Agenda Monti: gennaio sarà il mese più caldo del governo

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Il premier passerà l'Epifania con Sarkozy. Il 9 inizieranno gli incontri con i sindacati, il 20 si terrà il Consiglio dei ministri per le misure sullo sviluppo. Subito dopo il viaggio in Libia, l'incontro con Obama e il vertice a Bruxelles sulla crisi Ue

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Sarà un gennaio "ad alta intensità". A palazzo Chigi non si nasconde che il primo mese dell'anno sarà denso di appuntamenti cruciali per l'esecutivo. Non solo sul fronte interno, ma anche su quello internazionale.
Tanto che il presidente del Consiglio rinuncia a tornare a Milano per capodanno rimanendo a Roma con la famiglia.
Entro il 23 gennaio, giorno dell'Eurogruppo, che riunisce i ministri dell'Economia e delle Finanze della zona euro, il governo intende varare la prima tranche del "cresci-Italia".

Il 20 gennaio le misure per lo sviluppo - Sul calendario la data cerchiata di rosso è quella del 20 gennaio. Quasi nessuno, infatti, conta di riuscire a portare qualche provvedimento nel Cdm della settimana prima, orientativamente fissato il 13. La prima fase sarà dedicata principalmente alle liberalizzazioni, alla concorrenza e alle infrastrutture. Più difficile invece che ci siano interventi sul fronte della riforma del lavoro. Anche se l'auspicio di Monti è quello di procedere il più possibile in parallelo "sui due fronti" in modo da renderli "più accettabili dalle forze politiche".
La strategia del premier, che durante la conferenza stampa di fine anno non è volutamente entrato nei dettagli per non mettere i partiti davanti al fatto compiuto, è la stessa usata durante la manovra: scontentare tutti in egual misura. Ecco perché a palazzo Chigi si ventila l'ipotesi che nella riunione orientativamente fissata per il 20 gennaio, insieme alle liberalizzazioni, vi sia un intervento per la razionalizzazione delle fattispecie contrattuali.

Tra il 9 e il 15 gennaio incontri con i sindacati - Tutto dipenderà da come andrà il confronto fra le parti sociali, precisano a palazzo Chigi. Gli incontri, probabilmente bilaterali, si terranno dal 9 al 15 gennaio.
Nel frattempo Monti dovrà avviare il dialogo con i partiti. I contatti, ripetono nel suo entourage, sono continui e l'intenzione è di procedere con incontri separati anche per non trovarsi nella difficile posizione di mediatore. Fittissima anche l'agenda internazionale del premier, che avrà nel summit europeo di fine mese una tappa importante nel negoziato sull'accordo raggiunto a dicembre Bruxelles, il cosiddetto 'Fiscal Compact'.

Befana a Parigi, il 21 in Libia, poi Obama - Il 6 gennaio volerà a Parigi per una bilaterale con Nicolas Sarkozy. Il 21 sarà in Libia e - probabilmente la terza settimana - andrà a Washington per vedere Barack Obama.
La trilaterale di Roma con Angela Merkel e il presidente francese, invece, è stata posticipata alla quarta settimana di gennaio, prima del Consiglio europeo di Bruxelles. Il dossier Ue, in una fase in cui lo spread continua a preoccupare anche per l'ingente quantità di titoli di Stato da collocare nei primi mesi dell'anno, è considerato dal governo una priorità. La partita è cruciale e si gioca tutta sul negoziato che dovrà tradurre l'intesa politica di dicembre.

Il 30 a Bruxelles - I Paesi membri hanno mandato gli 'emendamenti' al 'fiscal compact'. E in vista del vertice del 30 Monti dovrà svolgere una delicata attività diplomatica: da un lato ribadire l'impegno sul fronte del rigore, dall'altro evitare che l'impianto dell'intesa sia modificato a svantaggio dell'Italia.
Il che, spiega un membro del governo, significa evitare brutte sorprese sul fronte del debito (il meccanismo di rientro di un ventesimo è attualmente 'mitigato' dal fattore 'tendenziale' e da quello 'congiunturale') o su quello del deficit (il potere di controllo di Bruxelles non deve trasformarsi in una cessione di sovranita' sul fronte dei conti pubblici).
Servono inoltre interventi di stimolo alla crescita e alla concorrenza. Nella lotta contro lo spread, infine, Monti si attende risposte più incisive dall'Europa: l'obiettivo è quello di aumentare le risorse del fondo salva Stati, così come l'ombrello del Fmi. Il tema degli eurobond e di un ruolo diverso della Bce (entrambi invisi alla Germania) restano necessariamente sullo sfondo, proprio per l'opposizione di Angela Merkel.
Anche se Monti in privato condivide quanto sostenuto da Romano Prodi e cioè che sarebbero la soluzione definitiva al problema. Ma porre la questione ora - spiega un ministro - rischia di essere controproducente, soprattutto se a farlo è l'Italia. Meglio giocare di sponda con Londra, Madrid e magari Washington, visto che anche la Casa Bianca è preoccupata dall'eccessivo conservatorismo tedesco.

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