Il leader di Sel: non capisco dove voglia andare a parare il Pd quando rivolto al Carroccio parla di "una strada nuova". La replica: "Non capisce davvero, la nostra non è una proposta, ma una sfida". VIDEO
La Lega Nord fa litigare Nichi Vendola e Pier Luigi Bersani. Il leader del Sel e il segretario del Pd si sono pizzicati a distanza sul tema della possibile alleanza con il partito di Umberto Bossi.
Vendola, che ha riunito l'assemblea del suo partito, ha visto nelle recenti parole di Bersani sulla Lega ("scelga una strada nuova") una sorta di apertura, e prima in un'intervista alla Repubblica, poi durante il suo intervento, ha detto di non capire dove il Pd voglia andare a parare.
Piccata la risposta di Bersani che, dalla conferenza sul lavoro a Genova, ha detto che Vendola "non capisce davvero": quella del Pd, ha spiegato, non è una proposta di alleanza a Bossi, ma "una sfida" a rompere con Berlusconi.
Vendola ha controreplicato lasciando trapelare una punta di fastidio: "Sono molto contento per la correzione di rotta di Bersani sulla Lega Nord. Eravamo in tanti a non aver capito il senso della sua proposta. Ora sono felice che abbia chiarito". "Se il tema è quello della sfida - ha detto ancora Vendola - allora siamo d'accordo. Si tratta di una sfida politica e culturale contro il centrodestra, contro quella cultura e quel blocco sociale che hanno così pesantemente danneggiato il nostro Paese".
Il battibecco tra Vendola e Bersani dura ormai da giorni e riguarda i contorni politici di quel condominio che potrebbe essere un governo dell'alternativa a Berlusconi. Al di là delle schermaglie, il problema vero è il rapporto della coalizione di centro sinistra con il Terzo Polo.
Su questo il governatore della Puglia è stato chiaro: "Con il Centro non si va da nessuna parte, perché il governo dell'alternativa deve scoprire l'orgoglio della sua identità, cancellando l'obrobio della precarietà e istituendo un reddito sociale per i disoccupati".
Ancora incalzato dai giornalisti, il governatore della Puglia chiarisce che non c'è una 'conventio ad excludendum' per Casini, Fini e Rutelli.
Va però predisposta una griglia di partenza per i candidati premier, per chiarire che in 'pole position' non ci può essere un centrista. Anzi una sua candidatura sarebbe inaccettabile perché provocherebbe una "asfissia" nel centro sinistra.
Del resto, Vendola non può intravedere come futuro premier nessun componente del "trittico politico" moderato. Il governatore ha rilanciato in campo il pallino delle primarie, "simbolo di democrazia e di libertà contro ogni leaderismo burocratico ed esasperato".
"Compito della sinistra - ha spiegato Vendola - è ridare ossigeno al Paese dopo i disastri drammatici del berlusconismo". E in questo compito arduo - ha spiegato - i centristi possono scegliere di essere alleati, non protagonisti.
Vendola, che ha riunito l'assemblea del suo partito, ha visto nelle recenti parole di Bersani sulla Lega ("scelga una strada nuova") una sorta di apertura, e prima in un'intervista alla Repubblica, poi durante il suo intervento, ha detto di non capire dove il Pd voglia andare a parare.
Piccata la risposta di Bersani che, dalla conferenza sul lavoro a Genova, ha detto che Vendola "non capisce davvero": quella del Pd, ha spiegato, non è una proposta di alleanza a Bossi, ma "una sfida" a rompere con Berlusconi.
Vendola ha controreplicato lasciando trapelare una punta di fastidio: "Sono molto contento per la correzione di rotta di Bersani sulla Lega Nord. Eravamo in tanti a non aver capito il senso della sua proposta. Ora sono felice che abbia chiarito". "Se il tema è quello della sfida - ha detto ancora Vendola - allora siamo d'accordo. Si tratta di una sfida politica e culturale contro il centrodestra, contro quella cultura e quel blocco sociale che hanno così pesantemente danneggiato il nostro Paese".
Il battibecco tra Vendola e Bersani dura ormai da giorni e riguarda i contorni politici di quel condominio che potrebbe essere un governo dell'alternativa a Berlusconi. Al di là delle schermaglie, il problema vero è il rapporto della coalizione di centro sinistra con il Terzo Polo.
Su questo il governatore della Puglia è stato chiaro: "Con il Centro non si va da nessuna parte, perché il governo dell'alternativa deve scoprire l'orgoglio della sua identità, cancellando l'obrobio della precarietà e istituendo un reddito sociale per i disoccupati".
Ancora incalzato dai giornalisti, il governatore della Puglia chiarisce che non c'è una 'conventio ad excludendum' per Casini, Fini e Rutelli.
Va però predisposta una griglia di partenza per i candidati premier, per chiarire che in 'pole position' non ci può essere un centrista. Anzi una sua candidatura sarebbe inaccettabile perché provocherebbe una "asfissia" nel centro sinistra.
Del resto, Vendola non può intravedere come futuro premier nessun componente del "trittico politico" moderato. Il governatore ha rilanciato in campo il pallino delle primarie, "simbolo di democrazia e di libertà contro ogni leaderismo burocratico ed esasperato".
"Compito della sinistra - ha spiegato Vendola - è ridare ossigeno al Paese dopo i disastri drammatici del berlusconismo". E in questo compito arduo - ha spiegato - i centristi possono scegliere di essere alleati, non protagonisti.