Urne aperte in concomitanza con le elezioni amministrative, per il referendum consultivo che coinvolge 1 milione e 400 mila elettori. Sulla base dell'impostazione del quesito, dovranno rispondere Sì per dire No al nucleare nell'Isola
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La Sardegna, unica regione in Italia, è chiamata ad esprimersi sul nucleare attraverso un referendum consultivo che si svolgerà domenica 15 e lunedì 16 maggio in concomitanza con il voto per le amministrative (GUARDA LA SCHEDA ELETTORALE DI CAGLIARI). Un milione e 400 mila gli elettori coinvolti: sulla base dell'impostazione del quesito, dovranno rispondere Sì per dire No al nucleare nell'Isola.
La domanda, infatti, è così posta: "Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate e preesistenti?". Promotori del referendum, un comitato eterogeneo, denominato No Nuke, in cui sono confluiti gli indipendentisti di Sardigna Natzione e diverse associazioni ambientaliste che hanno raccolto le firme necessarie. Assente lo schieramento avversario: si annuncia quindi un vero e proprio plebiscito contro il nucleare in tutta l'Isola.
Primo paladino antinuclearista, in controtendenza da subito anche rispetto alla posizione del governo nazionale, è il governatore Ugo Cappellacci (Pdl), che ha già annunciato pubblicamente il suo voto per dire No alle centrali. Con la scelta dell'election day il presidente della Regione ha voluto dare un chiaro segnale, spingendo alla massima partecipazione possibile: per essere valido il referendum dovrà superare il quorum del 33%. "La nostra Isola - ha sottolineato più volte Cappellacci - va in tutt'altra direzione, quella delle energie rinnovabili, della green economy e di un nuovo modello economico e sociale, che sappia coniugare lo sviluppo con il rispetto dell'ambiente".
Il referendum sardo assume così, giocoforza, una valenza nazionale, un test italiano su scala regionale. "Una consultazione che parla per l'Italia intera", aveva chiarito il segretario del Pd Pierluigi Bersani durante il suo tour elettorale nell'Isola. "Un messaggio importante - aveva aggiunto il leader dell'Idv Antonio Di Pietro - che servirà da traino all'appuntamento referendario nazionale del 12 e 13 giugno".
E per il Wwf in Sardegna la democrazia ha vinto ancor prima di andare alle urne. "Perché la Regione - spiega l'associazione ambientalista -, in cui c'é una Giunta di centrodestra come su scala nazionale, mostra il rispetto dovuto per lo strumento referendario, e perché è evidente che senza il consenso delle Regioni qualsiasi programma nucleare non può passare".
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La domanda, infatti, è così posta: "Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate e preesistenti?". Promotori del referendum, un comitato eterogeneo, denominato No Nuke, in cui sono confluiti gli indipendentisti di Sardigna Natzione e diverse associazioni ambientaliste che hanno raccolto le firme necessarie. Assente lo schieramento avversario: si annuncia quindi un vero e proprio plebiscito contro il nucleare in tutta l'Isola.
Primo paladino antinuclearista, in controtendenza da subito anche rispetto alla posizione del governo nazionale, è il governatore Ugo Cappellacci (Pdl), che ha già annunciato pubblicamente il suo voto per dire No alle centrali. Con la scelta dell'election day il presidente della Regione ha voluto dare un chiaro segnale, spingendo alla massima partecipazione possibile: per essere valido il referendum dovrà superare il quorum del 33%. "La nostra Isola - ha sottolineato più volte Cappellacci - va in tutt'altra direzione, quella delle energie rinnovabili, della green economy e di un nuovo modello economico e sociale, che sappia coniugare lo sviluppo con il rispetto dell'ambiente".
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