Il leader della Lega detta la linea ai suoi: vicini a Berlusconi, ma "se non arriva il federalismo, si va al voto". D'accordo i militanti: la priorità è ottenere le riforme. Ma sul Web trapela l'imbarazzo: "Vedere il premier mi deprime"
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di Serenella Mattera
In totale controtendenza. Niente Ruby in prima pagina. E all’interno, titoli del tipo: “Ma quale caso Ruby, pensare alle riforme”, “Queste inchieste non devono ostacolare il cambiamento”. Per avere il polso dell’atteggiamento della Lega rispetto allo scandalo che sta minando ancora una volta la tenuta del governo, basta sfogliare in questi giorni il foglio verde, la Padania. Che oggi apre con un eloquente titolo a caratteri cubitali: “MODELLO CARROCCIO”. Sottotitolo: “Bossi: mentre politici e media si occupano solo di gossip, la Lega dei fatti lascia il segno”. Ma sotto lo schermo della linea ufficiale dettata dal “capo”, linea che come sempre tiene in maniera granitica, dalle file del Carroccio trapela il nervosismo per una vicenda che rischia di avere ripercussioni non solo su Berlusconi, ma anche sui progetti del partito padano. Federalismo in testa.
E così per ottenere il federalismo, si resta vicini all’alleato: “Non si è mai sentito un presidente del Consiglio massacrato in quel modo. Pensate se agli uomini non piacessero le donne…”, ha detto ieri sera Bossi prima di riunirsi in un vertice con lui a palazzo Grazioli commentando l'ennesimo attacco del premier Silvio Berlusconi ai giudici. Eppure, qualche giorno fa, il 16 gennaio, il Senatur aveva invitato Berlusconi "a lasciare stare la magistratura, tanto di voti ne piglia già tanti, quindi meglio non esagerare”. In quell'occasione il Senatur ha anche consegnato ai cronisti il rimprovero che pare abbia mosso anche in privato al premier: “Se mi dava retta e fossimo andati alle elezioni allora (la Lega chiede le urne fin dalla scorsa estate, ndr), non sarebbero avvenuti tanti pasticci: avremmo già fatto le elezioni e le avremmo stravinte”. Ma non è la perdita di voti il timore del leader del Carroccio (“con queste vicende la gente inizia a pensare veramente che sia un perseguitato”: “gli fanno guadagnare voti, anzi spero di guadagnarli io con la Lega”). Il timore è non riuscire a portare a casa gli agognati decreti sul federalismo, visti i numeri risicati in Parlamento e il fatto che il caso Ruby abbia spinto anche il Terzo polo a prendere in considerazione l'ipotesi delle urne. “Se non arriva il federalismo, si va al voto”, ribadisce Bossi il 18 gennaio.
Insomma, non sembra cambiare la linea ufficiale rispetto alle scorse settimane, quando ancora sulla scena non aveva fatto irruzione la nuova inchiesta giudiziaria, ma già il ministro delle Riforme e il ministro per la Semplificazione Robero Calderoli andavano ripetendo il mantra: “O federalismo, o voto”. Quello che cambia, è il timore che le vicende di Berlusconi possano minare tutto: “Il caso Ruby preoccupa perché distoglie la gente dai temi veri per il Paese, ovvero le riforme”, dice il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. Per il resto, silenzio: nessuno dalle fila della Lega apre bocca sul caso spinoso. Un po’ per l’orgoglio, sempre rivendicato, di distinguersi dagli altri politici che affollano i palazzi romani. Un po’ perché la linea è segnata dal leader: si sta insieme a Berlusconi, perché nonostante tutto è l’unico alleato ancora in grado di garantire l’approvazione del federalismo; in alternativa si va al voto, perché non c’è ipotesi di governo tecnico che tenga.
Una linea che viene nella sostanza approvata anche dalla base dei militanti. “Non mollare Berlusconi adesso, per portare a casa il federalismo”, ripetono in molti nei forum su Internet. Da cui trapela però anche tanta insofferenza. Sul blog della Lega, in calce a una dichiarazione di Reguzzoni che definisce le dimissioni del premier “irricevibili”, Alex scrive: “Come può un cattolico lombardo non indignarsi? Siamo sicuri che le riforme le può garantire una persona che ha cose ‘più importanti’ per la testa?”. E Pinuccio: “Se tra un mese non si sarà provveduto al federalismo, meglio cambiare presidente e portarlo a casa con chi ci sta”. Più rude Trantor: “Suvvia, bisogna studiarsi una strategia smarcante da questo satiro assatanato”.
Intanto, in un forum dei giovani padani, qualcuno si fa scappare frasi del tipo: “Sentire i bei discorsi della Lega e dopo vedere Berlusconi mi deprime”. Mentre qualcun altro fa notare la coincidenza (solo una coincidenza?) dei tempi tra l’uscita dell’inchiesta e l’approvazione dei decreti sul federalismo, e invita a non farsi “infinocchiare” dalle “varie sirene che invitano a lasciar perdere tutto quando ormai un importante traguardo è quasi raggiunto”.
