Berlusconi salvo, tra nuovi viceministri e malumori

Politica

Il governo ottiene la fiducia. "Assalto respinto" titola il Giornale. Opposizioni all'attacco per le 4 nomine tra deputati decisivi per il voto. L'Unità: "Premio di maggioranza". Fini: "Elezioni a marzo, Bossi staccherà la spina"

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Il governo è salvo. Il giorno dopo la fiducia a Berlusconi, ottenuta con 316 voti, i quotidiani in edicola dedicano ampie pagine e approfondimenti alla giornata di tensione vissuta alla Camera venerdì 14 ottobre (LE FOTO).
"Sfiduciati Fini e Bersani" titola il quotidiano il Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi. "Premio di maggioranza" replica a distanza l'Unità facendo riferimento ai nuovi incarichi varati dal governo tra deputati decisivi per il raggiungimento della fiducia.

Due viceministri e due sottosegretari  -
Fanno discutere, infatti, le nomine di Catia Polidori e Aurelio Misiti a viceministri, l'ingresso di Giuseppe Galati (appartenente alla 'malpancista' componente Cristiano-popolare) come sottosegretario all'Istruzione e quello del senatore Guido Viceconte come sottosegretaro all'Interno.
La gran parte dei commenti viene dal Fli, con dure critiche alla ex-finiana Catia Polidori. Per Aldo Di Biagio, la sua 'promozione' è la prova che "il mercato delle nomine ha avuto successo: il governo ha ottenuto la fiducia, andrà avanti con tutti coloro che si sono venduti per 30 denari".
Sbotta anche il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: sembra di stare "a Porta Portese". (GUARDA IL VIDEO). Al segretario democrat si aggiungono praticamente tutti gli esponenti di opposizione che gridano allo scandalo paragonando Berlusconi a Caligola che nomina senatore il suo cavallo. L'ira del Pd si è anche rivolta contro la decisione dei Radicali di entrare in Aula per votare contro la fiducia al governo vanificando così la strategia delle altre opposizioni che avevano scelto di astenersi per far mancare il numero legale. 

Pisacane (Pid): non ho trattato per 4 stanze e un'auto blu -
Intanto, dalle colonne del Corriere della Sera, il deputato dei Popolari d'Italia Domani, Michele Pisacane, spiega perché venerdì 14 ottobre ha deciso di non partecipare alla prima chiama a Montecitorio, per poi entrare in Aula per il secondo voto e dare il suo appoggio al governo. "Niente, non mi hanno offerto niente - risponde al giornalista di via Solferino - Secondo lei io avrei trattato per avere qualcosa in cambio? E cosa? Un incarico da sottosegretario, quattro stanze e una macchina blu?".

Fini: "Silvio tirerà a campare fino a a Natale" - Decisa lettura politica del voto in Aula e del prossimo futuro dell'esecutivo è quella che il presidente della Camera Gianfranco Fini fa dalle colonne de la Stampa: "Elezioni a marzo. Bossi staccherà la spina". Berlusconi "proverà a vivacchiare più o meno fino a Natale, farà di tutto per ottenere l'approvazione di nuove leggi ad personam, indispensabili per trasformare quelli che lo riguardano in processi 'pret a porter' ", e poi "andrà alle elezioni".  Questa la previsione affidata al quotidiano di Torino. "presto - aggiunge - molto prima di quanto ci si possa aspettare, sarà Bossi a staccare la spina" e "andremo alle urne nel 2012". In questo modo "si voterà con l'attuale legge, per rinviare il referendum. Non solo io - afferma - tutti hanno capito che andrà così e cominciano a prepararsi".

L'editoriale di Ezio Mauro: fiducia mutilata - "Al punto in cui siamo, la fiducia non serve per governare - scrive il direttore di Repubblica - visto che il premier non sa garantire né coesione né visione. Serve soltanto per comandare, per rimanere chiusi nel bunker del potere, per difendersi e attaccare".

Il consiglio di Belpietro: "Berlusconi deve dare un colpo d'ala" - Lettura diametralmente opposta, quella che il direttore di Libero fa sul suo giornale a proposito della convulsa giornata a Montecitorio. "Scherzi da Silvio" è il titolo a tutta pagina. "Berlusconi ancora una volta si è sottratto all'agguato che l'opposizione gli aveva teso con l'intenzione di farlo cadere".  Insomma, un bel colpo, ora però, consiglia il direttore, "il presidente del Consiglio non può limitarsi a giocare in difesa". E aggiunge: "C'è bisogno di qualcosa che faccia uscire lui, il Pdl e la lega dal bunker in cui si sono ficcati. E' un obbligo che egli ha nei confronti di quanti lo hanno votato e hanno creduto nel suo progetto di cambiamento del Paese".

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