Manifesti pro-Silvio: "Siamo stati noi ad attaccarli"

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Fabio Bergomi e Riccardo Falcone, titolari di un'agenzia di pubblicità, confermano di aver lavorato alle campagne dell'Associazione dalla parte della democrazia. "Ma - assicurano - con lo slogan delle br non c'entriamo nulla". Spunta un sito misterioso

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di Alberto Giuffrè

Hanno attaccato i manifesti con su scritto "Silvio resisti". Si sono occupati anche della seconda campagna pubblicitaria: "Riformare la giustizia è bene per tutti". Ma con lo slogan "Via le br dalle procure", comparso venerdì 15 per le strade di Milano, assicurano di avere nulla a che fare. Loro sono Fabio Bergomi e Riccardo Falcone, titolari di un'agenzia di pubblicità. Interpellati da Sky.it, diversi mesi fa, avevano negato qualsiasi legame con l' Associazione dalla parte della democrazia che firma i manifesti. Ora, dopo essere stati ascoltati per oltre dieci ore in questura, a Milano, hanno invece confermato il loro ruolo nella vicenda. "Cosa dovevamo fare?", si chiede Fabio Bergomi. "Abbiamo mostrato le bolle con i pagamenti dei primi cartelloni". E gli ultimi manifesti? "Ti pare che mi vado a rovinare la carriera con uno slogan di quel tipo?", spiega deciso. Uno slogan che comunque continua a definire "efficace dal punto di vista comunicativo". Non è dello stesso parere la procura di Milano che sulla vicenda avrebbe aperto un'inchiesta per cui ci sarebbe già una persona indagata. L'accusa? Vilipendio dell'ordine giudiziario.

A confermare il lavoro svolto negli ultimi mesi per l'Associazione è anche il socio di Bergomi, Riccardo Falcone. "Ci siamo occupati delle prime campagne ma non di quest'ultima", racconta al telefono. Non aggiunge altro però sul committente: "Per qualunque tipo di cliente io ho la massima discrezione", spiega, rimandando per ulteriori chiarimenti a Roberto Lassini, l'uomo che in un'intervista a Il Giornale sostiene di essere il presidente onorario dell'Associazione dalla parte della democrazia.

La "confessione" di Lassini - Ex sindaco dc, in carcere per 42 giorni nel '93 e assolto con formula piena dopo 5 anni di processi, Lassini si è presentato come l'ideatore dei manifesti su "br e procure". Oggi è candidato tra le fila del Pdl al consiglio comunale di Milano. E nonostante l'annuncio di una sua autosospensione riferito da Letizia Moratti, ha precisato che non ha intenzione di ritirarsi dalle elezioni. Il coming out di Lassini comunque non convince tutti. A partire da Giuliano Pisapia, candidato a sindaco per il centrosinistra, che per bocca del suo portavoce Baruffi dichiara: "Sarebbe ora di smetterla di prendere in giro Milano e i milanesi e sarebbe ora di gettare la maschera da parte di chi è il vero ispiratore dei manifesti ingiuriosi che equiparano i magistrati ai terroristi".

Spunta un sito internet - Anche sul fronte web dell'Associazione dalla parte della democrazia qualcosa si muove. Fino ad oggi gli unici riferimenti online arrivavano dalla pagina Facebook "Il Quaderno Azzurro", gestita dal deputato Pdl Antonio Palmieri. Era lì che gli slogan comparsi per le strade di Milano venivano condivisi. Ma l'associazione potrebbe prepararsi a lanciare un sito tutto suo. Un dominio è stato registrato alcuni mesi fa da una persona che non sembra avere legami con la politica. "Mi capita di registrare alcuni domini. In questo caso sono stato contattato da alcune persone dell'associazione. Ma per il momento non posso dire altro". Sulla homepage del dominio si legge soltanto una frase: "Sito in allestimento. Tornate presto a visitarci!".

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