Per tutta la legislatura il settimanale dei paolini ha lanciato dure critiche al governo e alla politica italiana. Dal caso Noemi (premier "indifendibile") al "metodo Boffo". E Feltri ribattezza: "Fanghiglia Cristiana"
di Serenella Mattera
“Dossier, minacce e ricatti velenosi volano come stracci in un’Italia ridotta alle pezze”. “Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici in ‘servitori’, semplici esecutori dei voleri del capo”. “Per alcuni i sacrifici si coniugano al presente, per la ‘casta’ al futuro”. “Nei palazzi del potere si aggirano ‘nani e ballerine’”.
Chi parla non è Marco Travaglio o Beppe Grillo. Chi scrive del “berlusconismo” che distrugge il dissenso ed è arrivato a denunciare un’Italia che “precipita verso il baratro di leggi razziali”, non è un foglio militante o una penna acuminata del giornalismo di sinistra. Chi da due anni e anche più fa puntualmente innervosire Silvio Berlusconi e mezzo Pdl, è Famiglia Cristiana, il settimanale fondato nel 1931. “Famiglia Comunista”, l’ha ribattezzato il cattolico ministro Gianfranco Rotondi dopo l’ultimo editoriale sul “Cavaliere rampante e la Costituzione dimezzata”. “Fanghiglia Cristiana”, per il direttore del Giornale Vittorio Feltri. Ma i paolini non sembrano affatto intimoriti dalle critiche. Anzi, rivendicano il diritto a dire la loro, a dispetto di chi vorrebbe la “Chiesa del silenzio”.
Il settimanale cattolico, si badi, ha sempre avuto una spiccata verve polemica. E sotto la direzione di don Antonio Sciortino, non ha mancato di pungolare governi di destra e di sinistra. Ma nell’ultima legislatura la rassegna dei richiami si è fatta piuttosto ricca. Tanto da spingere uno dei cattolici più in vista del Pdl, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, a sentenziare: “Ogni settimana Famiglia cristiana sembra diventata la fotocopia de Il Fatto e de l’Unità, e non mi pare che questa sia la caratteristica di un settimanale cattolico”.
Alla vigilia delle elezioni del 2008, a dire il vero, il giornale dei paolini ne ha per tutti: no al “pasticcio veltroniano in salsa pannelliana”, no alla “anarchia di valori berlusconiana”, ma no anche ai “cattolici con il bollino ma senza coraggio” dell’Udc. Qualche mese dopo denuncia la questione morale che coinvolge anche un partito “che non è ancora nato, o è nato morto” come il Pd. Ma le preoccupazioni più forti vengono espresse quando approda in Parlamento il pacchetto sicurezza. Con i medici “invitati a fare la spia e denunciare i clandestini” (norma mai approvata, ndr), l’Italia “precipita verso il baratro di leggi razziali”, scrive il settimanale di don Sciortino. Che si attira così un fuoco di fila di accuse che si condensano negli epiteti “cattocomunisti”, “manganellatori” e “criptocomunisti”, branditi dal sottosegretario Carlo Giovanardi e dal capogruppo Pdl Maurizio Gasparri.
Ma Famiglia Cristiana non demorde. Lo scudo fiscale? “L’ennesima beffa per la gente onestà”, con il ministro Giulio Tremonti che “fa il filosofo ma poi premia gli evasori”. Il ministro (per soli 17 giorni) Aldo Brancher? “Siamo arrivati al colmo della nomina di un ‘ministro del nulla’”. Il federalismo della Lega? Sa di secessione ed è senza anima e solidarietà. Replica di Umberto Bossi: “Chi ha scritto ciò è scemo e ignorante”.
L’estate 2009 è quella del caso Noemi e del “velinismo” (vera “emergenza”, secondo i paolini). Ebbene, a giugno don Sciortino scrive che la vicenda personale del premier “è indifendibile” e che “il limite di decenza è stato superato”: “Con Dio – ammonisce – non è possibile stabilire un ‘lodo’, tanto meno chiedergli ‘l’immunità morale’”. Poi arriva il caso Boffo, la furiosa campagna di stampa contro il direttore di Avvenire, che aveva chiesto “più sobrietà” a Berlusconi e denunciato uno “scenario apparso nella sua desolazione”. Anche allora Famiglia Cristiana estrae le sue penne più appuntite per denunciare un “grave e disgustoso attacco subito per aver osato criticare il governo” e anche il fatto che “nell’Italia di oggi molti rimpiangono la Chiesa del silenzio”.
