Defezioni nel Pdl, Maroni: "Se cade il governo si vota"

Politica

Maggioranza sempre più in bilico. Dopo l'uscita dal Popolo della libertà di 2 deputati, altri sono pronti a lasciare. Casini: subito governo di larghe intese. D'Alema: "Monti ha grande esperienza". Libero lancia il "referendum su Silvio". RASSEGNA STAMPA

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Maggioranza sempre più in bilico per il governo Berlusconi dopo che due deputati del Pdl passano ufficialmente al gruppo dell'Udc, mentre tre deputati lasciano Popolo e territorio per il gruppo misto.
Alessio Bonciani, passato dal Pdl all'Udc insieme a Ida D'Ippolito, spiega le ragioni del suo 'cambio di casacca' in una lettera al Corriere della Sera: "In tutti questi anni ho creduto  fermamente nella spinta innovatrice di Berlusconi e del Pdl. Oggi, di fronte allo stravolgimento delle condizioni politiche maturate dopo il voto del 2008, non posso che prendere atto del fallimento di questa  prospettiva e del progetto che avevamo per l'Italia".
Ma anche altri deputati sono pronti a lasciare, come Carlo Vizzini, che in un’intervista a La Repubblica rivela l’intenzione di lasciare il Pdl per il partito di Casini.

La coalizione di governo scende così sotto quota 314 deputati e l'"agguato" in Aula a Berlusconi potrebbe arrivare già nel voto sul rendiconto di bilancio. Ma, se il governo cade ci sono solo le elezioni per l'alleato di Berlusconi, la Lega, che chiude all'ipotesi di esecutivo tecnico.
"Se cade il governo ci sono solo le elezioni, è molto semplice. Il nostro scenario è questo" ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni, nella notte, al termine di un incontro con i giovani padani di Varese. E a chi gli faceva notare alcuni recenti sodaggi che danno la Lega Nord in flessione di consensi, Maroni ha replicato: "Ne vedo tanti di sondaggi ma non me ne occupo, non mi interessano". La forza della Lega sta "nella coerenza, la coerenza e' nei programmi e nei progetti" sostenuti fin dal 1991.

Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, invece, torna a spingere per un esecutivo di larghe intese. "C'è una parte sempre più ampia della politica - dice in una lunga intervista al Corriere della Sera - che ha la consapevolezza che sono necessarie ricette impopolari e che questa sfida non può essere affrontata con un governo del 51%. E' una questione immensa, che coinvolge anche identità e prospettive del Pdl".

E anche Massimo D'Alema si unisce al coro di chi chiede un governo di emergenza: "Se Berlusconi se ne andasse guadagneremo 50-60 punti di spread - dice al Messaggero - si consenta al capo dello Stato di scegliere una personalità di prestigio" per un governo tecnico. E sul nome di Mario Monti dice: "Ha una grande esperienza politica".

Intanto Libero lancia un "Referendum su Silvio": "Anche qualche fedelissimo chiede il passo indietro al premier - scrive il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro - noi invece diamo voce ai lettori".

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