"Le operazioni militari italiane sono sempre accompagnate da ambiguità" dichiara al Corriere della Sera il generale Tricarico. La Russa precisa: "Non daremo nessuna informazione su cosa i tornado italiani abbiano colpito in Libia"
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La prima azione dei caccia italiani, che giovedì 28 aprile si sono levati in volo sui cieli della Libia muniti di missili, ha inasprito il clima politico. Se la Lega fa muro contro la decisione di Silvio Berlusconi, le opposizioni presentano le loro mozioni per votare sulla nuova gestione italiana della crisi libica che prevede raid.
Il 21 aprile, infatti, nel corso del Cdm, era stato proprio il premier a dichiarare che i nostri aerei non avrebbero bombardato" l'ex colonia nord africana.
Precisazione, questa, arrivata per calmare gli animi sorti dopo la prima azione dei tornado datata 20 marzo. In molti infatti in quella occasione si erano chiesti i tornado italiani avessero lanciato missili o meno. E il pilota Nicola Scolari, che aveva dichiarato che si era trattato solo di un intervento di ricognizione, è stato prontamente trasferito dopo quella dichiarazione. (ASCOLTA LE DICHIARAZIONI)
Insomma, "le operazioni militari italiane sono sempre accompagnate da ambiguità e ipocrisia". Parola del il Generale Dino Tricarico, che in un'intervista al Corriere della Sera
accomuna l'esperienza libica a quella in Kosovo.
Il generale: "La solita ipocrisia" - "In Kosovo i nostri aerei bombardarono fin dalla prima notte del conflitto" dichiara il Generale Dino Tricarico, che guidò gli attacchi contro la Serbia come capo delle forze aeree italiane vicecapo di quelle Nato. E che rivela come la versione per la quale i caccia italiani, all'epoca, avrebbero dovuto solo proteggere i jet degli altri Paesi,"era quella ufficiale. Era presidente del Consiglio Massimo D'Alema", ricorda e "per tranquillizzare i sonni dell'onorevole Cossutta fu necessario inventare la dizione 'Difesa integrata'. In realtà i piloti italiani colpirono fin dal primo momento".
"Solo dopo una decina di giorni dopo arrivò l'ordine di intervenire coi bombardamenti. Tre righe - ricorda - scritte in forma incomprensibile a testimonianza delle folli acrobazie lessicali necessarie per scriverle. Con questo voglio dire - aggiunge il generale - che le operazioni militari italiane, come dimostra la crisi libica, sono sempre accompagnate da ambiguità e ipocrisia".
La Russa: "Non dico se abbiamo già colpito" - Il ministro delle Difesa ignazio la Russa, però, come dichiara al Corsera di venerdì 29 aprile precisa che non darà "nessuna informazione su cosa i tornado italiani abbiano colpito in Libia".
"Non ritengo sia necessario fornire queste informazioni" dice La Russa aggiungendo "che noi partecipiamo alla missione sotto il comando Nato ed è stata l'Italia ad insistere perché fosse così" e "la Nato non distingue tra l'aereo francese, l'italiano, l'inglese" dunque cosa si è colpito "lo dirà, se vorrà, soltanto la Nato".
I tornado tuonano sulla politica - Quando i 'Tornado' carichi di missili si levano in volo dagli aeroporti italiani, a tremare non sono solo gli obiettivi da colpire, ma anche le aule parlamentari nostrane, visto che le azioni militari, seppure con l'ombrello della Nato o dell'Onu, hanno sempre spaccato sia il centrodestra che il centrosinistra, come insegnano i casi del Kosovo, dell'Iraq e dell'Afghanistan.
I bombardamenti di Belgrado e della Serbia di Slobodan Milosevic, ad opera della Nato, fecero segnare dei dissensi in entrambi i poli. Quando il 24 marzo del 1999, i caccia della Nato si levarono in volo da Aviano, Ronchi dei Legionari, Piacenza e Gioia del Colle, con Massimo D'Alema che sedeva a Palazzo Chigi, il leader della Lega Umberto Bossi tuonò contro la guerra voluta da "massoni e banchieri", mettendo in imbarazzo Silvio Berlusconi.
Oggi, a 12 anni di distanza, è lo stesso Umberto Bossi a fare muro contro la decisione di Silvio Berlusconi di partecipare ai bombardamenti. Il Senatur dichiara di non voler fare cadere il governo. Ma ammette: "Può succedere di tutto".
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Il 21 aprile, infatti, nel corso del Cdm, era stato proprio il premier a dichiarare che i nostri aerei non avrebbero bombardato" l'ex colonia nord africana.
Precisazione, questa, arrivata per calmare gli animi sorti dopo la prima azione dei tornado datata 20 marzo. In molti infatti in quella occasione si erano chiesti i tornado italiani avessero lanciato missili o meno. E il pilota Nicola Scolari, che aveva dichiarato che si era trattato solo di un intervento di ricognizione, è stato prontamente trasferito dopo quella dichiarazione. (ASCOLTA LE DICHIARAZIONI)
Insomma, "le operazioni militari italiane sono sempre accompagnate da ambiguità e ipocrisia". Parola del il Generale Dino Tricarico, che in un'intervista al Corriere della Sera
accomuna l'esperienza libica a quella in Kosovo.
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"Solo dopo una decina di giorni dopo arrivò l'ordine di intervenire coi bombardamenti. Tre righe - ricorda - scritte in forma incomprensibile a testimonianza delle folli acrobazie lessicali necessarie per scriverle. Con questo voglio dire - aggiunge il generale - che le operazioni militari italiane, come dimostra la crisi libica, sono sempre accompagnate da ambiguità e ipocrisia".
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"Non ritengo sia necessario fornire queste informazioni" dice La Russa aggiungendo "che noi partecipiamo alla missione sotto il comando Nato ed è stata l'Italia ad insistere perché fosse così" e "la Nato non distingue tra l'aereo francese, l'italiano, l'inglese" dunque cosa si è colpito "lo dirà, se vorrà, soltanto la Nato".
I tornado tuonano sulla politica - Quando i 'Tornado' carichi di missili si levano in volo dagli aeroporti italiani, a tremare non sono solo gli obiettivi da colpire, ma anche le aule parlamentari nostrane, visto che le azioni militari, seppure con l'ombrello della Nato o dell'Onu, hanno sempre spaccato sia il centrodestra che il centrosinistra, come insegnano i casi del Kosovo, dell'Iraq e dell'Afghanistan.
I bombardamenti di Belgrado e della Serbia di Slobodan Milosevic, ad opera della Nato, fecero segnare dei dissensi in entrambi i poli. Quando il 24 marzo del 1999, i caccia della Nato si levarono in volo da Aviano, Ronchi dei Legionari, Piacenza e Gioia del Colle, con Massimo D'Alema che sedeva a Palazzo Chigi, il leader della Lega Umberto Bossi tuonò contro la guerra voluta da "massoni e banchieri", mettendo in imbarazzo Silvio Berlusconi.
Oggi, a 12 anni di distanza, è lo stesso Umberto Bossi a fare muro contro la decisione di Silvio Berlusconi di partecipare ai bombardamenti. Il Senatur dichiara di non voler fare cadere il governo. Ma ammette: "Può succedere di tutto".