I leader di Idv e Sel chiedono di scegliere il candidato premier del centrosinistra entro l'autunno. Il segretario democratico frena: prima il programma. E guarda al Terzo polo. Intanto Matteo Renzi lancia il suo 'big bang' e si scalda a bordo campo
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di Serenella Mattera
La caccia alla stagione delle primarie è aperta. Il percorso del centrosinistra di avvicinamento alle urne è iniziato. Perché è convinzione diffusa che Berlusconi e Bossi portino tutti al voto entro la primavera del 2012. E allora meglio togliersi il dente subito e sfidarsi per scegliere già questo autunno il candidato premier della coalizione. Per farsi trovare pronti quando sarà il momento. Almeno, questa è la convinzione di Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, che insieme al referendario Arturo Parisi, hanno ufficialmente chiesto a Pier Luigi Bersani di mobilitare la macchina organizzativa del Partito democratico e accettare la sfida delle primarie. Ma la risposta è stata lapidaria: “Non è tempo di scorciatoie”. Non è ancora il momento, secondo il segretario del Pd. Prima il programma, poi la contesa per la leadership. E intanto, prove di avvicinamento all’Udc e al Terzo polo.
L'appello di Di Pietro-Vendola-Parisi - Il dibattito è stato aperto da una lettera-appello di Di Pietro, Vendola e Parisi. Inviata al quotidiano La Repubblica il 16 ottobre, nel sesto anniversario delle primarie vinte nel 2005 da Romano Prodi. I leader di Idv e Sel e il prodiano ex ministro Arturo Parisi cavalcano l'onda dell'entusiasmo per il milione di firme raccolte per il referendum sulla legge elettorale. E chiedono a Bersani di indire “il più presto possibile, e comunque entro l’autunno” le primarie di coalizione. Che sancirebbero, sostengono, allo stesso tempo la scelta di un leader e di una proposta programmatica, perché sarebbero “una scelta tra distinte proposte avanzate da persone che come persone e non in rappresentanza dei propri partiti, si offrono oggi a guidare la coalizione e domani il Paese”.
I candidati alle primarie - Nichi Vendola e Antonio Di Pietro saranno, lo hanno già annunciato da tempo, candidati. Il leader Idv ha già fissato al 28 e 29 ottobre l'avvio della sua campagna elettorale per le primarie. Ma anche nel Pd potrebbero spuntare altri contendenti, oltre al segretario Bersani (che in base allo statuto è il candidato premier del partito). E tutti gli occhi sono puntati su Matteo Renzi, che sembra scaldarsi a bordo campo. Afferma infatti di non aver “mai detto” di voler entrare nella contesa per le primarie. Ma non la esclude. “Non sono interessato alla fiera delle vanità delle autocandidature personali. Non lascio Firenze, città che adoro, sgomitando per diventare uno dei mille ‘schiaccia-tasti’ in Parlamento. Il disegno è ancora più ambizioso, se vogliamo. Alla stazione Leopolda a fine mese faremo un ‘big bang’ politico: non vogliamo candidare uno, ma le nostre idee un po’ spiazzanti, specie per la sinistra radicale”, annuncia il sindaco di Firenze.
Bersani frena - Ma intanto Pier Luigi Bersani tira il freno. Convinto che il candidato premier lo si possa cercare solo dopo aver redatto con Idv e Sel un programma stringato, di soli 10 punti, essenziale per evitare che il Nuovo Ulivo si riveli in realtà un remake dell’Unione, coro di voci spesso tra loro stonate. Le preoccupazioni non mancano. Dalla lettera della Bce agli scontri di piazza a Roma, emergono quotidianamente diversità di vedute tra i futuri alleati. Perciò Bersani attende di capire se i gruppi di lavoro avviati tra Pd, Idv e Sel riusciranno a definire i cavalli di battaglia del futuro programma elettorale. Ma mentre questo lavoro va avanti, il segretario democrat non smette di puntare a un’intesa più ampia, anche con i moderati del Terzo polo, per quella che Dario Franceschini definisce una “legislatura di ricostruzione”. Per la quale, spiega pure Massimo D’Alema, bisogna unire le forze che rappresentino il 60% dell’elettorato.
