Processo breve, nuovo attacco di Famiglia Cristiana

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Nel giorno in cui la maggioranza si riunisce in un vertice sulla Giustizia il settimanale dei paolini torna ad attaccare il governo: "Sono altre le priorità del paese". Dubbi anche da parte dei finiani

Nel giorno in cui la maggioranza si riunisce in un vertice a Palazzo Grazioli per parlare di giustizia, Famiglia Cristiana torna ad attacare il governo e lo fa questa volta puntando il dito sul processo breve. Invece di affronatre temi importanti - scrive il settimanale dei paolini - come quello della famiglia, la politica italiana è "alle prese con false priorità ed emergenze, come il cosiddetto processo breve". La rivista va avanti sottolineando che sì "le elezioni anticipate appaiono scongiurate" ma nei cinque punte proposti come urgenze dal Governo al primo posto figura questo provvedimento che "per renderlo meno indigesto all'opinione pubblica, si chiamerà processo in tempi ragionevoli. E che avrà una corsia preferenziale, grazie a risorse e investimenti straordinari. Da reperire, a ogni costo, sia pure in tempi di ristrettezze". "Per i politici - dunque - il benessere della famiglia non è bene prioritario, ma merce di scambio, in una logica mercantile che mira a interessi di parte e non al bene comune". Mentre, "nel welfare familiare ci superano Paesi come Cipro, Estonia e Slovenia. Peggio di noi fanno solo Malta e Polonia".

E il processo breve continua a essere anche motivo di divisione con i finiani. Sulla possibilità che il tema possa tornare entro breve in discussione Italo Bocchino a dichiarato che"il testo sul processo breve era finito su un binario morto al Senato per le perplessità circa il danno arrecato ad un numero elevato di procedimenti pendenti. Aspettiamo che il governo ci illustri come sciogliere questi nodi". "Aspettiamo di sentire l'intervento di Fini a Mirabello", aggiunge Bocchino che valuta "positivamente l'atteggiamento della Lega Nord" in modo che - spiega - "si possa tornare a parlare di politica".

Gli risponde a stretto giro Osvaldo Napoli, vicecapogruppo del Pdl alla Camera, secondo cui "Italo Bocchino fa orecchie da mercante. E' il caso di ricordargli che c'è un nodo politico che riguarda il dovere di creare uno scudo giudiziario al presidente del Consiglio al centro, come riconosce lo stesso Bocchino, di un'aggressione giudiziaria. La norma transitoria contro la quale si appuntano le critiche di Futuro e libertà non cancella più processi di quanti già adesso non finiscano in prescrizione per decorrenza dei termini: decorrenza che, ricordo di passaggio, è un'altra delle forme di potere discrezionale nella facoltà dei magistrati".

"Il nodo - prosegue Napoli -  come ben sanno i finiani, è solo ed esclusivamente politico: ritengono essi che sia nell'interesse del Paese avere un presidente del Consiglio nella pienezza dei suoi poteri e temporaneamente al riparo da procedimenti giudiziari? Se sono convinti di questo, voteranno il provvedimento sulla ragionevole durata dei processi nel testo che essi hanno approvato al Senato, quando ancora non si erano costituiti in gruppi autonomi. Se, al contrario, ritengono di spostare anche una sola virgola, abbiano la compiacenza di non etichettare questa richiesta con il termine "confronto". Si tratta di altro, di ben altro come l'on. Bocchino sa bene".

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