Infine Facebook. Basta affacciarsi su una pagina creata da alcuni simpatizzanti di Radio Padania, per assistere a botta e risposta del tipo: “C’è una bella foto di Renzo Bossi con al fianco la Minetti nel Consiglio regionale della Lombardia, sei sicuro che Berlusconi non danneggia la Lega?”, “Ma cosa vuoi che danneggi. Renzo è giovane e sano, non ha certo bisogno dei bunga bunga. Piuttosto diciamo che era meglio se la Minetti non fosse stata consigliere regionale, ma una normalissima igienista dentale”. E i promotori del sito ironizzano: “A proposito della fidanzata, qualcuno avvisi Berlusconi che la sua nuova fiamma non può avere meno di 60 anni, per essere credibile. Altrimenti ci ricasca”.
Insomma, la preoccupazione c’è, l’imbarazzo pure. Ma prevale il pragmatismo.
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E così per ottenere il federalismo, si resta vicini all’alleato: “Non si è mai sentito un presidente del Consiglio massacrato in quel modo. Pensate se agli uomini non piacessero le donne…”, ha detto ieri sera Bossi prima di riunirsi in un vertice con lui a palazzo Grazioli commentando l'ennesimo attacco del premier Silvio Berlusconi ai giudici. Eppure, qualche giorno fa, il 16 gennaio, il Senatur aveva invitato Berlusconi "a lasciare stare la magistratura, tanto di voti ne piglia già tanti, quindi meglio non esagerare”. In quell'occasione il Senatur ha anche consegnato ai cronisti il rimprovero che pare abbia mosso anche in privato al premier: “Se mi dava retta e fossimo andati alle elezioni allora (la Lega chiede le urne fin dalla scorsa estate, ndr), non sarebbero avvenuti tanti pasticci: avremmo già fatto le elezioni e le avremmo stravinte”. Ma non è la perdita di voti il timore del leader del Carroccio (“con queste vicende la gente inizia a pensare veramente che sia un perseguitato”: “gli fanno guadagnare voti, anzi spero di guadagnarli io con la Lega”). Il timore è non riuscire a portare a casa gli agognati decreti sul federalismo, visti i numeri risicati in Parlamento e il fatto che il caso Ruby abbia spinto anche il Terzo polo a prendere in considerazione l'ipotesi delle urne. “Se non arriva il federalismo, si va al voto”, ribadisce Bossi il 18 gennaio.
Insomma, non sembra cambiare la linea ufficiale rispetto alle scorse settimane, quando ancora sulla scena non aveva fatto irruzione la nuova inchiesta giudiziaria, ma già il ministro delle Riforme e il ministro per la Semplificazione Robero Calderoli andavano ripetendo il mantra: “O federalismo, o voto”. Quello che cambia, è il timore che le vicende di Berlusconi possano minare tutto: “Il caso Ruby preoccupa perché distoglie la gente dai temi veri per il Paese, ovvero le riforme”, dice il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. Per il resto, silenzio: nessuno dalle fila della Lega apre bocca sul caso spinoso. Un po’ per l’orgoglio, sempre rivendicato, di distinguersi dagli altri politici che affollano i palazzi romani. Un po’ perché la linea è segnata dal leader: si sta insieme a Berlusconi, perché nonostante tutto è l’unico alleato ancora in grado di garantire l’approvazione del federalismo; in alternativa si va al voto, perché non c’è ipotesi di governo tecnico che tenga.
Una linea che viene nella sostanza approvata anche dalla base dei militanti. “Non mollare Berlusconi adesso, per portare a casa il federalismo”, ripetono in molti nei forum su Internet. Da cui trapela però anche tanta insofferenza. Sul blog della Lega, in calce a una dichiarazione di Reguzzoni che definisce le dimissioni del premier “irricevibili”, Alex scrive: “Come può un cattolico lombardo non indignarsi? Siamo sicuri che le riforme le può garantire una persona che ha cose ‘più importanti’ per la testa?”. E Pinuccio: “Se tra un mese non si sarà provveduto al federalismo, meglio cambiare presidente e portarlo a casa con chi ci sta”. Più rude Trantor: “Suvvia, bisogna studiarsi una strategia smarcante da questo satiro assatanato”.
Intanto, in un forum dei giovani padani, qualcuno si fa scappare frasi del tipo: “Sentire i bei discorsi della Lega e dopo vedere Berlusconi mi deprime”. Mentre qualcun altro fa notare la coincidenza (solo una coincidenza?) dei tempi tra l’uscita dell’inchiesta e l’approvazione dei decreti sul federalismo, e invita a non farsi “infinocchiare” dalle “varie sirene che invitano a lasciar perdere tutto quando ormai un importante traguardo è quasi raggiunto”.
Infine Facebook. Basta affacciarsi su una pagina creata da alcuni simpatizzanti di Radio Padania, per assistere a botta e risposta del tipo: “C’è una bella foto di Renzo Bossi con al fianco la Minetti nel Consiglio regionale della Lombardia, sei sicuro che Berlusconi non danneggia la Lega?”, “Ma cosa vuoi che danneggi. Renzo è giovane e sano, non ha certo bisogno dei bunga bunga. Piuttosto diciamo che era meglio se la Minetti non fosse stata consigliere regionale, ma una normalissima igienista dentale”. E i promotori del sito ironizzano: “A proposito della fidanzata, qualcuno avvisi Berlusconi che la sua nuova fiamma non può avere meno di 60 anni, per essere credibile. Altrimenti ci ricasca”.
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