Berlusconi contro il governo tecnico: "Mi viene da ridere"

Politica

Il premier ai giovani Pdl: "Arriverò certamente alla fine della legislatura". Poi sulla manovra ammette: "La Bce ci ha detto in che modo avrebbe preferito che fosse raggiunto il pareggio di bilancio". Sul caso Tarantini: "Nessuno mi può ricattare". VIDEO

Il premier Silvio Berlusconi difende la bontà della manovra e fa presente: "Nessun tecnico al mondo avrebbe fatto il miracolo che abbiamo fatto noi, quando penso a un governo tecnico mi viene da ridere".
Ospite della festa di Atreju, il presidente del Consiglio non ha nascosto però come sia stata la Bce ad imporre al nostro paese la cura drastica: "Con la 'lettera riservata' che ci hanno chiesto loro di mantenere tale, scritta insieme alla Banca d'Italia - ha riferito - la Bce ci ha indicato non solo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 ma anche in che modo avrebbero preferito che fosse raggiunto".

"Arriverò a fine legislatura" - Una sorta di confessione pubblica, quella del premier che ha anche parlato di numerosi altri temi, primo tra tutti la stabilità del governo: "Arriverò certamente alla fine della legislatura, attraverso la mia autorevolezza personale che mi permette di tenere insieme la squadra anche attraverso la mia autorevolezza politica".

"La sovranità popolare è dei magistrati" - Il premier attacca poi la magistratura: "La sovranità popolare è dei magistrati", dice, sottolineando che ogni volta che viene approvata una legge se "non piace a Magistratura Democratica, politicizzata e di sinistra viene mandata alla Corte Costituzionale a maggioranza di sinistra e viene puntualmente abrogata".

Alfano a Palazzo Chigi, Letta al Quirinale -  E sul suo futuro? Berlusconi resta vago: "Con la fine della legislatura saranno 20 anni che sono in politica: sono un periodo enorme perché la vita politica è drammaticamente pesante. Quindi mi sembra che se rinunciassi anche alla richiesta del mio partito di una ricandidatura a guida del governo sarei giustificabile, qualcosa che ha consolidato diritto". Aggiungendo che "il mio pensiero non recondito è quello di vedere Gianni Letta al Quirinale e Angelino Alfano a palazzo Chigi".

"Il baciamano a Gheddafi un atto di educazione" -
Spazio poi alla politica estera e al rapporto con Gheddafi. "L'opposizione mi ha attaccato dicendo che in occasione della festa dell'amicizia con la Libia ci eravamo inchinati a Gheddafi: non è mai successo. Io baciavo la mano a Gheddafi non come atto di sottomissione, ma di educazione" e come gesto di rispetto per le usanze libiche ha raccontato Berlusconi.
Quanto all'azione dei ribelli libici, Berlusconi ha spiegato che "non c'è stato un sommovimento popolare" come in altri paesi nordafricani e in Libano, "dove un vento di libertà inizia a soffiare". Al contrario, a Tripoli "uomini di potere hanno deciso di dare vita a un'altra era facendo fuori Gheddafi". Ma "non c'è stato un sommovimento popolare perché Gheddafi era amato dal suo popolo, come ho potuto vedere quando sono stato in Libia".

Nessuno mi può ricattare - Lasciando la festa dei giovani del Pdl, Silvio Berluconi ha poi risposto ad alcune domande su caso Tarantini (che lo vedrebbe parte lesa per un presunto ricatto nei suoi confronti), affermando che "nessuno al mondo, e dico nessuno, mi può ricattare".

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