Ministeri al Nord, il valzer di dichiarazioni della Lega
PoliticaDue dicasteri, anzi quattro. Uffici operativi oppure di rappresentanza. Con sede a Milano, anzi a Monza. A partire dal voto delle amministrative, si rincorrono le prese di posizione, contraddittorie, sul decentramento dei poteri dell'esecutivo
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La Camera dice no ai ministeri al Nord. La Lega non vota
Bossi: "Sui ministeri al Nord Berlusconi si è cagato sotto"
Ladroni, pajate e ministeri: è guerra nella maggioranza
Ministeri al Nord, si è rotto il "patto della polenta". FOTO
di Giulia Floris
Ministeri al Nord. No, solo sedi distaccate. Anzi uffici di rappresentanza. Due dicasteri per il Settentrione, ma anche quattro. A Milano, anzi, meglio, nella villa reale di Monza. Al Nord l’Economia, ma anche la Semplificazione e perché non le Riforme? Mentre l'Agricoltura potrebbe andare a Mantova. Ma il dislocamento potrebbe riguardare anche il centro (Beni culturali a Firenze?), e perché no, anche il Sud. Cosa veramente voglia la Lega sulla questione dei "ministeri al Nord" che occupa le cronache politiche degli ultimi giorni, è difficile capirlo, dalla giostra di dichiarazioni che si rincorrono a partire dal voto del primo turno delle elezioni amministrative.
20 Maggio, Calderoli annuncia una "sorpresa" - In seguito alla batosta elettorale del 15-16 maggio, è il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ad annunciare, il 20 maggio, una sorpresa per i milanesi. Sorpresa svelata il giorno dopo sulle colonne della Padania, dallo stesso ministro, che annuncia l’idea di portare alcuni ministeri al Nord e precisa: ''Sono stati localizzati anche ministeri al Centro e al Sud e non si tratta solo di ministeri ma di amministrazioni dello Stato, quindi anche di vari enti". Lo stesso giorno Bossi, da Varese, a proposito delle sorprese del Carroccio, spiega che: "decentrare alcuni ministeri a Milano e intervenire sulla pressione fiscale ''sono tutte e due cose possibili'', e insiste: ''Dobbiamo portare i ministeri a Milano e penso ne arriveranno due''.
22 maggio, il trasferimento sarà di "dipartimenti" - Il 22 maggio, quando la polemica è ormai innescata anche all’interno del centrodestra, Calderoli sul tema ostenta ancora sicurezza: ''Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi e lui ci ha detto di sì, a me basta''. Nella stessa occasione il ministro per la Semplificazione annuncia anche una raccolta di firme promossa del Carroccio per il decentramento dei ministeri. Quasi contemporaneamente Berlusconi interviene per chiarire che al Nord saranno trasferiti solo dei dipartimenti e poco dopo, il 24 maggio, un vertice notturno tra il Carroccio e il premier stabilisce di rimandare la questione a dopo i ballottaggi. ''Nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al Nord – chiarisce Calderoli, che parla per la prima volta di 'dipartimenti' - ma la questione è così importante da non poter essere strumentalmente interpretata come semplice argomento da campagna elettorale per i ballottaggi''.
26 maggio, Calderoli "No representation? No Taxation"- "Ma l’approccio moderato e conciliante, lascia già il 26 maggio spazio a un tono minaccioso nemmeno troppo velato: ''Ci sono problemi sui ministeri al Nord? Benissimo, vorrà dire che la frase 'No Taxation without Representation' diventerà 'No representation? No Taxation'. E questo è l'ultimo avviso ai naviganti''. Nello stesso giorno interviene anche Bossi: ''Non abbiamo fatto una retromarcia sul decentramento, i ministeri (non dipartimenti, ndr) prima o dopo arriveranno qui al Nord''. Il rinvio della discussione negli ultimi giorni è stato deciso ''per non fare pasticci in campagna elettorale''.
Giusto per non alzare un polverone, poi, Calderoli rilascia un’intervista al Corriere della Sera, anche se poi smentita, per annunciare: ''Nella prossima manovra cominceremo a tagliare anche quei sancta sanctorum mai toccati. Io voglio spostare anche la presidenza della Repubblica''.
