Il Capricorno? "Un insensibile. Come Andreotti"

Politica
Il senatore a vita Giulio Andreotti
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"Perché gli oroscopi sono stupendi ma la vita fa schifo?". A chiederselo è Claudio Sabelli Fioretti che in "Stelle bastarde" (Chiarelettere) riscrive con ironia il significato dello zodiaco attraverso una serie di ritratti politici. L’estratto

Il Capricorno è un insensibile

22 dicembre – 19 gennaio

Il Capricorno è un duro. È psicologicamente di ferro, è resistente a tutte le intemperie e non cede mai. Tutti pensano che sia un «gelido», e hanno ragione. La mattina ci vuole un forno a microonde per scongelarlo insieme ai cornetti. Non c’è sofferenza che non sappia sopportare in silenzio. Insomma, è insensibile. Ed è anche avido. Il Capricorno sa alla perfezione quello che desidera ed è praticamente impossibile convincerlo a ritornare sulle sue decisioni.
Una volta imboccata una strada difficilmente si riesce a distoglierlo dalla meta. È chiuso, introverso, non parla mai dei suoi progetti e si tiene per sé le sue idee in quanto non crede che gli altri ne siano degni. Non fa mai un complimento anche perché crede sia poco virile. Ha paura di tutto. Quelli che lo circondano sono potenziali nemici che potrebbero rendergli difficile la carriera. Di nemici ne ha molti. Il Capricorno vuole avere successo nella professione, diventare importante e potente e per raggiungere il suo scopo non bada a mezzi, investe. Non sono i soldi infatti che gli interessano ma il potere per il potere. Tra comandare e fottere sceglie in un battibaleno comandare. Se il Genio della lampada gli chiede se vuole una storia di amore appassionata, intensa e duratura con Monica Bellucci, lui risponde: «E la promozione a capoufficio?». Il Capricorno appare antipatico ai più, soprattutto per i suoi lunghi silenzi accompagnati da sguardi inquisitori.

La sua forza è la pazienza. Tutti vogliono l’uovo oggi. Lui aspetta sereno la gallina domani. Il Capricorno odia la disorganizzazione e le persone disordinate. Il peggio che gli può capitare è una fidanzata ochetta, una di quelle che dicono: «Io sono fatta così». Non sopporta l’ironia. Evitate di fare battute di difficile comprensione con un Capricorno. Potrebbe togliervi il saluto per anni. Proprio per questo gli amici del Capricorno si contano sulle dita di una mano sola. In compenso ha tanti parenti con i quali ha rapporti mafiosi.
Tra le cose che odia ci sono anche le feste, le cene, gli aperitivi, i cocktail. Preferisce serate con gli amici ad ascoltare musica da camera in religioso silenzio. Non disdegna le cene romantiche a due ma ha difficoltà a trovare la seconda commensale. In amore non ha vita facile. Solo una forte passione a volte lo fa recedere dalla sua freddezza. Ma quando si innamora è un casino. Se siete fidanzate con un Capricorno, sappiate che può avere un’amante segreta. Anche se vi impegnerete, non riuscirete mai a scoprirla nemmeno con i più moderni mezzi tecnologici.

È talmente segreta e talmente ben nascosta che a volte se la dimentica pure lui. Per il Capricorno la seconda relazione è molto importante. Spesso non riesce a capire nemmeno lui chi è la fidanzata e chi l’amante. Il Capricorno ama fare vacanze in gruppo ma nessuno vuole andare con lui perché non si può mai contraddirlo nella scelta dell’itinerario, dei ristoranti e degli alberghi. La meta preferita di un Capricorno è la cima delle montagne, ma ritiene che ci sia troppa gente. Buona anche la discesa in canoa sul Po, ma troppo rumore.

