Maroni: "Rinnovare la classe dirigente della Lega"

Politica
Roberto Maroni e Umberto Bossi
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L'ex ministro dell'Interno racconta a Panorama il Carroccio che vorrebbe: "Ci vogliono i quarantenni, capaci di superare le difficoltà". Speroni: "Bossi non ha più il carisma di un tempo". Alla Camera intanto è rivolta dei maroniani contro Reguzzoni

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C'è aria di tempesta nella Lega Nord, dove le varie fazioni (i maroniani e il cosiddetto 'Cerchio Magico' bossiano) misurano le rispettive forze in vista della manifestazione a Milano del 22 gennaio, dopo la quale è probabile che venga chiamato il congresso federale per giungere a un definitivo redde rationem tra le parti.

Roberto Maroni mette già le mani avanti e, forse per la prima volta, annuncia le sue ambizioni. In un'intervista a Panorama spiega che lui non è "Bruto e non accoltellerà mai Bossi". "Con lui - sottolinea - sono legato da una profonda amicizia", ma poi aggiunge che "ormai molti vedono in me un simbolo per riportare la Lega al suo progetto originario. Credo sia davvero arrivata l'ora di aprire una stagione di congressi per rinnovare la classe dirigente. Ci vogliono tutti quarantenni, capaci di far superare le difficoltà". E anche se assicura che non gli interessano posizioni di potere ("ne ho avute anche troppe"), annuncia che vuole "rafforzare l'identità del partito in cui sono nato e in cui, sia chiaro, voglio morire. Ma la Lega deve cominciare a ragionare con la testa".

A Montecitorio intanto i maroniani si muovono contro Marco Reguzzoni, capogruppo del Carroccio, fedelissimo di Bossi.
Sulla mozione di sfiducia individuale contro il ministro Corrado Passera, infatti, scoppia in giornata la guerra delle firme. Il documento, formalmente presentato da 63 esponenti del Carroccio, viene disconosciuto da uno dei suoi firmatari, Giovanni Fava che sostiene di non saperne niente. Subito parte la richiesta da parte del Pd di controllare le firme sotto alla mozione. Anche perché, fanno notare i maroniani in Transatlantico, "Fava non è mica stupido. Se ha sollevato il problema può volere dire due cose: ci sono deputati che firmano documenti che vengono loro sottoposti senza conoscerne i contenuti. E non mi sembra il caso di Fava. O c'è qualcuno che si prende la libertà di firmare per qualcun altro". E quel qualcuno, fanno capire i leghisti "dissidenti" è Reguzzoni. Una situazione di crisi riconosciuta dallo stesso capogruppo, secondo cui "è ora di uscire dalle ambiguità che fanno solo danni alla Lega, tutte queste polemiche ci indeboliscono. Se in Padania si litiga, a Roma si ride". E riguardo al suo ruolo spiega di aver "rimesso più di un mese fa il mio mandato da capogruppo nelle mani di Bossi. E' lui che deve decidere e qualsiasi cosa deciderà per me andrà bene. Non mi interessano gli incarichi ma il progetto di cambiamento del Paese".

Ma un'altra voce dissidente, forse più inaspettata, si solleva da Francesco Speroni. L'europarlamentare interviene martedì 17 nel corso della trasmissione radio La Zanzara per dire che "Bossi non ha più l'autorità di  prima. Il carisma si è perso e la base si è ribellata. Per la Lega una rivoluzione, rimpiango il partito in cui decideva solo lui". "Bossi - prosegue- è rimasto sorpreso dalla ribellione della base a una sua decisione. Non se l'aspettava, è la prima volta che succede nella storia della Lega e si può parlare di rivoluzione. Evidentemente non ha più l'autorità di prima, il carisma si è un  po' perso". E sullo scontro con Maroni, Speroni spiega che "la decisione e vietare i comizi a  Maroni l'ha presa Bossi senza ascoltare nessuno. In piena solitudine, al contrario di quello che si dice. E molti segretari di sezione non l'hanno seguito". Infine su Renzo Bossi, Speroni rivela: "Potrebbe  finire qui a Strasburgo, d'altra parte Umberto voleva candidarlo all'europarlamento già tre anni fa, ma non aveva i requisiti di età".

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