Il Pdl: "Nessuno sta forzando la mano a Napolitano"
PoliticaCicchitto e Gasparri: "Governi tecnici senza consenso elettorale sono manovra di palazzo lontana dal mandato del popolo". Bossi: Napolitano sempre disponibile. L'opposizione insorge. Il Pd: "Lo scioglimento delle camere spetta solo al presidente"
All'indomani della "sfida" lanciata dal presidente della Repubblica a chi lo critica nel centrodestra, il Pdl dice che non ha alcuna intenzione di chiederne l'impeachment e la Lega Nord, preoccupata che la riforma federalista non arrivi a compimento, chiede di non tirare "la giacchetta" al capo dello Stato.
La presa di posizione del Pdl - Dopo la dura nota del Quirinale che stigmatizzava le allusioni a presunti tradimenti della Costituzione da parte di Giorgio Napolitano, oggi, in una nota congiunta, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e quello del Senato Maurizio Gasparri dicono che "nessuno sta forzando e nemmeno pensa di forzare la mano al capo dello Stato".
In un'intervista pubblicata sempre oggi sul Corriere della Sera, lo stesso Cicchitto si è detto sorpreso dell'uscita di ieri del Quirinale "perché la presidenza della Repubblica evoca termini quali quello dell'impeachment al quale nessuno di noi aveva pensato" e ha ribadito che "rimane inalterato il rapporto di rispetto" del partito del premier Silvio Berlusconi verso il presidente.
Nella loro nota Cicchitto e Gasparri avvertono però Napolitano, che nei giorni scorsi si era espresso contro lo scioglimento del Parlamento, che in caso di caduta del governo Berlusconi non c'è alterativa alle elezioni.
"E' indubbio che nel nostro sistema bipolare i cittadini trovino sulla scheda anche il nome del premier. E ipotizzare governi tecnici o di transizione senza consenso elettorale sarebbe vista come una manovra di palazzo lontana dal mandato del popolo", dice la nota dei due esponenti Pdl.
"Deve esserci da parte di tutti un tentativo positivo di riprendere con incisività l'azione di governo, ma, qualora non vi fossero i numeri per consentire alla maggioranza di procedere sui 4,5 punti, allora la soluzione dovrebbe essere quella di ricorrere alle urne". La Costituzione continua a prevedere che sia il Quirinale a nominare un nuovo presidente del Consiglio incaricato o in alternativa decidere se sciogliere le Camere in caso di crisi di governo, ma il centrodestra ritiene che di fatto il quadro istituzionale sia cambiato dopo il varo dell'ultima legge elettorale, che prevede un premio di coalizione e l'indicazione del nome del "capo" della stessa coalizione.
La Lega: "Napolitano sempre disponibile" - Intanto, dopo che nei giorni scorsi il leader della Lega Nord Umberto Bossi aveva minacciato di far scendere in piazza "milioni di lombardi, di veneti, di piemontesi" contro un eventuale governo tecnico, ieri sera lo stesso Bossi ha detto SkyTG24 che "è meglio non esacerbare lo scontro" e che "quando ci sono questi scontri tutto diventa caotico e tutti hanno un minimo di ragione".
"Noi abbiamo bisogno di fare le riforme e di avere un Presidente della Repubblica che non sia contro di noi", ha chiarito Bossi, ricordando che "il presidente della Repubblica deve sempre mantenere gli equilibri. Napolitano, quando ne abbiamo avuto bisogno con il federalismo o altro, è sempre stato disponibile; ma se devo dire la mia non è una persona che sta bene dove sta".
La riforma in senso federalista dello Stato, principale punto di programma della Lega, non è ancora giunta a compimento, mentre le Camere devono ancora approvare alcuni decreti attuativi del cosiddetto "federalismo fiscale".
E oggi, in un'intervista alla Repubblica, anche il presidente del Piemonte ed ex capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Cota cerca di smorzare i toni dello scontro con Napolitano. "Noi rispettiamo il presidente della Repubblica e apprezziamo l'equilibrio che ha sempre dimostrato. Ci chiediamo perciò perché si vuole attribuire a Napolitano una cosa che non ha ancora fatto. Per noi manca di rispetto al presidente chi oggi gli attribuisce una decisione che non ha mai preso e che non crediamo prenderà mai. Questo vuol dire scavalcare i ruoli, tirarlo per la giacchetta".