6 giugno, "Uffici ministeriali operativi con sede al Nord"- L’argomento nei giorni seguenti rifugge gli onori della cronaca fino al 6 giugno, quando da un nuovo vertice ad Arcore con la Lega emerge l’ipotesi di "uffici ministeriali operativi con sede al Nord". Dunque dipartimenti, sedi staccate o sedi di rappresentanza? Di cosa si tratti esattamente non è chiaro, ma basta perché il giorno dopo Calderoli depositi all'ufficio centrale elettorale della Cassazione la richiesta per una "proposta di legge sulla territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali''. La raccolta di firme, annuncia, partirà da Pontida il 19 giugno.
12 giugno, Bossi: "Obbligatorio ministeri al Nord" - E proprio in vista di Pontida l’argomento dei ministeri al Nord diventa di nuovo prioritario. ''I ministeri devono andare al Nord, è obbligatorio. Le testa deve essere a Milano e Torino, le gambe le possiamo lasciare a Roma'', dice Bossi, il 12 giugno da Lesa (Novara) per l'inaugurazione della sede locale del Carroccio. E il 18 giugno è Calderoli a dettare di nuovo la linea: ''Alcuni ministeri devono rimanere a Roma, come la Giustizia, ma non vedo perché l'Economia non possa avere sede a Milano o lo Sviluppo Economico a Torino, o l'Agricoltura a Mantova''.
Si arriva così a Pontida con la questione dei ministeri come vero cavallo di battaglia, la raccolta di firme prende il via in pompa magna e Bossi rivela dal palco della kermesse leghista che "Berlusconi aveva già firmato, ma poi si è cagato sotto".
21 giugno, intesa col Pdl su "sedi di rappresentanza operative" - "La questione arriva così di nuovo a esasperare i rapporti col Pdl, Polverini e Alemanno lanciano una contro-raccolta di firme, Pd, Idv e Terzo Polo annunciano ordini del giorno contro il decentramento. Ci pensa allora un nuovo testo condiviso tra Pdl e Lega, il 21 giugno, a chiarire che "nel pieno rispetto del "principio della unicità della sede" delle funzioni di governo e dell'articolo 114 della Costituzione che assegna a Roma lo status di capitale, il governo può istituire, nell'ambito di ciascun ministero, "sedi di rappresentanza operative" in altre aree del territorio.
Seguono le dichiarazioni di Bossi a chiarire che non c’è "nessun passo indietro della Lega", ma che "bisogna fare un passo alla volta, non si può avere tutto subito".
21 giugno, Salvini: "Ministeri sono solo un simbolo" - Di parere diverso però il capogruppo della Lega Nord al consiglio comunale di Milano Matteo Salvini. "I ministeri sono solo un simbolo - dice sempre il 21 giugno - e non credo che sia la prima preoccupazione dei lombardi. Se Roma si vuol tenere i palazzi se li tenga, a noi interessa portare soldi nei nostri territori. A noi interessa portare al Nord soldi, potere e competenze - ha spiegato Salvini - i ministeri sono solo un simbolo".
E così via, fino alla prossima dichiarazione…
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20 Maggio, Calderoli annuncia una "sorpresa" - In seguito alla batosta elettorale del 15-16 maggio, è il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ad annunciare, il 20 maggio, una sorpresa per i milanesi. Sorpresa svelata il giorno dopo sulle colonne della Padania, dallo stesso ministro, che annuncia l’idea di portare alcuni ministeri al Nord e precisa: ''Sono stati localizzati anche ministeri al Centro e al Sud e non si tratta solo di ministeri ma di amministrazioni dello Stato, quindi anche di vari enti". Lo stesso giorno Bossi, da Varese, a proposito delle sorprese del Carroccio, spiega che: "decentrare alcuni ministeri a Milano e intervenire sulla pressione fiscale ''sono tutte e due cose possibili'', e insiste: ''Dobbiamo portare i ministeri a Milano e penso ne arriveranno due''.