Ma non finisce lì. Nella calda estate 2010, quella dello scontro Berlusconi-Fini e dell’affare Tulliani, ogni settimana arrivano nuove parole di fuoco. “Poco importa che il Paese sia allo sfascio: non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il ‘dominus assoluto’” (3 agosto). “Un Paese maturo non può continuare con uomini che hanno scelto la politica per ‘sistemare’ se stessi e le proprie ‘pendenze’” (10 agosto). Disfattista è “chi è allergico a regole e istituzioni” (17 agosto). La “regola” del berlusconismo è il "metodo Boffo (chi dissente va distrutto)” (24 agosto).
E così, mentre sottosegretario e ministri alzano la voce per contestare l’ennesima uscita polemica (Francesco Giro parla di “pornografia politica”), c’è chi invita Famiglia Cristiana ad andare avanti (“Speriamo – si legge su Facebook - che le vostre parole risveglino coscienze un po’ troppo addormentate”).
La prossima settimana, probabilmente, non resteranno delusi.
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Chi parla non è Marco Travaglio o Beppe Grillo. Chi scrive del “berlusconismo” che distrugge il dissenso ed è arrivato a denunciare un’Italia che “precipita verso il baratro di leggi razziali”, non è un foglio militante o una penna acuminata del giornalismo di sinistra. Chi da due anni e anche più fa puntualmente innervosire Silvio Berlusconi e mezzo Pdl, è Famiglia Cristiana, il settimanale fondato nel 1931. “Famiglia Comunista”, l’ha ribattezzato il cattolico ministro Gianfranco Rotondi dopo l’ultimo editoriale sul “Cavaliere rampante e la Costituzione dimezzata”. “Fanghiglia Cristiana”, per il direttore del Giornale Vittorio Feltri. Ma i paolini non sembrano affatto intimoriti dalle critiche. Anzi, rivendicano il diritto a dire la loro, a dispetto di chi vorrebbe la “Chiesa del silenzio”.
Il settimanale cattolico, si badi, ha sempre avuto una spiccata verve polemica. E sotto la direzione di don Antonio Sciortino, non ha mancato di pungolare governi di destra e di sinistra. Ma nell’ultima legislatura la rassegna dei richiami si è fatta piuttosto ricca. Tanto da spingere uno dei cattolici più in vista del Pdl, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, a sentenziare: “Ogni settimana Famiglia cristiana sembra diventata la fotocopia de Il Fatto e de l’Unità, e non mi pare che questa sia la caratteristica di un settimanale cattolico”.
Alla vigilia delle elezioni del 2008, a dire il vero, il giornale dei paolini ne ha per tutti: no al “pasticcio veltroniano in salsa pannelliana”, no alla “anarchia di valori berlusconiana”, ma no anche ai “cattolici con il bollino ma senza coraggio” dell’Udc. Qualche mese dopo denuncia la questione morale che coinvolge anche un partito “che non è ancora nato, o è nato morto” come il Pd. Ma le preoccupazioni più forti vengono espresse quando approda in Parlamento il pacchetto sicurezza. Con i medici “invitati a fare la spia e denunciare i clandestini” (norma mai approvata, ndr), l’Italia “precipita verso il baratro di leggi razziali”, scrive il settimanale di don Sciortino. Che si attira così un fuoco di fila di accuse che si condensano negli epiteti “cattocomunisti”, “manganellatori” e “criptocomunisti”, branditi dal sottosegretario Carlo Giovanardi e dal capogruppo Pdl Maurizio Gasparri.
Ma Famiglia Cristiana non demorde. Lo scudo fiscale? “L’ennesima beffa per la gente onestà”, con il ministro Giulio Tremonti che “fa il filosofo ma poi premia gli evasori”. Il ministro (per soli 17 giorni) Aldo Brancher? “Siamo arrivati al colmo della nomina di un ‘ministro del nulla’”. Il federalismo della Lega? Sa di secessione ed è senza anima e solidarietà. Replica di Umberto Bossi: “Chi ha scritto ciò è scemo e ignorante”.
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Ma non finisce lì. Nella calda estate 2010, quella dello scontro Berlusconi-Fini e dell’affare Tulliani, ogni settimana arrivano nuove parole di fuoco. “Poco importa che il Paese sia allo sfascio: non si ammettono repliche al pensiero unico. E guai a chi osa sfidare il ‘dominus assoluto’” (3 agosto). “Un Paese maturo non può continuare con uomini che hanno scelto la politica per ‘sistemare’ se stessi e le proprie ‘pendenze’” (10 agosto). Disfattista è “chi è allergico a regole e istituzioni” (17 agosto). La “regola” del berlusconismo è il "metodo Boffo (chi dissente va distrutto)” (24 agosto).
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