Governo ko, Berlusconi: “La crisi sarebbe da irresponsabili”

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Il premier chiederà la fiducia in Aula dopo la grave battuta d’arresto sul rendiconto dello Stato. Le opposizioni: dimissioni. E sui giornali sono molti gli editoriali in cui si invita il presidente del Consiglio a un passo indietro

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Silvio Berlusconi andrà in Aula, forse giovedì 13 ottobre o addirittura già oggi, per chiedere che il Parlamento rinnovi la fiducia al governo su una "comunicazione politica" in cui, in buona sostanza, sosterrà che mandare all'aria l'esecutivo nel bel mezzo di una crisi economica mondiale è da veri "irresponsabili". E' questo la soluzione escogitata nel corso del vertice di maggioranza, convocato in tutta fretta dal presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli, per risolvere la grave battuta d'arresto sul rendiconto generale dello Stato.
Un modo per dare immediata risposta alle perplessità di quanti, dalle opposizioni fino al Quirinale, dubitano che il Cavaliere disponga ancora di una maggioranza parlamentare.

Bonaiuti: "Il no all'art.1 non blocca gli altri articoli" -  "A fronte di interpretazioni del tutto erronee e forzate delle opposizioni sulle implicazioni del voto negativo all'art. 1 della legge sul rendiconto, il governo e la maggioranza reputano necessario richiedere la fiducia al Parlamento. Ciò avverrà sulla base delle comunicazioni politiche che il presidente del Consiglio intende rendere in Aula", ha spiegato Paolo Bonaiuti al termine del vertice. "Indipendentemente da queste comunicazioni prosegue - ha aggiunto il portavoce del premier -, sul merito del provvedimento relativo al rendiconto generale dell'amministrazione dello stato, si è convinti che il voto negativo all'art. 1 non sia ostativo all'approvazione di tutti gli altri articoli del provvedimento stesso".
Parole che non chiariscono del tutto come, tecnicamente, l'Esecutivo intenda procedere sul fronte del provvedimento, anche se sembrano indicare che la strada scelta sia quella modificare l'articolo bocciato dall'Aula e votare gli altri mancanti. Una soluzione che tuttavia potrebbe scontrarsi con i regolamenti, per questo si ipotizza anche la presentazione di un nuovo testo, varato dal Consiglio dei ministri, che ricalchi quello esistente.

Il voto di fiducia - Il dato politico, tuttavia, è evidente e poggia sulla volontà di Berlusconi di sfidare le opposizioni - ma anche i tanti malpancisti della maggioranza - con un voto in Aula dal quale però dipenderà la sopravvivenza del governo. Una strada che tuttavia appare anche obbligata visto che a Palazzo Grazioli più di qualcuno ha sottolineato come si debba dare una risposta anche al Colle, visto che il Quirinale difficilmente potrà far finta di nulla davanti a quanto avvenuto a Montecitorio. Facile prevedere quello che Berlusconi dirà alla Camera: "Andare alle elezioni nel bel mezzo di questa crisi economica mondiale - ha sottolineato davanti ai vertici del Pdl e della Lega – è da veri irresponsabili". L'Italia, ha aggiunto, ha bisogno di un governo che vari il decreto per lo sviluppo e faccia le riforme necessarie. Questo il succo, almeno nella sua prima formulazione abbozzata stasera a via del Plebiscito, del suo intervento. Un piano che rischia però di scontrarsi con Gianfranco Fini, visto che in molti temono un atteggiamento "ostruzionistico" del presidente della Camera. A cominciare dai tempi della "comunicazione politica": per Silvano Moffa, infatti, Berlusconi potrebbe andare in Aula già oggi, mercoledì 12 ottobre o al più tardi giovedì. Ma Fabrizio Cicchitto ricorda che i tempi dovranno essere stabiliti proprio con Fini. Sul fronte politico, invece, il Cavaliere è sicuro che una nuova fiducia risolverebbe parte dei suoi problemi: di fronte ad un nuovo voto, ha argomentato il premier, nessuno, ne' le opposizioni, ne' il Qurinale, potranno dire che non ho i numeri per governare.

Polemiche sui giornali - Al caos del governo e ai possibili scenari sono dedicate le aperture dei giornali di oggi, mercoledì 12 ottobre. E sono molti gli editoriali in cui si invita il premier a un passo indietro. "Il dovere di dimettersi" titola Massimo Giannini su Repubblica. "Un cerotto non basta" scrive Stefano Folli su Il Sole 24 ore. "L'implosione" è il titolo dell'editoriale di Massimo Franco su il Corriere della sera. "Non è stato soltanto un infortunio" scrive Marcello Sorgi su la Stampa.
Tra i pochi del governo che hanno commentato ai giornali quanto accaduto il ministro Mara Carfagna. "Tra di noi troppa superficialità, Giulio doveva essere in Aula" dice a Repubblica. Ma sottolinea: "Tutte le volte che abbiamo chiesto un voto di fiducia siamo usciti rinforzati". Su la Stampa parla invece il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo: "Troppe fibrillazioni, ma non ci sarà la crisi".
Libero attacca l'assenza del ministro Tremonti e titola: "Lo sgambetto". "Ventotto pasticcioni" è invece il titolo de il Giornale, con riferimento al numero degli assenti al voto.

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