Riforma Gelmini, tutti i nodi ancora aperti

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Dal taglio delle borse di studio fino alla concentrazione di potere nelle mani di rettori e baroni. Ecco quali sono secondo gli studenti i punti più critici del nuovo ordimanento dell'università

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Sono diversi e numerosi i motivi della protesta del mondo dell'università che da settimane va avanti in tutt'Italia, con appendici anche all'estero, nei confronti della riforma Gelmini. Le nuove norme - spiegano le associazioni studentesche - procedendo sulla scia della legge 103 del 2008, che ha già tagliato pesantemente l'università pubblica, determineranno ulteriori sforbiciate al diritto allo studio, impedendo a molti studenti meritevoli di costruire il proprio futuro: meno soldi per le borse di studio, meno contributi per trasporti, mense e alloggi.Meno fondi anche per la internazionalizzazione degli Atenei.

Studenti, sindacati e associazioni della docenza ritengono, inoltre, che il ddl Gelmini favorirà la concentrazione del potere in mano al rettore e a pochi docenti ordinari, i cosiddetti baroni: proprio coloro - dicono - i quali hanno gestito l'autonomia sin dall'inizio degli anni '90 e che hanno provocato la crisi attuale degli atenei. Per il prossimo anno, inoltre, le università avranno difficoltà a sostenere le normali spese di funzionamento a causa dell'incertezza sulle risorse disponibili. Penalizzati, sempre a causa della penuria di finanziamenti, i ricercatori che svolgono didattica o attività gestionali. Infine, desta perplessità la previsione di una grande quantità di deleghe al Governo, in particolare quelle sulla definizione delle norme su merito e valutazione, sul reclutamento e sui nuovi concorsi. 

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