Lega spaccata. Bossi vs Maroni. Arriva la resa dei conti?

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Il voto sull'arresto di Nicola Cosentino riaccende la miccia dello scontro dentro il Carroccio. Tutti insieme in piazza il 22, ma intanto è botta e risposta tra Maroni e Reguzzoni via Facebook. E già ci si chiede se Bobo lancerà la sfida per la leadership

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di Serenella Mattera

“Bobo” alla contesa, per guadagnarsi lo scettro del “capo”. E’ questa la volta buona? L’interrogativo, niente affatto nuovo, è tornato a circolare nelle ultime ventiquattro ore. Da quando il voto sull’arresto di Nicola Cosentino ha svelato, senza più ombra di dubbio, che il passaggio all’opposizione del governo Monti non ha cancellato le divisioni interne al Carroccio, non ha azzerato i suoi problemi.
Riecco dunque lo scontro tra Umberto Bossi e Roberto Maroni, tra il ‘cerchio magico’ bossiano e i ‘maroniani’. Uno scontro negato (ma non dissimulato) dai due protagonisti. Che potrebbe portare, scrivono gli osservatori, a una resa dei conti a lungo rinviata, ma sempre più inevitabile.

La ferita aperta – “Sono amareggiato e un po’ deluso per l’impressione che abbiamo dato di aver salvato un presunto camorrista dal carcere”. “Bobo” Maroni, che ha scelto per il proprio profilo una foto insieme al Senatur, alle 23.30 del 12 gennaio, scrive su Facebook tutto il suo disappunto per la linea decisa da Bossi, di lasciare ai deputati la libertà di coscienza sul voto di Cosentino, con una retromarcia rispetto al sì all’arresto pronunciato solo qualche giorno prima, dalla segreteria federale. “Ha ragione la gente a incazzarsi”, scrive l'ex ministro a commento del post di un militante. Con comprensione per la rabbia esplosa tra militanti e dirigenti del partito (guarda il servizio di SkyTG24).
A scanso di equivoci, Maroni sottolinea: “Non smetto di credere e di lavorare per la Lega che ho contribuito a costruire”. Ma lo sfogo su Facebook testimonia che la ferita dentro il Carroccio è aperta. E il confronto non più dissimulato.
Tant’è che a stretto giro arriva la risposta della ‘fazione’ avversa. Con le parole di un fedelissimo del “capo”, Marco Reguzzoni. “Caro Roberto, chi è causa del suo mal pianga se stesso”, replica dalla sua pagina Facebook il capogruppo della Lega. E a Maroni rinfaccia: “Se Cosentino andava messo in galera, perché non ce lo hai detto quando eravate ministro tu e sottosegretario lui?”.

La resa dei conti? – Niente spaccature, niente scontri, niente divisioni. E’ quanto si affannano a ripetere per le vie ufficiali i maggiorenti del Carroccio. Ma le prime pagine dei giornali di oggi, segnalano che forse il punto di non ritorno è raggiunto. “Cosentino salvo, Lega nel caos”, titola il Corriere della sera. “Il vaffa di Bossi a Maroni – duello nel Carroccio”, è l’apertura del Giornale. “Cosentino salvo, la Lega no”, scrive Libero.
E la Padania? Nulla, niente. Neanche un accenno, sulla prima pagina dell’organo ufficiale del partito, alla vicenda di Cosentino. Ma nessuno stupore, sibila qualche “maroniano”, considerato che la guida del giornale è in mano ai fedelissimi di Bossi.
Intanto però sui mezzi di informazione non ufficiali, come il neonato L’Indipendenza (fondato da un ex direttore della Padania e finanziato da ex parlamentari leghisti), la vicenda è trattata a fondo. Ed è non solo all’origine di una dura critica a Bossi (“Il cagnolino è tornato a scodinzolare”), ma anche di una sollecitazione perché finalmente avvenga la resa dei conti interna: “Ancora una volta – scrive L’Indipendenza – Maroni si trova a metà strada e con due sole possibilità: tornare indietro a testa bassa o saltare il muro!”.

Un dualismo lungo un quindicennio – “Senza una svolta finiremo come Rifondazione comunista, un partito avvizzito. Ma io chiederò i congressi utilizzando la voce della base”, è quanto Maroni ha detto ai suoi fedelissimi, secondo il quotidiano La Repubblica. Ma l’idea di Bossi e della cerchia di Gemonio, scrivono altri giornali, sarebbe quella di andare al più presto a elezioni, per avere in mano la scelta dei nomi da piazzare nelle liste elettorali e lasciare l’ex ministro dell’Interno senza truppe, nelle gerarchie del partito.
Come andrà a finire, difficile dirlo adesso. Maroni ancora ieri affermava: “Non c’è nessun disaccordo con Bossi”. Ma se si arriverà davvero, prima o poi, a un confronto Bossi-Maroni in un congresso, non sarà di certo la prima volta. E' l’anno 1995, infatti, quando Bobo si presenta “solitario” come sfidante del Senatur per la guida del partito. Mai nessuno aveva osato mettere in discussione la leadership del “capo”. Ma Maroni è in forte disaccordo con lui per la scelta di rompere con Berlusconi e dare il via alla nascita del governo Dini: avrebbe preferito mantenere l’alleanza e andare alle elezioni. E così Bobo si candida al congresso e perde. Si dimette, ma poi rientra nel Carroccio.
Dopo di allora, la parola “maroniani” scompare dalle cronache giornalistiche per 16 anni. Fino al 2011. Perché è nell’anno della crisi che i due avversari di un tempo tornano a duellare, anche se a parti invertite: Bossi fedele alleato di Berlusconi, Maroni interprete dell’insofferenza della base verso il Cavaliere. Sul pratone di Pontida spunta anche lo striscione che inneggia all’allora ministro dell’Interno come “presidente del Consiglio”. Ma i dissidi interni vengono sempre negati, Bossi zittisce quei leghisti che “parlano a vanvera” e Maroni non affonda il colpo.

La manifestazione – Ora che gli screzi sono tornati alla luce del sole, c’è attesa di vedere le prossime mosse di “Bobo” e del “capo”. Ma anche quelle della base. Il 22, quando i due saranno insieme alla manifestazione della Lega a Milano contro il governo, i militanti potrebbero cogliere l'occasione per dire la loro non solo a Monti, ma anche alla dirigenza del Carroccio.
Si vedrà. Intanto si può solo registrare che il “terrone” (copyright di Bossi) Cosentino, ha riacceso la miccia a Gemonio.

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