La replica dell'opposizione e dei finiani - I "continui attacchi" del Pdl a Napolitano sono "inaccettabili e devono finire", sottolinea Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, che bolla gli esponenti che se ne rendono responsabili come "veri e propri analfabeti della Costituzione italiana", visto che in realtà "l'atteggiamento del Presidente Napolitano è ineccepibile" perché "la Costituzione è una sola e l'art.1 va letto nella sua interezza e non interpretato parzialmente per meri interessi di parte".
Italia dei valori, con il capogruppo alla Camera Massimo Donadi, mette in guardia: "Chi attacca il Colle vuole lo sfascio delle istituzioni" e "chi prosegue nella via dello scontro istituzionale non può avere responsabilità di governo".
Dai centristi arriva un fermo richiamo al Pdl. Sia il presidente Rocco Buttiglione, sia il segretario Lorenzo Cesa sottolineano che "la correttezza del Capo dello Stato è fuori discussione, come tutte le persone ragionevoli riconoscono ampiamente".
Per il capogruppo di Futuro e libertà per l'Italia, Italo Bocchino, il partito di maggioranza dovrebbe fare di più: "Dal presidente del gruppo del Pdl Cicchitto - afferma - ci saremmo aspettati le scuse a Napolitano". Bocchino sostiene che "è infatti evidente che in caso di crisi del governo Berlusconi, che comunque non sarebbe causata da un nostro mancato sostegno, ma dalla deriva muscolare del presidente del Consiglio dei ministri, il presidente della Repubblica ha il dovere di esperire i tentativi necessari per verificare l'esistenza in Parlamento di una maggioranza contraria alle elezioni anticipate".
Il Pd: sulle elezioni la scelta spetta al presidente - I capigruppo del Pd, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro ufficializziano anche la posizione del loro partito in una nota: "Il presidente del Consiglio e il Governo possono rassegnare le dimissioni o chiedere la fiducia al parlamento. Ma tutto ciò che avviene un minuto dopo le dimissioni o dopo la mancata fiducia da parte delle Camere è, secondo la Costituzione del nostro paese, nelle mani del capo dello Stato. Qualunque decisione il capo dello Stato decidesse di adottare, noi la rispetteremo fino in fondo". "Il potere di scioglimento delle Camere è - affermano i capigruppo Pd - secondo la Costituzione, nelle mani del presidente della Repubblica, al cui equilibrio è rimessa ogni decisione in merito alla possibilità di garantire continuità alla vita istituzionale del paese".
La presa di posizione del Pdl - Dopo la dura nota del Quirinale che stigmatizzava le allusioni a presunti tradimenti della Costituzione da parte di Giorgio Napolitano, oggi, in una nota congiunta, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e quello del Senato Maurizio Gasparri dicono che "nessuno sta forzando e nemmeno pensa di forzare la mano al capo dello Stato".
In un'intervista pubblicata sempre oggi sul Corriere della Sera, lo stesso Cicchitto si è detto sorpreso dell'uscita di ieri del Quirinale "perché la presidenza della Repubblica evoca termini quali quello dell'impeachment al quale nessuno di noi aveva pensato" e ha ribadito che "rimane inalterato il rapporto di rispetto" del partito del premier Silvio Berlusconi verso il presidente.
Nella loro nota Cicchitto e Gasparri avvertono però Napolitano, che nei giorni scorsi si era espresso contro lo scioglimento del Parlamento, che in caso di caduta del governo Berlusconi non c'è alterativa alle elezioni.
"E' indubbio che nel nostro sistema bipolare i cittadini trovino sulla scheda anche il nome del premier. E ipotizzare governi tecnici o di transizione senza consenso elettorale sarebbe vista come una manovra di palazzo lontana dal mandato del popolo", dice la nota dei due esponenti Pdl.
"Deve esserci da parte di tutti un tentativo positivo di riprendere con incisività l'azione di governo, ma, qualora non vi fossero i numeri per consentire alla maggioranza di procedere sui 4,5 punti, allora la soluzione dovrebbe essere quella di ricorrere alle urne". La Costituzione continua a prevedere che sia il Quirinale a nominare un nuovo presidente del Consiglio incaricato o in alternativa decidere se sciogliere le Camere in caso di crisi di governo, ma il centrodestra ritiene che di fatto il quadro istituzionale sia cambiato dopo il varo dell'ultima legge elettorale, che prevede un premio di coalizione e l'indicazione del nome del "capo" della stessa coalizione.
