Viva la democrazia, anzi no. Nel Pdl decide solo il premier

Politica
Il premier Silvio Berlusconi
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi oggi a Milano alla festa della Libertà di Milano, domenica 3 ottobre 2010. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Secondo una norma della bozza che regola i congressi locali del Pdl, il presidente potrà "a suo insindacabile giudizio e senza obbligo di motivare la decisione non dare seguito alle indicazioni delle assemblee". E gli elettori saranno solo i dirigenti

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La frase è chiara, il riferimento cristallino.
Articolo 6 della bozza di delibera che regolamenta i congressi locali del Popolo della libertà: “Il Presidente può, a suo insindacabile giudizio, e senza l’obbligo di motivare la decisione, non dare seguito alle indicazioni delle Assemblee”.
Inutile aggiungere che il “Presidente” con la p maiuscola è lui, Silvio Berlusconi, e che le assemblee sono le assisi regionali e provinciali che eleggeranno “democraticamente” i coordinatori locali.

La decisione non è estemporanea. Secondo alcune ricostruzioni di alcuni osservatori, da giorni (forse addirittura da settimane), il premier e i suoi stavano lavorando a un Pdl ancora "più democratico" ("lo è già", aveva tuonato Berlusconi alla direzione nazionale dell'aprile scorso).
A capeggiare la task force per rendere più partecipativa la vita interna del partito, due dei tre coordinatori pidiellini, Sandro Bondi e Denis Verdini, che sempre secondo i bene informati, avrebbero accelerato sul “processo di democratizzazione del Pdl”.
Il risultato? Uno statuto - ancora da approvare - e una norma - l'art.6 appunto - nata con l'obiettivo, come scrive Libero, di dirimere ogni controversia tra ex militanti di An e Forza Italia.

Dunque, riepilogando: se tutto andrà come previsto, si delibererà un regolamento, si indiranno le assemblee, si convocheranno i dirigenti (potranno votare solo tra parlamentari e amministratori locali), si conteranno le schede, si proclameranno gli eletti. Poi, la palla passerà al premier: toccherà a lui dare l'imprimatur definitivo. Pollice in alto, sarà tutto ok; pollice verso, tutto da rifare.

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