"Avanti tutta. Anzi no": il governo e il nucleare

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E' il novembre del 2005 quando il centrodestra dice che l'energia atomica "è già nel programma di governo". Seguono 5 anni di annunci e provvedimenti, fino allo stop dopo la tragedia giapponese e all’emendamento per superare il prossimo referendum

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Era il 26 maggio del 2005, quando all'assemblea di Confindustria l'ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, annunciò la necessità, per contenere il costo dell'energia in Italia, di un ripensamento sul nucleare.
Da allora, con la parentesi del governo Prodi, Scajola ha tenuto la barra dritta sull'obiettivo del ritorno dell'atomo e, dopo di lui, l'attuale ministro Paolo Romani ha fatto lo stesso.
Il disastro giapponese ha però fatto tirare il freno e indotto l'esecutivo prima ad annunciare una "pausa di riflessione" e poi a optare per la moratoria di un anno, come confermato oggi in Consiglio dei ministri.

Ecco, in sintesi, le principali tappe di questo percorso:

26 maggio 2005 - "Si è fatto tempo di riparlare della questione dell'energia nucleare: occorre che in questo Paese si riapra una discussione su questo punto", dice Scajola davanti alla platea degli industriali e subito scatta il dibattito tra favorevoli e contrari.

25 novembre 2005 -
Dalle parole, Scajola passa immediatamente ai fatti e, intervenendo in un luogo simbolo come il centro ricerche dell'Enea a Frascati, l'allora ministro annuncia che il nucleare "è già nel programma di governo del centrodestra". Ma con la vittoria del centrosinistra e il governo Prodi tutto si ferma.

22 maggio 2008 - A via Veneto torna Scajola e l'atomo riparte ancora una volta dall'assemblea di Confindustria: "Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro Paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione", dice Scajola.

4 novembre 2008 - Il ddl sviluppo affida al governo il compito di predisporre la normativa e istituisce l'Agenzia per la sicurezza.

24 febbraio 2009 - Italia e Francia firmano l'accordo per il ritorno del nucleare, accompagnato da due "memorandum of understanding" tra Enel ed Edf, che prevedono la costruzione di almeno quattro reattori entro il 2020.

10 febbraio 2010 - Il Consiglio dei ministri vara il decreto legislativo sui criteri per la localizzazione dei siti.

5 maggio 2010 - Con le dimissioni di Scajola, il processo per il ritorno del nucleare subisce un forte rallentamento.

6 ottobre 2010 - Il nuovo ministro è Paolo Romani e l'iter per le centrali riparte. Romani si dice "convinto assertore" del nucleare.

5 novembre 2010 - L'oncologo Umberto Veronesi è nominato presidente dell'Agenzia per la sicurezza.

12 gennaio 2011 - La Corte Costituzionale dichiara ammissibile il referendum sul nucleare.

15 marzo 2011 - A pochi giorni dal disastro giapponese, il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani assicura che "il governo italiano è intenzionato ad andare avanti sul nucleare". "Inimmaginabile tornare indietro" dice.

17 marzo 2011 - Dopo aver detto che il governo sarebbe comunque andato avanti, Romani annuncia una "pausa di riflessione" a cui seguirà la dichiarazione del Consiglio dei ministri per la moratoria di un anno.

19 aprile 2011 - Il governo deposita in aula al Senato un emendamento al decreto legge Omnibus che, bloccando tutte le norme per la costruzione delle nuove centrali nucleari, mira a superare il referendum del 12 giugno prossimo.

20 aprile 2011 - I giornali dedicano ampio spazio alle polemiche scatenate dalla decisione del governo di fare dietrofront sul nucleare. E secondo diversi quotidiani la scelta sarebbe una mossa "per boicottare" il referendum sul legittimo impedimento.
Al Senato il ministro Romani afferma che di fatto con la decisione del governo il "referendum è superato". E sottolinea che "il nucleare tornerà solo quando lo vorrà l'Europa".

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