Amministrative 2011: con parole o pugni, è rissa continua
PoliticaDa Napoli a Milano, passando per la provincia, nella campagna elettorale abbondano le notizie di scontri, fisici o verbali. Nel pavese botte tra un leghista e un candidato sindaco. E a Genzano (Rm) contestata la Polverini, che risponde: "zecche!"
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Napolitano: "La lotta politica non sia guerra"
(in fondo al pezzo i video sulle Amministrative 2011)
di Serenella Mattera
Risse, verbali e non. Contestazioni e tafferugli, spintoni, botte. E poi accuse incrociate, sospetti, tensioni. Episodi diversi, che messi in fila restituiscono l’impressione che l’aria di questa campagna elettorale sia particolarmente pesante. Perché mentre il colpo sotto la cintura scagliato da Letizia Moratti a Giuliano Pisapia durante il dibattito su SKY TG24, può al più essere iscritto, come suggerisce lo stesso Pisapia, nella categoria del “killeraggio mediatico”, di un tentativo di aggressione fisica è stato vittima Gianni Lettieri a Napoli. E tra gazebo danneggiati e contestazioni ai comizi (Renata Polverini non se l’è tenuta e ha chiamato “zecche” chi la definiva “fascista”), è stata vera rissa, con calci, pugni e ricoverati in ospedale, non solo nel capoluogo campano, ma anche nella provincia pavese.
BOTTE IN VAL PADANA - A San Genesio ed Uniti, comune di neanche 4.000 anime in provincia di Pavia, domenica si vota. C’è da eleggere il sindaco. E tra manifesti e santini, è spuntato qualche giorno fa anche un volantino che prende di mira Angelo Ciocca, consigliere regionale della Lega, lambito mesi fa (ma non indagato) da una inchiesta sulla ‘ndrangheta. Ciocca non ha gradito il manifestino, in cui gli si lanciano accuse e lo si definisce il “sultano” di San Genesio. E quando in Municipio, mercoledì mattina, ha incrociato il presunto autore, sono state scintille e poi cazzotti.
Il 35enne Ciocca contro il sessantenne Giampiero Zetti, ex sindaco leghista del Comune pavese (noto per aver proposto cartelli stradali in dialetto e cancelli agli ingressi della città), ora di nuovo in corsa per la poltrona da primo cittadino, ma con una lista civica, senza il Carroccio. Quando Ciocca ha accusato Zetti di averlo calunniato, sono volate prima parole grosse e poi pugni e schiaffoni. Risultato? Accuse reciproche di aver sferrato il primo colpo e per entrambi un viaggio in ambulanza fino all’ospedale, per essere medicati. Le ferite guariranno presto, il clima elettorale a San Genesio è irrimediabilmente guastato.
CONTESTAZIONI SUI COLLI ALBANI – Di contestazioni, si sa, è piena ogni campagna elettorale. “Fuori la Lega da Bologna!”, hanno gridato, solo per citarne una, gli attivisti dei centri sociali a Umberto Bossi arrivato a promuovere il suo candidato nel capoluogo emiliano. Ma a Genzano, un Comune dei Colli albani, in provincia di Roma, è sembrato quasi un ritorno al passato quel contrapporsi di accuse reciproche: “fascista!”, “zecche!”.
Protagonista della vicenda la presidente del Lazio, Renata Polverini, arrivata in città per un comizio e finita vittima delle contestazioni di una ventina di persone, contrarie all’apertura di un inceneritore. “Vergogna, vergogna”, le hanno gridato quando ha preso la parola. Ma la governatrice ha sbottato: “Questa è la democrazia e ve ne dovete fare una ragione”. Ma quelli continuavano e così la Polverini si è rivolta direttamente a un contestatore: “Con me caschi male. So’ della strada come te, le manifestazioni le organizzavo quando tu c’avevi i calzoni corti, non mi faccio mettere paura da una zecca come te”. E ancora: “Fatemi il c… di piacere, andatevene a casa. A chi pensate di mettere paura? Non ho paura nemmeno del diavolo!”. Poi, rivolta a una persona tra il pubblico con telecamera accesa: “Riprendi, riprendi: lo sai che ci faccio con quella? Mo’ scendo e te lo dico”.
