Berlusconi, "l'unto del Signore" tradito "come Gesù"

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La retorica del tradimento evocata dal premier per rappresentare la crisi della maggioranza è solo l'ultimo dei riferimenti alla sfera religiosa del Cavaliere. Che nel corso degli anni si è definito "in odore di santità" e "uomo della provvidenza"

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"Voglio vedere in faccia i miei traditori", e poi ancora quella la stessa parola, "traditori", appuntata su un biglietto al momento del voto sul rendiconto dello Stato. Una suggestione, quella del tradimento, che, come ricostruito da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, ritorna costantemente nell’immaginario del Cavaliere, nel corso della sua storia politica. E che si lega anche, indissolubilmente, con la figura di Cristo e la sfera religiosa, da sempre evocata dal premier (come mostra il soprannome 'Gabriella Iscariota' dato da Berlusconi alla Carlucci nell' intervista rilasciata oggi 9 novembre a La Stampa).

"L'unto del Signore, il Gesù Cristo della politica" - E’ il 25 novembre del 1994 quando Berlusconi, in una convention liberale, si presenta come "l’unto del Signore": "Chi è scelto dalla gente - dice al suo primo mandato come premier, davanti a una platea amica - è come unto dal Signore: c'è del divino nel cittadino che sceglie il suo leader".
Un paragone che attraversa gli anni, i governi, le alleanze, per riemergere sempre. E’ il dicembre del 2000 quando, al microfono di Enzo Biagi (poi ostracizzato dalla Rai con il cosiddetto 'editto bulgaro') il premier commenta così l'alleanza con l’Udeur di Mastella: "Perfino a Gesù è capitato di ritrovarsi tra i 12 Apostoli uno che si chiamava Giuda''. E la metafora cristologica va oltre: ''Io deve ammettere che ho fatto un miracolo, in poco più di due mesi ho fondato Forza Italia che è diventato il primo movimento politico italiano, ho sbaragliato quello che la sinistra chiamava la sua 'gioiosa macchina da guerra' e sono diventato presidente del Consiglio. Non è mai successo, credo, in una democrazia occidentale''.
Il paragone ritorna ancora, nel febbraio del 2006: "Sono il Gesù Cristo della politica - dice nel corso di una cena elettorale ad Ancona - Sono una vittima, paziente, sopporto tutto, mi sacrifico per tutti".

L'uomo della provvidenza - La similitudine con 'il figlio di Dio' si declina anche nella perifrasi "l’uomo della provvidenza". ''Don Giussani mi disse: ‘il destino ti ha fatto diventare l'uomo della provvidenza’” racconta al meeting di Cl a Rimini nell’agosto 2006, e continua: “Mi diede un aiuto importante nella scelta di lasciare tutto ciò che mi piaceva come la mia professione per dedicarmi a qualcosa di completamente diverso come la difesa della libertà". E anche qui, non si può non cogliere l’eco dell’evangelico "lasciare tutto".
Una definizione, quella dell’'uomo della provvidenza', supportata per altro da un uomo di Chiesa come Don Verzé, che in diverse occasioni, ultima nel giugno del 2010, dice: "Silvio Berlusconi è stato mandato dalla divina Provvidenza per salvare il Paese".

La cena di Natale come le nozze di Cana - Ma il parallelo con Cristo arriva fino all’iconografia, secondo la lettura data da Philippe Daverio a Sky.it della foto della cena di Natale della famiglia del premier, pubblicata dal giornale di famiglia ‘Chi’. Un'immagine paragonata dal critico d'arte, per la costruzione dell'immagine, al quadro cinquecentesco del Veronese le 'Nozze di Cana'.

"Lasciate che i piccoli vengano a me" - Il paragone riemerge poi nel 2009, quando, durante una visita per la campagna elettorale in Sardegna, Berlusconi dice rivolto a due bambini: ''Lasciate che i pargoli vengano a me'', per poi aggiungere: ''Adesso mi diranno che mi paragono a Gesù...''.

"Odoro di santità"- E quando la similitudine non è con Cristo in persona, Berlusconi si accontenta di evocare la santità. “Lo senti questo profumo, Costanzo? Sono in odore di santità” dice nel corso di una puntata del "Maurizio Costanzo Show" nel 2001, per poi ripetere la gag nello studio di Vespa nel 2008. (Guarda il video)
Nel luglio dello stesso anno, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri a Napoli parla di "consenso imbarazzante" nei suoi confronti e racconta: ''Arrivando qui, alcune signore mi hanno urlato: 'Silvio, santo subito'. Accetto per il santo, non sono d'accordo per nulla per il 'subito'''.

"Non sono un santo, spero che quelli di Repubblica lo capiscano" dice però nel 2009 in pieno Noemi-gate. Scandalo a cui sono seguiti altri scandali, che hanno finito per incrinare il legame con la Chiesa. E i rapporti con la sfera del sacro cara al premier, gli creano qualche problema anche quando finisce in Rete un video nel quale Berlusconi racconta una spiacevole barzelletta su Rosy Bindi, condita da una bestemmia.
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