La Lega: "Napolitano sempre disponibile" - Intanto, dopo che nei giorni scorsi il leader della Lega Nord Umberto Bossi aveva minacciato di far scendere in piazza "milioni di lombardi, di veneti, di piemontesi" contro un eventuale governo tecnico, ieri sera lo stesso Bossi ha detto SkyTG24 che "è meglio non esacerbare lo scontro" e che "quando ci sono questi scontri tutto diventa caotico e tutti hanno un minimo di ragione".
"Noi abbiamo bisogno di fare le riforme e di avere un Presidente della Repubblica che non sia contro di noi", ha chiarito Bossi, ricordando che "il presidente della Repubblica deve sempre mantenere gli equilibri. Napolitano, quando ne abbiamo avuto bisogno con il federalismo o altro, è sempre stato disponibile; ma se devo dire la mia non è una persona che sta bene dove sta".
La riforma in senso federalista dello Stato, principale punto di programma della Lega, non è ancora giunta a compimento, mentre le Camere devono ancora approvare alcuni decreti attuativi del cosiddetto "federalismo fiscale".
E oggi, in un'intervista alla Repubblica, anche il presidente del Piemonte ed ex capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Cota cerca di smorzare i toni dello scontro con Napolitano. "Noi rispettiamo il presidente della Repubblica e apprezziamo l'equilibrio che ha sempre dimostrato. Ci chiediamo perciò perché si vuole attribuire a Napolitano una cosa che non ha ancora fatto. Per noi manca di rispetto al presidente chi oggi gli attribuisce una decisione che non ha mai preso e che non crediamo prenderà mai. Questo vuol dire scavalcare i ruoli, tirarlo per la giacchetta".
La replica dell'opposizione e dei finiani - I "continui attacchi" del Pdl a Napolitano sono "inaccettabili e devono finire", sottolinea Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, che bolla gli esponenti che se ne rendono responsabili come "veri e propri analfabeti della Costituzione italiana", visto che in realtà "l'atteggiamento del Presidente Napolitano è ineccepibile" perché "la Costituzione è una sola e l'art.1 va letto nella sua interezza e non interpretato parzialmente per meri interessi di parte".
Italia dei valori, con il capogruppo alla Camera Massimo Donadi, mette in guardia: "Chi attacca il Colle vuole lo sfascio delle istituzioni" e "chi prosegue nella via dello scontro istituzionale non può avere responsabilità di governo".
Dai centristi arriva un fermo richiamo al Pdl. Sia il presidente Rocco Buttiglione, sia il segretario Lorenzo Cesa sottolineano che "la correttezza del Capo dello Stato è fuori discussione, come tutte le persone ragionevoli riconoscono ampiamente".
Per il capogruppo di Futuro e libertà per l'Italia, Italo Bocchino, il partito di maggioranza dovrebbe fare di più: "Dal presidente del gruppo del Pdl Cicchitto - afferma - ci saremmo aspettati le scuse a Napolitano". Bocchino sostiene che "è infatti evidente che in caso di crisi del governo Berlusconi, che comunque non sarebbe causata da un nostro mancato sostegno, ma dalla deriva muscolare del presidente del Consiglio dei ministri, il presidente della Repubblica ha il dovere di esperire i tentativi necessari per verificare l'esistenza in Parlamento di una maggioranza contraria alle elezioni anticipate".
Il Pd: sulle elezioni la scelta spetta al presidente - I capigruppo del Pd, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro ufficializziano anche la posizione del loro partito in una nota: "Il presidente del Consiglio e il Governo possono rassegnare le dimissioni o chiedere la fiducia al parlamento. Ma tutto ciò che avviene un minuto dopo le dimissioni o dopo la mancata fiducia da parte delle Camere è, secondo la Costituzione del nostro paese, nelle mani del capo dello Stato. Qualunque decisione il capo dello Stato decidesse di adottare, noi la rispetteremo fino in fondo". "Il potere di scioglimento delle Camere è - affermano i capigruppo Pd - secondo la Costituzione, nelle mani del presidente della Repubblica, al cui equilibrio è rimessa ogni decisione in merito alla possibilità di garantire continuità alla vita istituzionale del paese".