Manovra, dalle pensioni all'Iva tutti i cambiamenti

Politica
Giulio Tremonti tra Silvio Berlusconi e Roberto Maroni
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Partiti con il contributo di solidarietà si è arrivati alla stretta sul sistema previdenziale. Questa finanziaria estiva, ha visto norme entrare, uscire e rientrare, cambiando varie volte impostazione. Mentre il Senato attende il testo definitivo

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Dovrebbero arrivare in giornata al Senato gli emendamenti del governo sulla manovra da 45,5 miliardi. I testi erano già attesi per mercoledì pomeriggio, ma l'improvvisa retromarcia sulla reversibilità delle pensioni ha rallentato l'iter legislativo. E ora non sono poche le voci, anche interne alla maggioranza, che vedono difficile riuscire a dare inizio ai lavori entro questa settimana. Intanto il premier Silvio Berlusconi assicura che l'intesa c'è e spiega a Il Tempo che  "la copertura ci sarà". Sulle pensioni, spiega il premier, sono state accolte le "osservazioni di Raffaele Bonanni (segretario Cisl) e Luigi Angeletti (segretario Uil)". C'è poi il problema dei numeri della manovra, ma il premier rassicura: "ci stiamo lavorando e siamo sicuri di far bene. Sono vigile sui provvedimenti che stiamo predisponendo".

Per mantenere invariati i saldi, intanto, dalla maggioranza arriva l'ipotesi di rafforzare la lotta all'evasione fiscale, con inasprimento delle pene, fino al carcere per chi elude il fisco.  Annunciata il 12 di agosto la manovra non è la prima volta che si vede stravolgere in alcuni dei suoi punti chiave. Nelle ultime tre settimane, infatti, tra indiscrezioni, voci, incontri al vertice norme e provvedimenti sono entrati, usciti e, a volte, rientrati nel testo.

Pensioni - Tra tutti i provvedimenti entrati nella manovra è per ora quello che ci è rimasto per il minor tempo possibile. La decisione di togliere la possibilità di riscattare gli anni universitari e del servizio militare ai fini pensionistici era stata presa durante il vertice tra Pdl e Lega ad Arcore. Secondo le indiscrezioni dei giornali sarebbe stato il ministro Sacconi a proporla, per scoprire solo il giorno dopo dai tecnici del suo ministero che l'operazione non era possibile. E così, dopo meno di 24 ore la norma è stata stralciata.

Contributo di solidarietà
- Sembrava all'inizio il provvedimento cardine di tutta la manovra. Una tassa del 5% sui redditi superiori ai 90mila euro, che saliva al 10% per i redditi che superavano i 150mila euro. Paradossalmente un provvedimento che aveva anche visto un certo favore da parte della categoria sociale colpita (primo fra tutti Luca Cordero di Montezemolo che aveva invitato il governo a tassare i ricchi). Ma anche il provvedimento che aveva fatto dire al premier Berlusconi "il mio cuore gronda sangue". Per lui, che aveva sempre promesso "mai le mani nelle tasche degli italiani" un prelievo di questa portata era una sconfitta simbolica non da poco. E così, dopo un lungo pressing su Tremonti e gli alleati della Lega, alla fine è scomparso, compensato però, proprio dal provvedimento sulle pensioni che ora è stato ritirato.

Province e comuni - Via tutte le province sotto i 300mila abitanti. Accorpati tutti i comuni sotto i 1000 abitanti. Erano queste le parole d'ordine che si sentivano nei giorni di Ferragosto. E così tutti si sono trovati a controllare la cartina geografica, per scoprire che intere regioni come la Liguria rischiavano di diventare una monoprovincia e che città storiche, come Siena, avrebbero perso il diritto alla targa. Nei primi giorni è stato introdotto il limite dell'estensione geografica, per salvare alcune province e, alla fine, si è preferito rimandare il tutto a una più ampia riforma costituzionale. Da fare con i dovuti tempi tecnici.

Tagli agli enti locali - Tra tutte le misure è stata una delle più discusse, riuscendo a formare un fronte comune che riuniva il governatore della Lombardia Roberto Formigoni con il suo collega Vasco Errani, il sindaco pidiellino Alemanno con Giuliano Pisapia a Milano. Alla fine, grazie anche all'interessamento del ministro Maroni, i tagli agli enti locali sono stati a loro volta tagliati di almeno 2 miliardi di euro (3 miliardi secondo altre stime).

Iva - L'aumento dell'imposta sul valore aggiunto è entrato spesso nel dibattito politico degli ultimi giorni, senza venire mai formalizzata in modo definitivo. Caldeggiata  da Emma Marcegaglia e osteggiata da esercenti e consumatori, per Berlusconi resta una misura da prendere solo come ultima risorsa.

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