Berlusconi: "Gheddafi non è più un interlocutore credibile"

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Il premier, a Bruxelles per il vertice comunitario sulla Libia, si appella agli altri leader europei affinché seguano "l'esempio dell'Italia" sugli aiuti umanitari. Per Napolitano il Colonnello "ha perso ogni legittimazione". VIDEO

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Muammar Gheddafi non se ne andrà mai spontaneamente, "vuole restare al potere" e a questo punto diventa impossibile anche l'opzione incruenta dell'esilio.
Silvio Berlusconi chiude definitivamente con il Colonnello ("non può più essere un interlocutore credibile e non lo sento da settimane") e si appella agli altri leader europei affinché seguano "l'esempio dell'Italia" sugli aiuti umanitari alle migliaia di disperati in fuga dalla guerra civile.
A Bruxelles, al vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei 27 sulla crisi libica, il premier raccoglie la "solidarietà" tutt'altro che scontata dell'Ue sull'emergenza immigrazione e allinea l'Italia alle posizioni dell'Europa e della Nato sulla necessità di creare un quadro di "legalità internazionale" per qualsiasi azione di forza contro il rais.

Napolitano: "Gheddafi ha perso ogni legittimazione" - Da Roma, plaude Giorgio Napolitano, che saluta con favore "decisioni che si muovono nel senso auspicato, per l'Italia, dal Consiglio Supremo di Difesa".
Gheddafi ha perso "ogni legittimazione a governare", ha sottolineato il capo dello Stato, che ha espresso soddisfazione anche per la "comune responsabilità" europea sancita dal Consiglio sul fronte immigrazione.
L'Europa chiede a gran voce che Gheddafi vada via, ma sul 'come' debba andarsene, i Ventisette non hanno deciso nulla. L'opzione di una 'No fly zone' da imporre sui cieli della Libia non è citata nel documento finale dei leader Ue, né tantomeno la 'provocazione' dei raid mirati lanciata da Nicolas Sarkozy.

"Seguite il nostro esempio sugli interventi umanitari" - "Non ne abbiamo parlato", ma - ha avvertito il Cavaliere - "siamo attenti a tutte le opzioni che si rendessero necessarie", in accordo tuttavia con "Onu, Ua e soprattutto con la Lega Araba". "Abbiamo invitato Gheddafi a recedere dalla sua posizione e dalle azioni che sta compiendo contro i suoi cittadini", ha sottolineato Berlusconi dopo un vertice tutto sommato interlocutorio, con la Germania che ha frenato su qualsiasi opzione militare, terrorizzata dalla prospettiva di essere risucchiata, come riferito ieri dal ministro degli Esteri di Berlino, in una guerra in Nord Africa dagli esiti imprevedibili.
La sensazione è che Bruxelles continui a guardare verso la Casa Bianca e le Nazioni Unite, senza per il momento poter decidere nulla se non le sanzioni.
Davanti ai colleghi europei, Berlusconi ha incardinato il suo intervento sulla necessità che gli altri stati europei seguano "il nostro esempio" sugli aiuti umanitari: "Noi italiani - ha ricordato il Cavaliere - per primi abbiamo aiutato" i profughi in fuga dall'inferno libico. "Ho invitato tutti gli altri capi di Stato e di governo a fare altrettanto perché va bene che sia l'Europa e le altre agenzie internazionali a fare la regia di questi aiuti, ma queste agenzie non hanno le tende, non hanno i medicinali, non hanno i medici, che sono invece necessari. Spero - ha auspicato - che il mio appello venga accolto".

"Tuteliamo i nostri interessi attraverso le nostre aziende" - Nessuna preoccupazione, invece, per le aziende italiane che operano in Libia. "Non abbiamo affrontato l'argomento in Consiglio", ha detto il premier, spiegando che "noi preferiamo tutelare i nostri interessi proprio attraverso l'azione delle aziende che consentono, ad esempio, alla città di Tripoli di essere illuminata".
Nel secondo round della giornata bruxellese, la riunione dell'Eurogruppo chiamata a dare il primo via libera a quel 'Patto per l'Euro' fortemente voluto dai tedeschi, Berlusconi ha ribadito le linee rosse dell'Italia: sì alla riduzione del debito pubblico, tenendo però conto della finanza privata (parametro, secondo il Cavaliere, che fa balzare l'Italia al secondo posto tra i Paesi piu' ricchi d'Europa) e fiscalità agevolata per le regioni "meno sviluppate" del Continente, come il Mezzogiorno d'Italia.

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