Pdl e Fli, quel logorio intorno ai leader

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Entrambe le formazioni si trovano a affrontare crescenti tensioni interne. Nel partito del premier Galan lancia l'accusa: "Il Pdl ha tradito i principi di Forza Italia" mentre Bocchino sospetta che "in Fli alcuni vogliono solo farsi notare da Berlusconi"

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In un momento di apparente tregua tra Berlusconi e Fini, le tensioni interne ai due rispettivi partiti sembrano tornare a galla. E così, con due diverse interviste rilasciate allo stesso quotidiano, due esponenti di punta come Galan e Bocchino puntano il dito contro i propri uomini. Il neo ministro della Cultura, dalle pagine del Corriere della Sera sostiene che il Pdl ha "tradito" i principi "alla base della nascita di Forza Italia" tanto che "l'azione del governo stessa non rispecchia in alcuni settori", ad esempio "in campo economico", "quelle ispirazioni e quelle idee". Secondo l'ex governatore del Veneto bisogna "tornare allo spirito originario" di Fi. La responsabilità, nel caso dell'economia, "è di chi fa" la politica economica. "Trovo negativo - chiarisce il ministro - che il centro delle decisioni in campo economico, e non solo, non sia più a Palazzo Chigi ma a via XX Settembre".

E l'area ex Fi, (i ministri si sono ritrovati a una cena l'altra sera cui Galan non ha partecipato per impegni istituzionali) lavora proprio perché "Berlusconi torni a guidare il partito" e "riprenda in mano l'azione di governo". Anche perché, se qualcuno avesse mai intenzione di mettere in atto un 'complottone' "sappia che non potrà riuscirci" perché "Berlusconi è troppo forte, ha ancora armi di riserva e l'affetto di molti dei suoi". Nella fusione però, spiega Galan, "abbiamo perso un certo linguaggio, una certa spinta propulsiva, certe regole" come quella di "non accumulare incarichi". Non si può, attacca Galan "essere superman e dividersi tra una carica importante nel partito e una da ministro di peso". Ecco allora che servirebbe "un coordinatore unico" che assomigliasse "il più possibile a Berlusconi", da fare subito, senza aspettare i congressi. Quanto a Claudio Scajola, che a sua volta ha chiesto un 'ritorno alle origini' del partito, Galan sottolinea che "nel suo discorso, nei tempi, nelle modalità di intervento non si è vista quella purezza cristallina che si sperava di avere da lui".

Ma la situazione non sembra più serena dentro Fli. Secondo Italo Bocchino, sempre in un'intervista al quotidiano di via Solferino, "alcuni si preoccupano più di farsi notare da Berlusconi che di far crescere Futuro e Libertà", sottolineando che questo è il pensiero anche di Gianfranco Fini. Forse, aggiunge, i 'moderati' di Fli attaccano lui "perché non hanno forza e coraggio di attaccare Fini". La linea del partito, però, è chiara: "Politicamente e culturalmente ancorati al centrodestra. Distinti e distanti da Berlusconi. Né oggi né mai alleati del centrosinistra". Quindi, sottolinea "chi agita il fantasma dell'alleanza con la sinistra cerca scuse per riabbracciare il berlusconismo". L'ipotesi di andare al governo con il Pd, chiarisce, "esiste solo se il Parlamento uscirà paralizzato dal voto". Bocchino pensa comunque che Urso e Ronchi non lasceranno il partito "perché come tutti noi ritengono, mi pare, che dobbiamo essere alternativi sia a Berlusconi che alla sinistra". E in ogni caso, ci sarà l'occasione di contarsi a settembre, quando partiranno i congressi provinciali e regionali.

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