Berlusconi: "Disponibile a modificare la legge elettorale"

Politica
Silvio Berlusconi
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Durante la giornata ad alta tensione vissuta a Roma, il premier decide comunque di presenziare alla presentazione del libro di Bruno Vespa. "Non c'è maggioranza alternativa, si va avanti, ma senza Fli". Ed è one-man show. VIDEO

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(in fondo all'articolo tutti i video della presentazione)

Dopo la giornata cruciale che ha visto il governo ottenere per un soffio la fiducia alla Camera, e sopratuttto dopo gli scontri e le violenze avvenute fuori dal Parlamento, il premier decide comunque di intervienire alla presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa.

"Andiamo avanti, ma stop ai finiani" - Berlusconi si dice convinto nel volere andare avanti con l'attività di governo, anche perché, dice, non c'è un'alternativa e soprattutto perché "quella di oggi è una vittoria poltica".
"Ora - ha proseguito il premier - abbiamo in progetto l'allargamento della maggioranza. E' credibile che ci siano alcuni parlamentari che ora possono pensare di rientrare nei ranghi del Pdl", anche perché "il Paese non ha bisogno di una campagna elettorale".
Niente da fare, invece, per ciò che concerne le intese con Futuro e libertà: "Hanno mantenuto comportamenti negativi culminati nel discorso alla Camera di Bocchino".
"Alla fine - ha detto il premier - è venuto fuori che per Fini ero un ostacolo per raggiungere i suoi obiettivi".

"Modifichiamo la legge elettorale" - Silvio Berlusconi si dice disponibile a rivedere la legge elettorale togliendo ai partiti la possibilità di indicare i candidati, ma soprattutto sottolinea
la necessità di alzare la soglia di sbarramento per l'accesso in parlamento. "Sono
d'accordo sul rivedere la legge elettorale e togliere ai partiti la possibilità di indicare i candidati - ha detto - anche se non credo che le segreterie dei partiti vogliano perdere un potere così forte, ma su questo si potrebbe trovare un accordo". "Quello su cui non si può derogare è il premio di maggioranza, che serve per la governabilità - ha proseguito il premier - e anzi io interverrei anche sulla soglia di sbarramento che alzerei al 5%. In Turchia è al 10 - ha ricordato - ma forse quella è troppo alta, tuttavia si può portare al 5% perché non si può governare un Parlamento con 15 gruppi. Il 4% va bene - ha concluso - ma io la alzerei al 5%.

L'invito ai "democristiani del Pd" - Il "tentativo di allargamento della maggioranza" si deve concentrare allora sia nei confronti dell'Udc, ma anche verso "altri gruppi in parlamento come i democristiani di sinistra che sono nel Pd", anche eprché lo stesso capo dello Stato tiene "a un governo solido".

"Non ho mai fatto male a nessuno" - "Non ho mai fatto male a nessuno se non ai tanti mafiosi arrestati" durante questo Governo, ha poi aggiunto il presidente del Consiglio. Il premier ricorda la ormai famosa direzione in cui si consumò la rottura con Fini: "La sera mi guardai allo specchio e mi dissi 'sei un dittatore sanguinario, sei un gangster' visto come mi descrivevano e andai a letto con questa convinzione" scherza. "Se c'è qualcuno a cui ho fatto tanto male lo dica...".

"La riforma della giustizia sarà più difficile" - Con questi numeri, però, Berlusconi ammette che "la riforma complessiva della giustizia sarà molto pù difficile". "Non ci sarà infatti una riforma - ha detto il premier su alcuni punti" che non trovano il consenso dell'opposizione, ma su altri, come ad esempio la "velocizzazione" dei processi, credo sia possibile portare a termine le riforme".

L'Aquila e l'emergenza rfiuti? "Miracoli" - Il premier interviene poi sull'emergenza rifiuti: "Il governo non può interessarsi di tutti i capoluoghi di provincia, se questi non sanno badare alle proprie emergenze", sostenendo che in questi mesi si è "tentato di gettare fango" anche su quanto fatto dopo il terremoto de L'Aquila, così come appunto per i rifiuti di Napoli.
Nel capoluogo campano, ha sottolineato Berlusconi, l'esecutivo "ha operato un miracolo", mentre è emersa una "incapacità assoluta delle autorità locali". Quanto a L'Aquila, ha affermato che "sia la Corte dei Conti sia l'autorità dei lavori pubblici hanno sentenziato che gli appalti sono stati assolutamente regolari, come regolare è stata l'assegnazione dei lavori. E l'esecuzione è stata perfetta quanto a qualità e a tempi".

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