Maroni a Saviano: “Passata l’arrabbiatura deponiamo le armi”

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Ancora polemiche, scontri e controrepliche. Il ministro dell’Interno prima parla di querela, poi smorza i toni: “Stimo l’autore di Gomorra. Non dovremmo litigare ma combattere insieme la criminalità”

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Maroni-Saviano: ancora una giornata di scontro, repliche e controrepliche che si chiude però con la richiesta del ministro di "deporre le armi". E il consiglio di amministrazione della Rai, riunitosi a Viale Mazzini, non ha preso alcuna decisione sulla replica chiesta dal titolare del Viminale alle affermazioni fatte dall'autore di Gomorra nel corso della seconda puntata di Vieni via con me. Ma per giovedì 18 novembre il direttore generale Masi ha convocato il direttore di Raitre Paolo Ruffini.

Maroni era tornato a ribadire di aspettare le decisioni del Cda. "Se la Rai mi dirà di no - ha argomentato il ministro - lo accetterò, ma sarebbe una sorta di bavaglio o di censura". Poi, dopo la notizia dell'arresto del superboss Antonio Iovine, propone l'armistizio: "Deponiamo le armi". A far alzare il livello delle polemiche era stata l'ultima presa di posizione di Saviano su Repubblica ("La risposta del ministro Maroni mi ha ricordato un altro episodio quello in cui dopo aver scritto una lettera al boss della camorra Sandokan Schiavone l'avvocato di questi rispose: 'Voglio vedere se Saviano ha il coraggio di dire queste cose guardando Sandokan negli occhi'. Per la prima volta da allora ho riascoltato questa espressione. E sulla bocca del ministro dell'Interno certe parole sono davvero inquietanti").

Furiosa la replica del ministro: "E' troppo grave che Saviano mi paragoni a un boss della camorra, smentisca altrimenti mi riservo ogni azione utile per tutelarmi di fronte a una frase così infamante". Ma poi dallo studio di Matrix in serata Maroni abbassa i toni:"Spero che con l'arresto del boss latitante delle terre di Saviano - dice - si possa chiudere questa brutta pagina. E continuare tutti insieme la lotta alla criminalità". "Conosco Roberto Saviano, e lo stimo - aggiunge Maroni - per questo sono rimasto sorpreso da lui: dovrebbe essere al mio fianco, non dovremmo litigare, per questo mi sono arrabbiato. Ma l'arrabbiatura è passata".

Intanto il Cda nella giornata di mercoledì 17 novembre non ha deciso sulla richiesta del ministro di replicare di persona all'interno del programma di Fazio e Saviano non mettendo ai voti l'ordine del giorno proposto dal consigliere Giovanna Bianchi Clerici che impegnava in tal senso il dg Masi e il direttore di Raitre. "Occasione sprecata" spiega Bianchi Clerici. Il presidente Paolo Garimberti si è "rammaricato profondamente che in Cda non si sia trovata una linea comune", considerando opportuna la replica ed ha auspicato che "il direttore generale e il direttore di RaiTre possano concordare serenamente con il ministro modi e tempi dell'intervento".

E anche nel mondo politico le polemiche sono continuate: per il segretario del Pd Pierluigi Bersani "il ministro ha un'occasione al giorno per parlare in tv. Non si aggredisca Saviano per quello che ha detto, questo è il problema". Mentre il portavoce dell'Idv, Leoluca Orlando, osserva: "E' il ministro dell'Interno e dovrebbe difendere chi è minacciato dalle cosche e non minacciare e intimidire Saviano solo perché ha il coraggio di dire la verità". E il presidente della Confindustria Marcegaglia: "Il problema della criminalità c'è tant' è vero che abbiamo firmato con il ministro Maroni il protocollo per la legalità a Milano proprio a testimonianza che non riguarda il Mezzogiorno ma tutto il paese". Il Pdl fa quadrato: per il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto "Saviano ha perso la testa, le sue battute che equiparano Sandokan e Maroni, la Lega e la camorra, sono inaccettabili e inquietanti". Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, parla di un "tentativo velenoso di calunniare e screditare" Maroni e "il partito di cui fa parte".


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