Manovra, alta tensione nel governo. Pressing su Tremonti

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Secondo indiscrezioni riportate dai giornali il ministro dell'Economia sarebbe pronto alle dimissioni. Alle 13:30 vertice a tre con Bossi e Berlusconi, poi alle 18:45 un pre-consiglio dei ministr. La riforma prevede l’aumento dell’Iva e tre aliquote Irpef

LA RASSEGNA STAMPA
Fisco: nella riforma tre aliquote Irpef e aumento dell'Iva
La Lega punta alla riduzione delle tasse

Potrebbe essere il giorno della verità per il governo, come titola in prima pagina La Padania. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, da giorni sotto assedio per le indiscrezioni trapelate sulla manovra che non piacciono né ai pidiellini (guidati dal sottosegretario Guido Crosetto che ha parlato di una bozza "da psichiatra") né alla Lega Nord, illustrerà nel pomeriggio ai ministri, dopo il vertice di maggioranza previsto intorno all'ora di pranzo a Palazzo Grazioli, il testo da portare nel Consiglio dei ministri giovedì in una riunione appositamente convocata con tutti i membri dell'esecutivo a Palazzo Chigi alle 18:30. Secondo alcune indiscrezioni riportate dai giornali (GUARDA LA RASSEGNA STAMPA) Tremonti potrebbe disertare il vertice con Berlusconi e Bossi. Non solo. Si rincorrono voci di possibili dimissioni. Voci già circolate nella mattinata di lunedì 27 giugno.

“Tremonti pronto alle dimissioni” è il titolo di Repubblica. “Dopo le critiche di Pdl e Lega alla manovra da 45 miliardi di euro il ministro diserterà il vertice di maggioranza” si legge sul quotidiano diretto da Ezio Mauro. "Chi ha sondato il ministro lo trova impermeabile a ogni richiesta" scrive Francesco Bei. Tremonti non intende "fare la fine della Grecia". Anche per il Corriere della Sera il titolare del Tesoro sarebbe "pronto allo scontro". Libero, invece, scrive "Giulio vuol farsi cacciare" e ipotizza che stia cercando "il martirio" per poi proporsi come premier. Sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro anche un'intervista a Crosetto, che torna ad attaccare la riforma, che contiene tre aliquote Irpef, Iva più cara di un punto e Irap via dal 2014: "Il problema è fare in modo che non aumenti la spesa. Questo avrebbe dovuto fare Tremonti, non i tagli lineari ma accorpare le funzioni, eliminarne altre, mettere in moto meccanismi che modificano la spesa pubblica,  magari in 3-4-5 o 10 anni. Però la riformano e la modificano per sempre". Sempre su Libero da segnalare un'intervista al ministro per l'Attuazione al 2013 Gianfranco Rotondi, che esplicita la sua formula per arrivare al 2013: "Forte del fatto che nessuno, neanche all'opposizione, vuole andare al voto, Berlusconi deve avere un'unica preoccupazione: coltivare i rapporti con Camera e Senato. Teniamoci buoni i mille parlamentari. Non possiamo dargli l'aumento, ma almeno coccoliamoli, rassicuriamoli, non rompiamogli le palle se vogliamo arrivare al termine la legislatura".

Sulle divisioni all'interno della maggioranza interviene in un'intervista a il Giornale il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi per il quale i toni usati dal sottosegretario alla Difesa Crosetto nei confronti del ministro dell'Economia sono "eccessivi", ma "la sua posizione può essere la spia di un malumore riguardo al metodo usato da Tremonti". Per Lupi "è fondamentale che Giulio capisca che la politica viene prima della responsabilità di settore". "Sono sicuro - aggiunge - che Tremonti capirà che in questa fase deve coinvolgere e confrontarsi".

Alla vigilia del vertice di maggioranza, il Carroccio ha ribadito secco no alla possibilità di un innalzamento dell'età pensionabile ma anche a tagli considerati "insostenibili" dai sindaci del Nord che sono "al limite della sopportazione".
Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto ha chiesto di conoscere nel dettaglio l'articolazione del provvedimento per valutarne "la qualità e non solo la quantità".
Nella lunga giornata che si prospetta per la maggioranza il premier Silvio Berlusconi cercherà di mediare e ottenere un testo condiviso. Obiettivo che per l'opposizione è impossibile: il segretario del Pd Pier Luigi Bersani chiede il voto, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini si espone invece per un "governo di emergenza".

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