“Fascista, fascista! Vergogna, vergogna!”, è stata la risposta dei contestatori, che hanno intonato “Bella ciao”, mentre dall’altra parte della piazza si cantava l’Inno di Mameli. Pugni alzati da una parte, qualche accenno a un saluto romano dall’altra. Insomma, quasi un comizio d’antan, un andare indietro al clima dello scontro politico di qualche decennio fa. E Polverini alla fine osserva: “Forse ho reagito troppo violentemente, ma queste persone non possono pensare di poter inveire contro tutti. Sono mestieranti, fa parte della campagna elettorale. Ma quando si arriva a una tale violenza verbale non va bene”.
NAPOLI E MILANO EPICENTRO DELLO SCONTRO – E se dalla provincia arrivano i resoconti di una campagna elettorale sempre più scomposta, le grandi città non danno certo il buon esempio. Ha iniziato Napoli, dove in sole 24 ore, tra il 29 e il 30 aprile, si sono registrati, nell’ordine: una rissa all’università, tra collettivi di sinistra e militanti di destra, che ha lasciato a terra quattro feriti; un’aggressione ai danni di alcune ragazze del comitato pro-Lettieri; un volontario picchiato e un gazebo distrutto davanti alla sede del Pdl; un tentativo di aggressione ai danni del candidato sindaco di centrodestra con sputi, spintoni, insulti e Lettieri costretto a barricarsi in una basilica; tre poliziotti contusi durante un corteo del Mis-Lista Rauti; l’esplosione di una bomba carta davanti al comitato di Lettieri.
Chiude Milano, dove in un clima di forte contrapposizione tra liste e candidati, le cronache delle ultime settimane hanno dovuto registrare più di un danneggiamento notturno ai gazebo targati Pdl, Pd o Lega. Nel capoluogo lombardo l'attacco di Moratti a Pisapia sembra adesso segnare un punto di rottura. E lo scontro, con la querela di Pisapia a Moratti, appare destinato a protrarsi anche a urne chiuse, in tribunale.
Milano: Moratti accusa Pisapia. Lui annuncia querela
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di Serenella Mattera
Risse, verbali e non. Contestazioni e tafferugli, spintoni, botte. E poi accuse incrociate, sospetti, tensioni. Episodi diversi, che messi in fila restituiscono l’impressione che l’aria di questa campagna elettorale sia particolarmente pesante. Perché mentre il colpo sotto la cintura scagliato da Letizia Moratti a Giuliano Pisapia durante il dibattito su SKY TG24, può al più essere iscritto, come suggerisce lo stesso Pisapia, nella categoria del “killeraggio mediatico”, di un tentativo di aggressione fisica è stato vittima Gianni Lettieri a Napoli. E tra gazebo danneggiati e contestazioni ai comizi (Renata Polverini non se l’è tenuta e ha chiamato “zecche” chi la definiva “fascista”), è stata vera rissa, con calci, pugni e ricoverati in ospedale, non solo nel capoluogo campano, ma anche nella provincia pavese.
BOTTE IN VAL PADANA - A San Genesio ed Uniti, comune di neanche 4.000 anime in provincia di Pavia, domenica si vota. C’è da eleggere il sindaco. E tra manifesti e santini, è spuntato qualche giorno fa anche un volantino che prende di mira Angelo Ciocca, consigliere regionale della Lega, lambito mesi fa (ma non indagato) da una inchiesta sulla ‘ndrangheta. Ciocca non ha gradito il manifestino, in cui gli si lanciano accuse e lo si definisce il “sultano” di San Genesio. E quando in Municipio, mercoledì mattina, ha incrociato il presunto autore, sono state scintille e poi cazzotti.
