Berlusconi torna in Aula: "Non sono stato assente, ho taciuto per senso di responsabilità". Di Pietro contro i tempi contingentati dell'approvazione: "E' l'ultima volta". Bersani: "La nostra responsabilità finisce qui". Napolitano: "Grati al Parlamento"
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Al termine di un esame durato meno di una settimana per l'intero Parlamento, la Camera ha votato il via libera definitivo al decreto sulla manovra, che sarà ora convertito in legge con la firma del capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
Il Parlamento ha rafforzato la manovra, che ora riduce il deficit di 47,972 miliardi nei quattro anni al 2014 dai circa 40 miliardi del testo uscito da Palazzo Chigi. Le maggiori entrate ammontano a 28,829 miliardi e assicurano il 60% dell'intera correzione.
Dopo il via libera incassato giovedì 14 luglio al Senato, l'aula di Montecitorio ha votato la fiducia con 316 sì, 284 no, 2 astenuti (la numero 47 per il governo Berlusconi) al provvedimento che ha il compito di risanare i conti pubblici. Dopo il terremoto che ha scosso i mercati finanziari nell'ultima settimana, gli occhi della comunità internazionale sono tutti puntati sulla manovra, che prevede anche il taglio di tutte le agevolazioni fiscali.
Berlusconi: "Io in silenzio per responsabilità" Intanto, in aula torna il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che incontrando alcuni deputati del Pdl alla Camera, avrebbe commentato così quanto scritto in questi giorni sui quotidiani circa la sua assenza dalla scena politica: "Io assente? Cretinate... Ho studiato e lavorato, sempre per il bene del paese, non certo per curare i miei interessi personali". Il premier,. "Mi dipingono come latitante, assente - avrebbe aggiunto il premier - gli fa comodo far credere queste cose. Ma non è affatto vero: come sempre io lavoro tutto il giorno".
Dopo il voto, il premier è tornato sull'argomento: "Mi si attribuisce un silenzio inspiegabile in questi giorni. E' molto chiaro invece che le cose recentemente accadute che mi hanno riguardato da vicino sono tali che se dicessi quello che penso davvero non coinciderebbe con gli interessi del Paese in questo momento di attacchi internazionali. Il mio senso di responsabilità mi ha quindi impedito di dichiarare quello che penso".
Con il via libero definitivo alla manovra "l'Italia è più forte, anche se restano le incognite della crisi" ha detto poi Berlusconi, leggendo una dichiarazione scritta ai giornalisti al termine dei lavori dell'aula.
Berlusconi avrebbe anche detto ad alcuni deputati del Pdl: "Non me ne andrò finché non avrò abbassato le tasse. Sto studiando il modo, ma certo è difficile poterlo fare ora perché la situazione è delicata e non credo sia possibile intervenire ora. Ma sto studiando e troverò il modo".
Di Pietro: E' l'ultima volta - A lamentarsi per i tempi contingentati è il leader dell'Idv Antonio Di Pietro che, dagli scranni di Montecitorio, durante le dichiarazioni di voto, ha affermato: "E' l'ultima volta, Signor Presidente della Repubblica" che le opposizioni accettano di sveltire i tempi di approvazione di una manovra. Con il caso Romano, poi, l'Italia "è lo zimbello d'Europa" grazie ai "comportamenti criminogeni del governo".
Bersani: la nostra responsabilità finisce qui - "L'abbiamo fatto per l'Italia aggredita
dai mercati, per non aggiungere due settimane di confusione a una situazione già confusa, sapendo che la confusione si scarica sui più deboli. Ma nei vostri confronti la nostra responsabilità finisce qui", le parole dei Pierluigi Bersani in aula. "Siamo radicalmente contro la vostra politica economica, se mai ce n'è stata una, e siamo contro i contenuti ingiusti di questa manovra", ha sottolineatoancora Bersani. Per il leader del Pd "questa manovra è spudoratamente classista. Colpisce la povera gente, con tasse su tasse".
Napolitano: "Grati al Parlamento" - Soddisfatto invece dal comportamento del Parlamento il capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha promulgato la manovra. "Il paese ha motivo di essere grato al Parlamento per l'impegno e la determinazione con cui ha proceduto in tempi brevissimi all'esame e alla votazione del decreto legge comprendente massicci interventi per la stabilizzazione finanziaria" ha detto il presidente in una nota. "Non si è verificata - continua il comunicato - alcuna rinuncia alle proprie posizioni da parte di qualsiasi forza politica né alcuna confusione di ruoli e di responsabilità il governo e i gruppi di maggioranza si sono assunti la responsabilità di proporre e sostenere i contenuti del decreto; l'opposizione siè assunta quella di prospettare soluzioni diverse".
Bankitalia: senza risanamento dei conti non c'è crescita - La Banca d'Italia intanto, promuove la manovra del Governo e avverte che senza risanamento dei conti non può esserci crescita. "Il processo di consolidamento della finanza pubblica", si legge nel Bollettino economico di via Nazionale, "è essenziale per favorire il rientro dei premi al rischio, la discesa dei tassi d'interesse a lungo termine e quindi la crescita dell'attività economica. La manovra definita dal Governo muove in questa direzione".
Il debito pubblico a maggio ha intanto subito un nuovo record di 1897,472 miliardi.