Il dialogo con il Terzo Polo - Fare subito le primarie per la premiership del centrosinistra rischia però di pregiudicare il dialogo con Udc-Fli-Api. Al contrario, si dice convinto Giuseppe Fioroni, se si fissano prima “le cose che si devono fare insieme al Terzo polo, Di Pietro e Sel non vanno da nessuna altra parte, non si indignano neanche ma vengono tranquilli con noi”.
Sarà. Ma il timore tra chi invoca le primarie subito è che gli eventi precipitino, si vada al voto prima del previsto e l’appuntamento con le primarie sia cancellato causa campagna elettorale. Il responsabile organizzazione del Pd Nico Stumpo smentisce un’eventualità del genere: “Basta un mese e mezzo” per allestire i gazebo. Ma più d’uno nel partito di Bersani ammette che in caso di elezioni a breve termine, il tempo non ci sarebbe. E allora pure Renzi, che non è convinto le primarie si debbano fare subito, avverte: “I vertici del partito potranno non averne voglia, ma avranno tempo: le primarie si organizzano in tre settimane”.
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I candidati alle primarie - Nichi Vendola e Antonio Di Pietro saranno, lo hanno già annunciato da tempo, candidati. Il leader Idv ha già fissato al 28 e 29 ottobre l'avvio della sua campagna elettorale per le primarie. Ma anche nel Pd potrebbero spuntare altri contendenti, oltre al segretario Bersani (che in base allo statuto è il candidato premier del partito). E tutti gli occhi sono puntati su Matteo Renzi, che sembra scaldarsi a bordo campo. Afferma infatti di non aver “mai detto” di voler entrare nella contesa per le primarie. Ma non la esclude. “Non sono interessato alla fiera delle vanità delle autocandidature personali. Non lascio Firenze, città che adoro, sgomitando per diventare uno dei mille ‘schiaccia-tasti’ in Parlamento. Il disegno è ancora più ambizioso, se vogliamo. Alla stazione Leopolda a fine mese faremo un ‘big bang’ politico: non vogliamo candidare uno, ma le nostre idee un po’ spiazzanti, specie per la sinistra radicale”, annuncia il sindaco di Firenze.
Bersani frena - Ma intanto Pier Luigi Bersani tira il freno. Convinto che il candidato premier lo si possa cercare solo dopo aver redatto con Idv e Sel un programma stringato, di soli 10 punti, essenziale per evitare che il Nuovo Ulivo si riveli in realtà un remake dell’Unione, coro di voci spesso tra loro stonate. Le preoccupazioni non mancano. Dalla lettera della Bce agli scontri di piazza a Roma, emergono quotidianamente diversità di vedute tra i futuri alleati. Perciò Bersani attende di capire se i gruppi di lavoro avviati tra Pd, Idv e Sel riusciranno a definire i cavalli di battaglia del futuro programma elettorale. Ma mentre questo lavoro va avanti, il segretario democrat non smette di puntare a un’intesa più ampia, anche con i moderati del Terzo polo, per quella che Dario Franceschini definisce una “legislatura di ricostruzione”. Per la quale, spiega pure Massimo D’Alema, bisogna unire le forze che rappresentino il 60% dell’elettorato.
Il dialogo con il Terzo Polo - Fare subito le primarie per la premiership del centrosinistra rischia però di pregiudicare il dialogo con Udc-Fli-Api. Al contrario, si dice convinto Giuseppe Fioroni, se si fissano prima “le cose che si devono fare insieme al Terzo polo, Di Pietro e Sel non vanno da nessuna altra parte, non si indignano neanche ma vengono tranquilli con noi”.
Sarà. Ma il timore tra chi invoca le primarie subito è che gli eventi precipitino, si vada al voto prima del previsto e l’appuntamento con le primarie sia cancellato causa campagna elettorale. Il responsabile organizzazione del Pd Nico Stumpo smentisce un’eventualità del genere: “Basta un mese e mezzo” per allestire i gazebo. Ma più d’uno nel partito di Bersani ammette che in caso di elezioni a breve termine, il tempo non ci sarebbe. E allora pure Renzi, che non è convinto le primarie si debbano fare subito, avverte: “I vertici del partito potranno non averne voglia, ma avranno tempo: le primarie si organizzano in tre settimane”.