La Corte Costituzionale ha dato il via libera alla consultazione per abrogare la norma per la "realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare". LA SCHEDA
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Lungo e articolato il quesito referendario presentato dall'Idv per abrogare la norma per la "realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare".
Si tratta di una parte del decreto legge recante "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge "con modificazioni" il 6 agosto dello stesso anno.
Nel quesito dell'Idv si chiede dunque ai cittadini: "Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare".
L'esame sull'iniziativa referendaria dell'Idv sul nucleare segue il via libera dello scorso 7 dicembre da parte della Corte di Cassazione al termine della verifica di validità della proposta, trasmettendo il fascicolo due giorni dopo, il 9 dicembre alla Consulta. Nel giugno scorso la Corte Costituzionale aveva respinto i ricorsi presentati da 10 regioni (Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Basilicata, Molise e Calabria) contro la legge delega del 2009 che disciplina la localizzazione e l'autorizzazione agli impianti nucleari nel nostro paese.
I ricorsi erano stati dichiarati in parte infondati e in parte inammissibili. A novembre la stessa Consulta aveva dichiarato l'illegittimità delle leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania che vietavano l'installazione sul territorio di centrali nucleari o di impianti di fabbricazione del combustibile e di stoccaggio dei rifiuti radioattivi.
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I ricorsi erano stati dichiarati in parte infondati e in parte inammissibili. A novembre la stessa Consulta aveva dichiarato l'illegittimità delle leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania che vietavano l'installazione sul territorio di centrali nucleari o di impianti di fabbricazione del combustibile e di stoccaggio dei rifiuti radioattivi.