Il dato, informa la Banca d'Italia, è in crescita dello 0,36% rispetto ai 1.890,516 del precedente massimo storico toccato ad aprile.
Rispetto a fine 2010, quando il debito si attestava a 1.843,015 miliardi, l'incremento è del 2,95%, pari a 54,457 miliardi.
Palazzo Koch stima inoltre che il Pil italiano crescerà dell'1% quest'anno e dell'1,1% il prossimo ma ammonisce che "lo scenario macroeconomico è soggetto a un'incertezza elevata".
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Il Parlamento ha rafforzato la manovra, che ora riduce il deficit di 47,972 miliardi nei quattro anni al 2014 dai circa 40 miliardi del testo uscito da Palazzo Chigi. Le maggiori entrate ammontano a 28,829 miliardi e assicurano il 60% dell'intera correzione.
Dopo il via libera incassato giovedì 14 luglio al Senato, l'aula di Montecitorio ha votato la fiducia con 316 sì, 284 no, 2 astenuti (la numero 47 per il governo Berlusconi) al provvedimento che ha il compito di risanare i conti pubblici. Dopo il terremoto che ha scosso i mercati finanziari nell'ultima settimana, gli occhi della comunità internazionale sono tutti puntati sulla manovra, che prevede anche il taglio di tutte le agevolazioni fiscali.
Berlusconi: "Io in silenzio per responsabilità" Intanto, in aula torna il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che incontrando alcuni deputati del Pdl alla Camera, avrebbe commentato così quanto scritto in questi giorni sui quotidiani circa la sua assenza dalla scena politica: "Io assente? Cretinate... Ho studiato e lavorato, sempre per il bene del paese, non certo per curare i miei interessi personali". Il premier,. "Mi dipingono come latitante, assente - avrebbe aggiunto il premier - gli fa comodo far credere queste cose. Ma non è affatto vero: come sempre io lavoro tutto il giorno".
Dopo il voto, il premier è tornato sull'argomento: "Mi si attribuisce un silenzio inspiegabile in questi giorni. E' molto chiaro invece che le cose recentemente accadute che mi hanno riguardato da vicino sono tali che se dicessi quello che penso davvero non coinciderebbe con gli interessi del Paese in questo momento di attacchi internazionali. Il mio senso di responsabilità mi ha quindi impedito di dichiarare quello che penso".
Con il via libero definitivo alla manovra "l'Italia è più forte, anche se restano le incognite della crisi" ha detto poi Berlusconi, leggendo una dichiarazione scritta ai giornalisti al termine dei lavori dell'aula.
Berlusconi avrebbe anche detto ad alcuni deputati del Pdl: "Non me ne andrò finché non avrò abbassato le tasse. Sto studiando il modo, ma certo è difficile poterlo fare ora perché la situazione è delicata e non credo sia possibile intervenire ora. Ma sto studiando e troverò il modo".
Di Pietro: E' l'ultima volta - A lamentarsi per i tempi contingentati è il leader dell'Idv Antonio Di Pietro che, dagli scranni di Montecitorio, durante le dichiarazioni di voto, ha affermato: "E' l'ultima volta, Signor Presidente della Repubblica" che le opposizioni accettano di sveltire i tempi di approvazione di una manovra. Con il caso Romano, poi, l'Italia "è lo zimbello d'Europa" grazie ai "comportamenti criminogeni del governo".
Bersani: la nostra responsabilità finisce qui - "L'abbiamo fatto per l'Italia aggredita
dai mercati, per non aggiungere due settimane di confusione a una situazione già confusa, sapendo che la confusione si scarica sui più deboli. Ma nei vostri confronti la nostra responsabilità finisce qui", le parole dei Pierluigi Bersani in aula. "Siamo radicalmente contro la vostra politica economica, se mai ce n'è stata una, e siamo contro i contenuti ingiusti di questa manovra", ha sottolineatoancora Bersani. Per il leader del Pd "questa manovra è spudoratamente classista. Colpisce la povera gente, con tasse su tasse".
Napolitano: "Grati al Parlamento" - Soddisfatto invece dal comportamento del Parlamento il capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha promulgato la manovra. "Il paese ha motivo di essere grato al Parlamento per l'impegno e la determinazione con cui ha proceduto in tempi brevissimi all'esame e alla votazione del decreto legge comprendente massicci interventi per la stabilizzazione finanziaria" ha detto il presidente in una nota. "Non si è verificata - continua il comunicato - alcuna rinuncia alle proprie posizioni da parte di qualsiasi forza politica né alcuna confusione di ruoli e di responsabilità il governo e i gruppi di maggioranza si sono assunti la responsabilità di proporre e sostenere i contenuti del decreto; l'opposizione siè assunta quella di prospettare soluzioni diverse".
Bankitalia: senza risanamento dei conti non c'è crescita - La Banca d'Italia intanto, promuove la manovra del Governo e avverte che senza risanamento dei conti non può esserci crescita. "Il processo di consolidamento della finanza pubblica", si legge nel Bollettino economico di via Nazionale, "è essenziale per favorire il rientro dei premi al rischio, la discesa dei tassi d'interesse a lungo termine e quindi la crescita dell'attività economica. La manovra definita dal Governo muove in questa direzione".
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Rispetto a fine 2010, quando il debito si attestava a 1.843,015 miliardi, l'incremento è del 2,95%, pari a 54,457 miliardi.
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