L'Ungheria di Orban, dentro l’Unione e fuori dallo stato di diritto

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Cristiana Mancini

Cristiana Mancini

Il nostro viaggio in Europa, verso le elezioni di giugno, parte dall'Ungheria di Orban

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Di come la corruzione garantisca a Viktor Orban di mantenere incontrastato il suo potere parla sempre Akos Hadhazy, oggi deputato indipendente e un tempo anche lui membro di Fidesz. Per il suo lavoro, lo chiamano il Navalny ungherese. Da una parte Orban utilizza i fondi europei per consentire agli oligarchi che lo appoggiano di costruire grandi patrimoni, dall'altra - cosa ancora più importante - li usa per finanziare gli attivisti e i sindaci dei piccoli villaggi che spingono gli elettori a votare per Fidesz. Si tratta di persone che vengono ricattate con i soldi europei, condizionando i finanziamenti all'orientamento elettorale del villaggio, o addirittura comprate: arrivano soldi con cui vengono costruite pensioni o guest house che non vedranno mai un turista, ma anche lussuose case destinate agli amministratori corrotti.

L’alternativa

Dopo aver portato centinaia di migliaia di persone in piazza a Budapest nella più grande manifestazione d’opposizione degli ultimi anni, Peter Magyar inizia in provincia il tour elettorale per le europee. Soprannominato il Messia, rappresenta la prima reale possibilità di sconfiggere Viktor Orban. Quando gli chiediamo cosa ne pensa, ci risponde così: "Non saprei, c'è ancora molto tempo prima delle elezioni, dobbiamo capire quando arriverà il mandato dal popolo e poi ne parleremo, tutto dipende dal popolo. Il popolo ungherese è stufo della propaganda della corruzione ed è pronto, per una nuova Ungheria: democratica, pacifica, moderna ed europeista". Magyar ammette che il futuro dell'Ungheria arriverà solo al termine di una lunga battaglia: "non sarà una corsa facile ma penso che la gente sia pronta, gli ungheresi sono pronti a combattere. La libertà non è scontata qui in Europa centrale, conosciamo la situazione e siamo pronti a combattere".

Reportage in Ungheria, manifestazione in piazza  organizzata da Peter Magyar

L’istruzione

Il potere di Viktor Orban sulla società ungherese nasce e si consolida a vari livelli. Lo sa bene Katalin Torley, che ha insegnato francese in un liceo di Budapest per 23 anni prima di essere licenziata perché protestava contro il sistema. Da quell’esperienza si è sempre più avvicinata alla carriera pubblica, fino a candidarsi al parlamento europeo nelle liste del partito del Cane a Due Code. “Già nella nuova legge sulla scuola del 2011 era evidente come il governo avesse l'intenzione di centralizzare il sistema scolastico in maniera estrema, in modo piramidale. C'è solo un vertice che detta la direzione, anche se il mondo della scuola - tra gli studenti così come tra i professori - è molto diversificato. Uno dei punti principali è l'aver cancellato nei fatti la possibilità di scegliere liberamente i testi scolastici. Vorrei precisare che non è l'Ungheria ad essersi allontanata dall'Europa, è il governo ungherese che l'ha fatto".

La giustizia 

Nonostante l’Ungheria sia uno dei paesi dell’Unione, non ne applica tutte le direttive. Le immagini di Ilaria Salis in catene in Tribunale sono solo un esempio.

Lili Kramer è una sociologa e criminologa, ed è in forze in una delle principali Ong di Budapest dedicate al monitoraggio indipendente delle carceri: "Anche in Ungheria il trattamento di Ilaria Salis costituisce una grave violazione dei diritti umani, inoltre si scontra con la direttiva dell'Unione Europea che stabilisce la presunzione di innocenza per l'imputato. 

"La direttiva è una norma giuridica vincolante, ed è riferita a tutti i paesi membri. In Ungheria questa violazione avviene a livello sistematico".

Museo di Etnografia a Budapest

I diritti riproduttivi

Ancora più complessa la questione dei diritti individuali. Se la comunità LGBTQ+ ha ottenuto una insperata attenzione da parte dell’opinione pubblica dopo l’approvazione di leggi che ne limitavano i diritti, in queste elezioni in ballo ci sono i diritti riproduttivi delle donne. Un esempio è la legge, già in vigore, voluta dalla vicepresidente della Camera e candidata alle europee Dora Duro. Il provvedimento obbliga le donne che vogliono abortire ad ascoltare il battito del cuore del feto prima di interrompere la gravidanza. "In Ungheria", ci dice la Duro, "molti non sanno che quando parliamo del feto parliamo di un essere vivente. E' importante far sapere ai genitori e alle madri di cosa si tratta con esattezza. La regolamentazione dell'aborto un Ungheria è in realtà una regolamentazione molto permissiva e liberale, che risale all'ideologia dell'uomo comunista".

Peter Magyar

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