Altrimenti il convento di Camaldoli, ma troppi frati. Non rimane che il deserto del Gobi (troppi cammelli?), dove un Capricorno può andare e possibilmente rimanere. Il Capricorno è molto spendaccione e sceglie sempre i ristoranti migliori segnalati dalle guide. In questo non ha molta fantasia né spirito di improvvisazione. A causa dello stress ha bisogno di scaricarsi. Consiglio al Capricorno un corso di paracadutismo. Ma non lo yoga. Lo yoga per lui è pericoloso. Rischia di entrare in meditazione e non sapere come fare per uscirne. La seriosità del Capricorno, la sua freddezza, il suo impegno, la sua assunzione di responsabilità scemano con il passar del tempo. La vecchiaia porta saggezza.
Il Capricorno vecchio a volte è divertente, ride, racconta barzellette stupide e si concede anche qualche avventura con qualche vecchietta in ritardo di sesso. La sua professione ideale: direttore del Tg1. Gli uomini del Capricorno sono tutti belli. Ma ci sono eccezioni che confermano la regola, tipo Carlo Giovanardi.

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Giulio Andreotti (14 gennaio 1919)

Giulio Andreotti oggi ha più di 93 anni. Quando nasce, a Roma, non immagina che avrà una vita così intensa. Protagonista della politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo, sarà dieci volte deputato, sette volte presidente del Consiglio, ventisei volte ministro e cento volte senatore a vita. Inoltre scriverà dieci tonnellate di libri, visti da vicino e visti da lontano. Con la sua produzione letteraria distrugge mezza foresta dell’Amazzonia.
Andreotti frequenta il ginnasio al Visconti e il liceo al Tasso. Vorrebbe fare il medico, ma furbescamente si iscrive a Giurisprudenza. Inizia a soffrire di emicrania e si mostra subito cagionevole di salute. Il medico militare del Celio lo visita e lo trova talmente messo male che lo dichiara non idoneo al corso allievi ufficiali. Per risollevargli il morale lo avverte che gli restano solo sei mesi di vita.

Forse per questo Andreotti vivrà altri settant’anni e farà addirittura otto volte il ministro della Difesa. Andreotti scopre la politica giovanissimo, all’università, entrando a far parte della Federazione universitaria cattolica italiana, l’unica associazione cattolica riconosciuta nelle università durante il fascismo. «La politica – dice – è una specie di macchina nella quale se uno entra non può più uscirne.» Lui non ci prova nemmeno a uscirne. Nel 1944 viene eletto nel consiglio nazionale della Democrazia cristiana. Dopo la cessazione delle ostilità, diviene responsabile dei settori giovanili del partito. Perché, pare incredibile, Andreotti è giovane. Viene candidato, grazie a De Gasperi, alle elezioni del 1946 per l’Assemblea costituente. Diventa suo assistente personale. Su raccomandazione del futuro papa Giovanni Battista Montini, viene nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio a 28 anni. Da quel momento è presente in quasi tutti i governi della Prima repubblica. Non lo schioda più nessuno. Riesce perfino a coinvolgere il Pci nel governo, prima con la «non sfiducia» poi con la «solidarietà nazionale».
È il governo che nasce il 16 marzo 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro. Andreotti rifiuta ogni trattativa con i terroristi, sposa la linea della fermezza e si attira forti critiche da parte della famiglia di Moro e da parte di Moro stesso, che nel memoriale scritto mentre è prigioniero lo tratta come una pezza da piedi. Dopo la crisi Moro, Andreotti teorizza la «strategia dei due forni», secondo cui la Dc dovrebbe rivolgersi alternativamente a Pci e Psi a seconda di chi dei due «fa il prezzo del pane più basso».

