Fini lancia la sfida a Berlusconi: "Dimettiamoci insieme"

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Gianfranco Fini
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Terzo e ultimo giorno dell’Assemblea Costituente di Fli. Il presidente della Camera lancia la provocazione al premier e attacca la maggioranza: “Siamo diventati lo zimbello dell’Occidente”. Un mitomane lo interrompe sul palco. VIDEO

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"Non ci si può considerare al di sopra della legge e sentirsi coperti da un'assoluta impunità, neppure se si è eletti con il 99,9% dei consensi. Non si può richiamare la sovranità popolare e l'investitura del popolo come usbergo e corazza che vada al di sopra dell'articolo 3 della Costituzione".
Gianfranco Fini chiude l'Assemblea costituente di Futuro e libertà, che lo nomina presidente, prova a tracciare l'identità del nuovo partito, attacca il Pdl e afferma: "I nostri valori non sono cambiati, è il Popolo della libertà che li ha distrutti".

"Dimettiamoci insieme" - Poi lancia due sfide al premier. La prima, provocatoria, indirizzata anche a chi chiede le sue dimissioni dalla presidenza della Camera. Visto che Berlusconi è premier e Fini è presidente della Camera "in virtù del patto all'origine del Pdl",  "se si è interrotto quel patto e sono venute meno le condizioni di allora, faremmo entrambi una splendida figura se ci si dimettesse per consentire così agli italiani di esprimere con il voto la loro sovranità popolare".

"Una Camera dei rappresentanti della Regione" - La seconda, invece, incentrata sul federalismo. Il presidente della Camera apre alla discussione della riforma voluta dalla Lega ma chiede di istituire il Senato federale delle regioni e di conseguenza discutere della legge elettorale. "Su questo tema - ha detto Fini - non mi sembra che ci siano contrarietà da parte di Bossi e da parte dei partiti di opposizione, Berlusconi se c'è batta un colpo. Mi rivolgo a chi governa e quindi a Bossi che è il deus ex machina del governo".

"Rispettare le istituzioni" - "Non può dire di infischiarsi della Costituzione - dice il presidente della Camera- siamo in una fase in cui c'è sempre più il rischio di uno scontro tra istituzioni. Ci si dimentica che il primo dovere è quello di rispettare la ripartizione dei poteri".
"Se il Capo dello Stato - aggiunge - ha chiesto di abbassare i toni lo ha fatto perché credo che sia evidente che se vogliamo evitare un corto circuito tra le istituzioni non possiamo commettere l'errore di alzare i muri. Se i ministri della Repubblica dicono che i primi che devono abbassare i toni sono i magistrati è di tutta evidenza - osserva ancora Fini - che c'è un approccio che non può portare ad alcun tipo di raffreddamento. La politica non può attaccare frontalmente la magistratura. I magistrati non fanno comunicati, fanno indagini e se sbagliano pagano. Così si vuole aizzare lo scontro", conclude Fini.

"Siamo diventati lo zimbello dell'Occidente" - "Siamo diventati - prosegue il presidente della Camera - lo zimbello del mondo occidentale per certi comportamenti", alludendo all'indagine sul caso Ruby. "Era doveroso - aggiunge - alzare le bandiere che abbiamo alzato perché l'ultimo Pdl non aveva un atteggiamento tollerante, liberale, garante dei diritti delle persone, delle minoranze e delle diversità e su questi temi ha troppo assecondato la Lega".

Il nodo della nomina del segretario - Ma nel terzo e ultimo giorno della Costituente Fini deve anche affrontare il nodo della nomina del segretario del partito, che nella fase di transizione tocca a lui. "Non si possono ripetere gli errori del passato - ha detto al riguardo il leader Fli - dirò di meno e farò di più. E poiché Fli ha bisogno di una governance chiara, ci sarà un ufficio di presidenza, un vicepresidente con il compito di coordinare il lavoro dei parlamentari e dei coordinatori regionali, capigruppo, un portavoce e una segreteria che nominerò senza un solo eletto in Parlamento o in Consiglio regionale: solo donne e uomini che vogliono lavorare senza neppure immaginare l'ipotesi di potersi candidare".

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