anche certe cronache delle agenzie di stampa sugli incontri del premier. Con effetti a volte singolari. Come quando il 24 marzo 2011 si precisò che durante la cena di Berlusconi “con il gruppo dei Responsabili”, il presidente non aveva "cantato alcuna canzone”. O ancora, quando il 28 aprile 2011 palazzo Chigi si affrettò a puntualizzare che il Cavaliere si era “ben guardato dall’esprimere un pronostico sullo scudetto al Milan, anche per evidenti ragioni scaramantiche”.
Ma la palma delle più singolari comunicazioni ufficiali, spetta forse a due ministri del governo Berlusconi, Giulio Tremonti e Maria Stella Gelmini.
“Tesoro, mai parlato di ‘puttanelle’” era il titolo di una nota del ministero dell'Economia per smentire che "il ministro Tremonti e l’onorevole Casini" avessero "parlato di ‘puttanelle’", come invece riferito da un'agenzia di stampa.
Mentre è costata anche il posto al portavoce del ministro, l’ormai famigerata gaffe della titolare dell’Istruzione, con un comunicato in cui Gelmini vantava il contributo dell’Italia alla costruzione di un "tunnel tra il Cern e i laboratori del Gran Sasso" per il passaggio dei neutrini. Ancora oggi, quell’intervento suscita ilarità.

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