Craxi se la lega al dito e fa in modo che Andreotti stia per quattro anni lontano da ogni incarico di governo. Per un Dc è come fare lo sciopero della fame. Craxi dice che «la vecchia volpe è finita in pellicceria». Con Craxi sono continui scontri. Andreotti dice a un giornalista: «Sono stato in Cina con Craxi e i suoi cari...», alludendo a un viaggio ufficiale in Cina in cui Bettino si è trascinato dietro tutta la sua tribù. Andreotti è freddo, algido e spiritoso. Dice: «Meglio tirare a campare che tirare le cuoia». Dice anche la famosa frase che tutti ripeteranno per secoli: «A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca». Dice anche un’altra frase talmente ripetuta da far venire il latte alle ginocchia: «Il potere logora chi non ce l’ha».
Andreotti corre il rischio di diventare presidente della Repubblica ma a Palermo uccidono il suo amico Salvo Lima e l’episodio non viene giudicato un buon viatico per assumere la prima carica dello Stato. Sciolgono la Dc e Andreotti aderisce al Partito popolare italiano di Mino Martinazzoli, prima, e alla Margherita poi. È indagato, in seguito alle rivelazioni di alcuni pentiti, per l’omicidio Pecorelli. Verrà assolto definitivamente dalla Corte di cassazione dieci anni dopo.
È indagato per aver favorito la mafia. Verrà assolto definitivamente nel 2004 ma la sentenza dirà che Andreotti ha collaborato con la criminalità organizzata fino al 1980. Dicono i giudici della Corte d’appello che è accertata «un’autentica, stabile e amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi fino alla primavera del 1980».Chissà che cosa è successo nella primavera del 1980.
Ormai Andreotti è senatore a vita e non si capisce più se stia a destra o a sinistra. Non lo sa nemmeno lui. Prima cerca inutilmente di diventare presidente del Senato con i voti della destra, poi vota la fiducia al governo Prodi. La politica dei due forni ad personam. Andreotti viene piano piano accusato di tutto. Rapporti con la P2, con Cosa nostra, con la Chiesa, con Michele Sindona che definisce «salvatore della lira».

Il giornalista e docente universitario Sergio Turone ipotizza che Andreotti abbia «aiutato» Michele Sindona a suicidarsi inconsapevolmente. Qualcuno sostiene che Andreotti è il presidente di garanzia scelto dagli americani nel caso in cui il golpe Borghese abbia successo. Andreotti supera con gelida tranquillità ogni situazione difficoltosa. «Una cara zia – dice – mi ha insegnato a guardare alle vicende con un po’ di distacco.» A forza di vedere le cose della vita con distacco Andreotti diventa anche «Balì di Gran Croce di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta» e cittadino onorario di Cassino e di Maddaloni.
Andreotti legge romanzi gialli, è tifoso della Roma, frequenta le corse dei cavalli, gioca a carte, colleziona campanelli. Non si fa mancare niente. Scrive Indro Montanelli che «in chiesa, De Gasperi parlava con Dio; Andreotti col prete». Andreotti risponde: «Sì, ma a me il prete risponde». Se Berlusconi è il contrario del suo segno, la Bilancia, Andreotti è il ritratto perfetto del Capricorno. Montanelli lo definisce «cinico, distaccato, freddo, guardingo, a sangue di ghiaccio».
Andreotti viene chiamato «Divo Giulio» da Mino Pecorelli, «Zio Giulio» dai mafiosi, «Belzebù» dai craxiani. Ha la gobba e ne ride. Partecipa a film, a spot pubblicitari. Ispira il film Il divo di Paolo Sorrentino. A zio Giulio il film piace a tal punto che lo definisce «una mascalzonata».
© 2011 Chiarelettere editore srl

Tratto da Claudio Sabellli Fioretti, Stelle bastarde, Chiarelettere, pp. 174, euro 12.

Claudio Sabelli Fioretti è un giornalista. Ha diretto "Abc", "Sette", "Cuore", "GenteViaggi","Pm".  Ha lavorato anche a "la Repubblica", il "Corriere della Sera", "Io donna", "La Stampa","Panorama","L'Europeo". Vive con altri quattro abitanti a Masetti, frazione di Lavarone.

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