Il 35enne Ciocca contro il sessantenne Giampiero Zetti, ex sindaco leghista del Comune pavese (noto per aver proposto cartelli stradali in dialetto e cancelli agli ingressi della città), ora di nuovo in corsa per la poltrona da primo cittadino, ma con una lista civica, senza il Carroccio. Quando Ciocca ha accusato Zetti di averlo calunniato, sono volate prima parole grosse e poi pugni e schiaffoni. Risultato? Accuse reciproche di aver sferrato il primo colpo e per entrambi un viaggio in ambulanza fino all’ospedale, per essere medicati. Le ferite guariranno presto, il clima elettorale a San Genesio è irrimediabilmente guastato.
CONTESTAZIONI SUI COLLI ALBANI – Di contestazioni, si sa, è piena ogni campagna elettorale. “Fuori la Lega da Bologna!”, hanno gridato, solo per citarne una, gli attivisti dei centri sociali a Umberto Bossi arrivato a promuovere il suo candidato nel capoluogo emiliano. Ma a Genzano, un Comune dei Colli albani, in provincia di Roma, è sembrato quasi un ritorno al passato quel contrapporsi di accuse reciproche: “fascista!”, “zecche!”.
Protagonista della vicenda la presidente del Lazio, Renata Polverini, arrivata in città per un comizio e finita vittima delle contestazioni di una ventina di persone, contrarie all’apertura di un inceneritore. “Vergogna, vergogna”, le hanno gridato quando ha preso la parola. Ma la governatrice ha sbottato: “Questa è la democrazia e ve ne dovete fare una ragione”. Ma quelli continuavano e così la Polverini si è rivolta direttamente a un contestatore: “Con me caschi male. So’ della strada come te, le manifestazioni le organizzavo quando tu c’avevi i calzoni corti, non mi faccio mettere paura da una zecca come te”. E ancora: “Fatemi il c… di piacere, andatevene a casa. A chi pensate di mettere paura? Non ho paura nemmeno del diavolo!”. Poi, rivolta a una persona tra il pubblico con telecamera accesa: “Riprendi, riprendi: lo sai che ci faccio con quella? Mo’ scendo e te lo dico”.
“Fascista, fascista! Vergogna, vergogna!”, è stata la risposta dei contestatori, che hanno intonato “Bella ciao”, mentre dall’altra parte della piazza si cantava l’Inno di Mameli. Pugni alzati da una parte, qualche accenno a un saluto romano dall’altra. Insomma, quasi un comizio d’antan, un andare indietro al clima dello scontro politico di qualche decennio fa. E Polverini alla fine osserva: “Forse ho reagito troppo violentemente, ma queste persone non possono pensare di poter inveire contro tutti. Sono mestieranti, fa parte della campagna elettorale. Ma quando si arriva a una tale violenza verbale non va bene”.
NAPOLI E MILANO EPICENTRO DELLO SCONTRO – E se dalla provincia arrivano i resoconti di una campagna elettorale sempre più scomposta, le grandi città non danno certo il buon esempio. Ha iniziato Napoli, dove in sole 24 ore, tra il 29 e il 30 aprile, si sono registrati, nell’ordine: una rissa all’università, tra collettivi di sinistra e militanti di destra, che ha lasciato a terra quattro feriti; un’aggressione ai danni di alcune ragazze del comitato pro-Lettieri; un volontario picchiato e un gazebo distrutto davanti alla sede del Pdl; un tentativo di aggressione ai danni del candidato sindaco di centrodestra con sputi, spintoni, insulti e Lettieri costretto a barricarsi in una basilica; tre poliziotti contusi durante un corteo del Mis-Lista Rauti; l’esplosione di una bomba carta davanti al comitato di Lettieri.
Chiude Milano, dove in un clima di forte contrapposizione tra liste e candidati, le cronache delle ultime settimane hanno dovuto registrare più di un danneggiamento notturno ai gazebo targati Pdl, Pd o Lega. Nel capoluogo lombardo l'attacco di Moratti a Pisapia sembra adesso segnare un punto di rottura. E lo scontro, con la querela di Pisapia a Moratti, appare destinato a protrarsi anche a urne chiuse, in tribunale.