"Solo quando la legislatura finirà, con Fli e il mio nome nel simbolo, ci potremo misurare davvero alle urne - dice il presidente della Camera in un'intervista col quotidiano fondato da Gramsci - il ruolo istituzionale mi limita come politico"
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Le elezioni politiche sono il tavolo sul quale Gianfranco Fini intende giocarsi il suo futuro e la sua credibilità politica. "Non so quando questa legislatura finirà - ha dichiarato il presidente della Camera in un colloquio con "l'Unità" - né mi azzardo a fare previsioni impossibili. Però solo allora, con Futuro e Libertà e il mio nome nel simbolo, ci potremo misurare davvero alle urne e si saprà dove ci porta questa sfida che è ancora in corso". La discesa in campo non potrà essereci ora, alle amministrative che "sono il banco di prova più difficile e conunque un terreno poco adatto".
Certo, ha proseguito il presidente della Camera e leader di Fli, "è importante che il Terzo Polo ci sia in questa tornata, perché rappresenta la realtà di una alternativa che si sta delineando. Ma l'impresa non può misurarsi in questa occasione". Anche perché, spiega ancora, come presidente dell'assemblea di Montecitorio non può caricarsi di un ruolo politico.
"E non nego che sia un limite - ha osservato riferendosi alle amministrative - però non è questa la partita più importante". Alle politiche scenderà in campo con il simbolo presentato a Bastia Umbra e che porta il suo nome. Quanto al Pdl, dopo la sua uscita, secondo Fini, è il partito di "uno, nessuno e centomila", ovvero un 'soggetto in cerca di un'identita". "Del resto, dopo la direzione di un anno fa (guarda tutti i video della giornata), Berlusconi non ha più convocato nessun organo di partito. Si vede - conclude ironicamente - che è rimasto traumatizzato".
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