La Lega insiste: subito la riforma fiscale

Politica
Il leader della Lega Umberto Bossi
bossi

Cresce la tensione con il Pdl in vista del raduno di Pontida durante il quale Bossi detterà al governo le condizioni per andare avanti. Il quotidiano La Padania avverte: "Riforma inderogabile". E anche i militanti chiedono un segnale forte per ripartire

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Le "sberle" degli elettori ancora bruciano. Ma è ora di "rinsavire" e accelerare quelle "scelte coraggiose" che gli italiani esigono. La Lega lo reclama a gran voce. Perché se amministrative e referendum hanno insegnato qualcosa agli esponenti del Carroccio, è che la base non ha più tanta pazienza. E in attesa che Umberto Bossi detti la linea domenica dal palco di Pontida, i segnali iniziano già a farsi sentire a Roma: dai rifiuti, alla scuola, passando per le ganasce fiscali, i leghisti non sono più disposti a concedere sconti. E iniziano a fissare i loro paletti. Come scrive il quotidiano della Lega Nord la Padania in prima pagina mercoledì 15 giugno: la riforma del fisco "è inderogabile".

Sulle pagine del Corriere della Sera c'è invece la risposta del sindaco di Roma, Gianni Alemanno (Pdl), entrato già in polemica nei giorni scorsi con il Carroccio per la questione dei ministeri al nord: la Lega deve "smettere" di "chiamarsi fuori dalla crisi attuale del centrodestra" perché ne è "forse la maggiore responsabile", sostiene Alemanno che poi avverte: "se a Pontida ci attaccheranno, sapremo reagire".
E intanto, se il Corriere fa anche i conti alla manovra per tagliare il fisco (servirebbero 15-20 miliardi), sulla Stampa invece c'è il commento di Michele Brambilla, secondo il quale la Lega è un po' come "il can che abbaia e non morde", quindi è probabile che anche questa volta non faccia cadere il governo.
Più profetica e irriverente invece la Jena che ogni giorno graffia sulle pagine del quotidiano torinese con la sua rubrica sarcastica e secondo la quale "la riforma fiscale di Tremonti sarà approvata dal governo di centrosinistra".

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In ogni caso tra i militanti della Lega c'è attesa in vista di domenica. Sul pratone di Pontida si aspettano di sentire una "parola d'ordine" per ripartire. E chiedono al "capo", Umberto Bossi, di sapere guardare lungo, al futuro, e dare "indicazioni". Ma dal Senatur, che finora è rimasto silente, invocano anche "segnali ben precisi" per Silvio Berlusconi, perché, come dice il sindaco di Verona Flavio Tosi, "chi deve capire" è il premier. "I cittadini si sono stufati - dice Tosi, interpretando il sentimento della base - di sentire parlare di toghe rosse, bunga bunga e questioni che non sono nell'interesse collettivo".

Il ministro Roberto Maroni lo va ripetendo chiaro e forte: "Il Governo deve fare scelte coraggiose. E lo può fare mettendo mano subito alla riforma fiscale anche se il momento è difficile, trovando le risorse finanziarie per le necessarie coperture". Perché "mia nonna - racconta Maroni - diceva che uno sberlone fa male ma a volte ti fa rinsavire, prendere coscienza e aprire gli occhi". E così il governo deve fare. Cosa in concreto cambierà nel rapporto con l'alleato Pdl e cosa si esigerà da Berlusconi, i leghisti si aspettano che lo indichi Bossi. Il capogruppo Marco Reguzzoni esclude intanto "esecutivi tecnici o di transizione". Ma proprio in vista del tradizionale appuntamento di Pontida, la Lega a Roma alza la voce sui temi di governo. Dal fisco allo stop alle "bombe" in Libia, fino ai rifiuti. Con Roberto Calderoli protagonista in Consiglio dei ministri di un duro scontro che porta a uno stop e al rinvio di ogni decisione sul trasferimento dei rifiuti dalla Campania ad altri siti.

Intanto, alla Camera nelle commissioni che hanno all'esame il decreto sviluppo si registrano tensioni per le resistenze degli esponenti del Carroccio, che chiedono di rivedere la linea dettata dal governo su alcuni punti. Come le ganasce fiscali, che la Lega vorrebbe allentare in maniera più decisa di quanto il ministro Tremonti sembra disposto a concedere. I messaggi che arrivano dalla capitale sembrano insomma tutti rivolti alla base. Come la proposta di assegnare 40 punti in graduatoria agli insegnati residenti nella provincia della scuola nella quale chiedono di lavorare, per scongiurare una "transumanza" di insegnanti dal Sud al Centro-Nord. Viene liquidata, invece, la riforma della legge elettorale, cui il Pdl riprende a lavorare, perché "è l'ultima cosa che interessa ai cittadini", secondo Reguzzoni.

La temperatura, insomma, è sempre più alta in vista di Pontida. Con una parte del Pdl che avverte di non essere disposta ad accettare certe uscite leghiste: "Niente provocazioni contro Roma - dice Gianni Alemanno - perché reagiremo con estrema durezza". Ma l'attenzione dei leghisti è tutta verso la base, al momento. Anche per scongiurare il rischio di contestazioni a Bossi, proprio a Pontida: "Sono voci malevole, ma se si presenta davvero qualche contestatore lo prendo io a calci in culo", promette Erminio Boso.

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