Casini apre al Pdl, ma Maroni lo gela: chi perde non governa

Politica
Pier Ferdinando Casini e Roberto Maroni
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Il leader dell'Udc: "Ci vuole un armistizio. Non mi fido della Lega e di Berlusconi, ma siamo disposti a sederci al tavolo". Il ministro dell'Interno rispedisce l'invito al mittente: "Si può consentire a chi ha perso le elezioni di entrare al governo? No"

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A Milano, dal palco dell'assemblea nazionale dell'Udc, Pier Ferdinando Casini invoca un governo di “armistizio e di solidarietà nazionale”. “Non ci piace la Lega e non ci fidiamo di Berlusconi”, precisa, ma poi lascia aperta la porta: “Se vogliono cambiare ci siederemo al tavolo, ma ci aspettiamo fatti".
Prove tecniche di governo? Non proprio.
A chiudere quella stessa porta, infatti, ci pensa il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Ma lo fa con cortesia. Ospite di Lucia Annunziata nel programma di approfondimento politico Mezz’Ora, il ministro rispedisce al mittente l’invito. “Casini è una persona che stimo quindi non avrei nessun problema, siamo stati in maggioranza assieme per cinque anni", ha ricordato, "ma il principio è: si può consentire a chi ha perso le elezioni di entrare al governo? Penso di no".

Maroni: chi vince governa, chi perde sta all’opposizione -
Il principio illustrato dal ministro leghista è chiaro. "Io sono favorevole ai sani e saldi principi della democrazia - dice Maroni - chi vince le elezioni governa, chi perde sta all'opposizione. Noi l'abbiamo già detto di essere contrari ad un rimpasto con Casini”.
Il titolare del Viminale ha anche parlato del prossimo voto di fiducia in programma il 14 dicembre. "Mi auguro che il governo la ottenga - sottolinea -. So che la Lega sarà compatta e però sul Pdl non sono in grado di fare previsioni". "Abbiamo già avvertito Berlusconi - conclude - che non è sufficiente una maggioranza di due, tre persone perché poi tutti i giorni dobbiamo rimanere appesi a queste due tre persone. Se non c'è una maggioranza che ci consenta di lavorare, se ci sono pochi voti di scarto, bisogna tornare a votare. Non vogliamo fare la fine del governo Prodi".

Il ministro dell'Interno difende la Lega - Il ministro commenta anche alcuni dei temi caldi della politica interna. A proposito della polemica innestata da Roberto Saviano sul rapporto tra la 'ndrangheta e la Lega , dichiara: "Il rapporto della Dia sulle infiltrazioni mafiose al nord Italia contiene decine e decine di casi in cui sono coinvolti amministratori locali di molti partiti, ma nessuno della Lega. E anche se nessuno del mio partito è coinvolto nelle indagini, improvvisamente la Lega diventa referente della 'ndrangheta. E' un'accusa così infamante per me, così inaccettabile che ho reagito. E' per questo che mi sono arrabbiato ".
Il titolare del Viminale commenta anche le motivazioni della sentenza Dell'Utri: "Se la condanna è definitiva deve andare in galera. Non c'è immunità che tenga di fronte a una sentenza definitiva". ( Guarda l'intervista di SkyTG24 a Marcello Dell'Utri )

Casini e il nuovo Polo – Il futuro del governo è stato, come è ovvio, al centro del lungo intervento di Pier Ferdinando Casini all’assemblea nazionale dell’Udc riunita a Milano. “Per tre quattro anni - ha dichiarato - bisognerebbe non pensare a chi vince le elezioni ma governare facendo anche scelte impopolari". E ha poi sottolineato che il partito “non ha fretta di andare a governare: se siamo stati all'opposizione per due anni è perché non condividiamo la politica degli spot". L’Udc, però, sente il dovere di dare ascolto al mondo industriale e cattolico che chiede un'entrata del suo partito nell'esecutivo Berlusconi. "Nono possiamo sederci sulla riva del fiume aspettando che passi il cadavere", ha premesso. Ma - ha subito aggiunto - "possiamo aiutare gli altri solo se le cose cambieranno davvero". In primo luogo, ha chiarito, "non ci piace l'egemonia della Lega" e poi "non ci fidiamo di Berlusconi”. Ma c’è un ma:” "Se vogliono cambiare ci siederemo al tavolo, ma ci aspettiamo i fatti”.
In questo preciso momento politico, infatti, “deve nascere qualcosa di nuovo” sostiene Casini che rilancia così il suo progetto: è necessario "un nuovo polo, una nuova idea della nazione" un movimento che "ricucia l'Italia". "Non possiamo andare avanti così - ha aggiunto - sembriamo cani rabbiosi che si azzannano mentre il Paese sprofonda". E avverte: “Non parlate mai di terzo polo, perché dimostrate già di partire subalterni".

Montezemolo: per i prossimi due anni non entrerò in politica - Intanto, Luca Cordero di Montezemolo fuga ogni dubbio su una sua possibile discesa in campo. Il presidente della Ferrari ha confermato che, almeno per i prossimi due anni, non entrerà in politica "anche perché non mi piace - ha detto nel corso della registrazione di Che tempo che fa - il modo di fare politica di oggi". Altra cosa, ha precisato, è "l'impegno civile e politico non partitico".
L'imprenditore si augura inoltre, che non si arrivi al voto e che il governo continui a governare. Tuttavia, quando si arriverà a fine legislatura, è convinto che giungeremo "alla fine di un ciclo".  "Auspico che il governo ottenga la fiducia, governi e poi sia giudicato dai cittadini", ha detto. "Siamo alla fine di una stagione - ha aggiunto - è un cine panettone che sta arrivando ai titoli di coda: ci sono gli stessi attori, ma è cambiato il nome dei partiti".

Ascolta l'intervento del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini

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