Manovra, le reazioni del paese

Politica
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti
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Il testo del decreto è stato firmato da Napolitano, ma da parti sociali ed enti locali arrivano critiche e richieste di correzioni. Montezemolo: "Dal governo scelte deboli". Camusso: "Il 23 agosto decideremo la mobilitazione"

IL TESTO DELLA MANOVRA

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Il decreto contenente la manovra anti-crisi è stato firmato da Giorgio Napolitano e si appresta a iniziare l'iter parlamentare. Giulio Tremonti,  nel corso della conferenza stampa di sabato 13 agosto, ha spiegato che sul testo non verrà posta la fiducia, perché "talmente serio da impegnare tutto il Parlamento su un interesse generale". Ma nel paese iniziano a levarsi le voci critiche. La fronda anti-manovra interna al Pdl è cresciuta a nove deputati (tra cui figura anche il nome illustre di Antonio Martino), mentre dentro la Lega i mal di pancia faticano sempre di più a restare nascosti. Bocciatura totale o richieste di aggiustamenti arrivano anche dagli enti locali e dalle parti sociali.

Sul Corriere della Sera, Luca Cordero di Montezemolo parla di "scelte deboli contro l'emergenza". Secondo l'ex presidente di Fiat, la classe politica italiana sta "asserragliata in due chilometri quadrati nel centro di Roma, rinchiusa nei Palazzi della politica e non si rende conto di quello che il paese reale sta attraversando". "La gestione della crisi - sostiene il fondatore di ItaliaFutura - da parte del governo è stata confusa e pasticciata. La maggioranza sembra un Circo Barnum". Sul merito della manovra il giudizio di Montezemolo è severo: "E' insufficiente". E suggerisce che, anziché la tassa di solidarietà, sarebbe stata meglio "un'imposta una tantum sui patrimoni superiori ai 5 o ai 10 milioni di euro, andando a colpire in questo modo anche gli evasori". "Una cosa è chiedere un contributo di solidarietà a me o a Berlusconi, una cosa e colpire un dirigente con famiglia a carico". "Nell'emergenza dobbiamo sostenere il governo, anche se ha completamente deluso" conclude l'ex presidente di Ferrari. "Ma se il governo continuerà a dimostrarsi non all'altezza, allora è necessario che la parola torni immediatamente ai cittadini".

Su Repubblica, invece, arrivano le parole dure di Susanna Camusso e del sindaco di Milano Giuliano Pisapia. La leader della Cgil spiega che la manovra è iniqua e che "il 23 agosto ci sarà una riunione straordinaria dei segretari generali delle categorie per decidere la data della mobilitazione". Entrando nel merito del decreto la Camusso spiega che "colpire il lavoro pubblico è diventato uno sport nazionale, ma ora lo si fa con modalità mai viste (...). E' come se il governo, o qualche suo ministro, anziché porsi il problema di come portare fuori dai guai il Paese, approfittasse della situazione per esercitare una sorta di vendetta nei confronti di chi lo ha contrastato".
Pisapia invece denuncia che "con i tagli è a rischio l'Expo" e propone l'idea di un governo tecnico che faccia uscire il paese dalla crisi: "un gruppo di esperti, indicati dalle forze sociali, politiche e istituzionali, che si prendano la responsabilità di mettere in atto una manovra efficace, equa, che attui gli interventi necessari". E annuncia una mobilitazione dei comuni.

Più morbidi di toni di Emma Marcegaglia, che parla dalle pagine del Sole 24 Ore, il giornale di Confindustria. "Si poteva fare di più è meglio" spiega la leader degli industriali "ma cominciamo a dire che la nuova manovra è stata fatta". Le critiche arrivano però sulla cosiddetta tassa di solidarietà: "Riguarda per lo più manager di aziende private che fanno bene il loro mestiere e che possono avere la tentazione di lavorare altrove, magari in Germania. Rischiamo una nuova fuga di cervelli". E poi propone, nel passaggio parlamentare, di lavorare anche sulle pensioni e di aumentare l'Iva. Con le risorse ottenute in questo modo si può "ridurre le tasse sul lavoro, in primis quelle che riguardano i giovani".

Diversa l'apertura de Il Giornale, il quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi. "Crediamoci ancora" titola la testata diretta da Vittorio Feltri. E nel catenaccio aggiunge "La manovra è dura per i cittadini, ma era inevitabile e senza Berlusconi sarebbe andata molto peggio". In taglio medio, però, arriva l'analisi di Nicola Porro, secondo cui ci sono "sette motivi per considerare il contributo di solidarietà un'idea sbagliata". Da segnalare anche l'inusuale, per Il Giornale, elogio del presidente Giorgio Napolitano a firma di Giuliano Ferrara.

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