22 maggio, il trasferimento sarà di "dipartimenti" - Il 22 maggio, quando la polemica è ormai innescata anche all’interno del centrodestra, Calderoli sul tema ostenta ancora sicurezza: ''Io sono abituato che nel Pdl decide Berlusconi e lui ci ha detto di sì, a me basta''. Nella stessa occasione il ministro per la Semplificazione annuncia anche una raccolta di firme promossa del Carroccio per il decentramento dei ministeri. Quasi contemporaneamente Berlusconi interviene per chiarire che al Nord saranno trasferiti solo dei dipartimenti e poco dopo, il 24 maggio, un vertice notturno tra il Carroccio e il premier stabilisce di rimandare la questione a dopo i ballottaggi. ''Nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al Nord – chiarisce Calderoli, che parla per la prima volta di 'dipartimenti' - ma la questione è così importante da non poter essere strumentalmente interpretata come semplice argomento da campagna elettorale per i ballottaggi''.
26 maggio, Calderoli "No representation? No Taxation"- "Ma l’approccio moderato e conciliante, lascia già il 26 maggio spazio a un tono minaccioso nemmeno troppo velato: ''Ci sono problemi sui ministeri al Nord? Benissimo, vorrà dire che la frase 'No Taxation without Representation' diventerà 'No representation? No Taxation'. E questo è l'ultimo avviso ai naviganti''. Nello stesso giorno interviene anche Bossi: ''Non abbiamo fatto una retromarcia sul decentramento, i ministeri (non dipartimenti, ndr) prima o dopo arriveranno qui al Nord''. Il rinvio della discussione negli ultimi giorni è stato deciso ''per non fare pasticci in campagna elettorale''.
Giusto per non alzare un polverone, poi, Calderoli rilascia un’intervista al Corriere della Sera, anche se poi smentita, per annunciare: ''Nella prossima manovra cominceremo a tagliare anche quei sancta sanctorum mai toccati. Io voglio spostare anche la presidenza della Repubblica''.
6 giugno, "Uffici ministeriali operativi con sede al Nord"- L’argomento nei giorni seguenti rifugge gli onori della cronaca fino al 6 giugno, quando da un nuovo vertice ad Arcore con la Lega emerge l’ipotesi di "uffici ministeriali operativi con sede al Nord". Dunque dipartimenti, sedi staccate o sedi di rappresentanza? Di cosa si tratti esattamente non è chiaro, ma basta perché il giorno dopo Calderoli depositi all'ufficio centrale elettorale della Cassazione la richiesta per una "proposta di legge sulla territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali''. La raccolta di firme, annuncia, partirà da Pontida il 19 giugno.
12 giugno, Bossi: "Obbligatorio ministeri al Nord" - E proprio in vista di Pontida l’argomento dei ministeri al Nord diventa di nuovo prioritario. ''I ministeri devono andare al Nord, è obbligatorio. Le testa deve essere a Milano e Torino, le gambe le possiamo lasciare a Roma'', dice Bossi, il 12 giugno da Lesa (Novara) per l'inaugurazione della sede locale del Carroccio. E il 18 giugno è Calderoli a dettare di nuovo la linea: ''Alcuni ministeri devono rimanere a Roma, come la Giustizia, ma non vedo perché l'Economia non possa avere sede a Milano o lo Sviluppo Economico a Torino, o l'Agricoltura a Mantova''.
Si arriva così a Pontida con la questione dei ministeri come vero cavallo di battaglia, la raccolta di firme prende il via in pompa magna e Bossi rivela dal palco della kermesse leghista che "Berlusconi aveva già firmato, ma poi si è cagato sotto".
21 giugno, intesa col Pdl su "sedi di rappresentanza operative" - "La questione arriva così di nuovo a esasperare i rapporti col Pdl, Polverini e Alemanno lanciano una contro-raccolta di firme, Pd, Idv e Terzo Polo annunciano ordini del giorno contro il decentramento. Ci pensa allora un nuovo testo condiviso tra Pdl e Lega, il 21 giugno, a chiarire che "nel pieno rispetto del "principio della unicità della sede" delle funzioni di governo e dell'articolo 114 della Costituzione che assegna a Roma lo status di capitale, il governo può istituire, nell'ambito di ciascun ministero, "sedi di rappresentanza operative" in altre aree del territorio.
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