Il presidente del Consiglio è salito al Colle con la proposta di aumentare il numero di sottosegretari, per cercare di saldare la maggioranza. Nervosismo nel gruppo dei responsabili
Fini, Berlusconi e il Pdl. LE FOTO
Silvio Berlusconi frena le aspettative di Claudio Scajola e prova ad accelerare sul rimpasto portando all'attenzione del presidente della Repubblica il primo 'step' della ridefinizione della squadra di governo.
Nel corso del colloquio di questa mattina al Quirinale tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio si sarebbero affrontate varie ipotesi per il rafforzamento della compagine dell'Esecutivo. Secondo quanto si è appreso vi sarebbe stato un confronto su una serie di proposte. Tocca ora al governo, viene sempre riferito, il compito di valutare quale proposta sottoporre al capo dello Stato.
Il premier, viene riportato da altre fonti, non sarebbe salito al Quirinale solo con i nomi dei nuovi ministri (Saverio Romano all'Agricoltura e Giancarlo Galan ai Beni culturali) ma anche sottoponendo a Napolitano l'esigenza di mettere mano - aumentandolo - al numero dei sottosegretari. Un intervento, questo, che però necessita della modifica della legge Bassanini che pone un tetto al numero dei componenti del Governo. Napolitano, rispondendo ad una domanda, si era limitato a spiegare che "il presidente del Consiglio mi ha prospettato problemi ed esigenze di rafforzamento della compagine governativa".
Tensione tra i responsabili - Dopo il nulla di fatto sulla nomina dei due ministri attesa per oggi al Colle , aumenta la tensione nelle file dei 'responsabili'. La 'terza gamba della maggioranza' vede ormail il rimpasto come un miraggio e difficilmente nasconde i malumori interni che aumentano con il passare dei giorni.
Chi era sicuro di avere la 'promozione' in tasca, ora teme di perdere ogni certezza. In tanti, a mezza bocca, fanno trapelare la loro insofferenza: "Cosi' rischia di saltare tutto, ci stiamo logorando con questa attesa infinita...".
Dice Francesco Pionati, leader di Allenza di centro, in pole position per la delega alle Comunicazioni presso lo Sviluppo economico: "Siamo nelle mani di Berlusconi, più di così che possiamo fare, mica possiamo buttarci nel Tevere... Aspettiamo fiduciosi, abbiamo speso tutte le nostre energie per salvaguardare questa maggioranza e il presidente del Consiglio ci ha promesso che sara' riconosciuto il nostro ruolo politico e di governo, attendiamo...".
Caso Scajola - Intanto, il faccia a faccia tra Berlusconi e Scajola, costretto a dimettersi dieci mesi fa per la vicenda della casa affacciata sul Colosseo, si è concluso con l'ennesima fumata nera ed il 'niet' dell'ex ministro a rientrare in pista attraverso un incarico nel partito magari come responsabile degli Enti Locali. Resto a fare il soldato, avrebbe detto Scajola al Cavaliere che di tutta risposta avrebbe accettato un nuovo incontro per riuscire a trovare una soluzione. E c'è chi nel Pdl non esclude che alla fine per l'ex ministro dello Sviluppo possa prospettarsi il ritorno nella squadra di governo magari alle Politiche Comunitarie, posto lasciato per ora volutamente vagante dal Cavaliere. Una possibilità, però, che lascia perplessi molti colleghi del Pdl ed in particolare la 'vecchia guardia' che viene da Forza Italia da sempre fedele alle decisioni del premier. I ragionamenti di Scajola sono giusti, spiega un ministro ex Fi, è vero che il partito è nettamente sbilanciato verso Alleanza Nazionale ed è un problema che è stato già posto. Ma - mette in chiaro lo stesso ministro - non si possono aprire scontri e divisioni con le elezioni amministrative alle porte.
Silvio Berlusconi frena le aspettative di Claudio Scajola e prova ad accelerare sul rimpasto portando all'attenzione del presidente della Repubblica il primo 'step' della ridefinizione della squadra di governo.
Nel corso del colloquio di questa mattina al Quirinale tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio si sarebbero affrontate varie ipotesi per il rafforzamento della compagine dell'Esecutivo. Secondo quanto si è appreso vi sarebbe stato un confronto su una serie di proposte. Tocca ora al governo, viene sempre riferito, il compito di valutare quale proposta sottoporre al capo dello Stato.
Il premier, viene riportato da altre fonti, non sarebbe salito al Quirinale solo con i nomi dei nuovi ministri (Saverio Romano all'Agricoltura e Giancarlo Galan ai Beni culturali) ma anche sottoponendo a Napolitano l'esigenza di mettere mano - aumentandolo - al numero dei sottosegretari. Un intervento, questo, che però necessita della modifica della legge Bassanini che pone un tetto al numero dei componenti del Governo. Napolitano, rispondendo ad una domanda, si era limitato a spiegare che "il presidente del Consiglio mi ha prospettato problemi ed esigenze di rafforzamento della compagine governativa".
Tensione tra i responsabili - Dopo il nulla di fatto sulla nomina dei due ministri attesa per oggi al Colle , aumenta la tensione nelle file dei 'responsabili'. La 'terza gamba della maggioranza' vede ormail il rimpasto come un miraggio e difficilmente nasconde i malumori interni che aumentano con il passare dei giorni.
Chi era sicuro di avere la 'promozione' in tasca, ora teme di perdere ogni certezza. In tanti, a mezza bocca, fanno trapelare la loro insofferenza: "Cosi' rischia di saltare tutto, ci stiamo logorando con questa attesa infinita...".
Dice Francesco Pionati, leader di Allenza di centro, in pole position per la delega alle Comunicazioni presso lo Sviluppo economico: "Siamo nelle mani di Berlusconi, più di così che possiamo fare, mica possiamo buttarci nel Tevere... Aspettiamo fiduciosi, abbiamo speso tutte le nostre energie per salvaguardare questa maggioranza e il presidente del Consiglio ci ha promesso che sara' riconosciuto il nostro ruolo politico e di governo, attendiamo...".
Caso Scajola - Intanto, il faccia a faccia tra Berlusconi e Scajola, costretto a dimettersi dieci mesi fa per la vicenda della casa affacciata sul Colosseo, si è concluso con l'ennesima fumata nera ed il 'niet' dell'ex ministro a rientrare in pista attraverso un incarico nel partito magari come responsabile degli Enti Locali. Resto a fare il soldato, avrebbe detto Scajola al Cavaliere che di tutta risposta avrebbe accettato un nuovo incontro per riuscire a trovare una soluzione. E c'è chi nel Pdl non esclude che alla fine per l'ex ministro dello Sviluppo possa prospettarsi il ritorno nella squadra di governo magari alle Politiche Comunitarie, posto lasciato per ora volutamente vagante dal Cavaliere. Una possibilità, però, che lascia perplessi molti colleghi del Pdl ed in particolare la 'vecchia guardia' che viene da Forza Italia da sempre fedele alle decisioni del premier. I ragionamenti di Scajola sono giusti, spiega un ministro ex Fi, è vero che il partito è nettamente sbilanciato verso Alleanza Nazionale ed è un problema che è stato già posto. Ma - mette in chiaro lo stesso ministro - non si possono aprire scontri e divisioni con le elezioni amministrative alle porte.