Acqua privata? E' record di firme per il referendum

Politica
I promotori del referendum per l'acqua pubblica davanti alla Corte di Cassazione
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Depositate in Cassazione un milione e 400mila sottoscrizioni contro la privatizzazione. "Siamo nella storia della democrazia", dicono i promotori. Che ora mirano al superamento del quorum e intanto chiedono una moratoria del decreto Ronchi fino al 2011

di Serenella Mattera

“Consegnate 1 milione e 400 mila firme in Cassazione per ognuno dei 3 quesiti referendari. Mai un referendum ha raccolto così tanto. Siamo nella storia della democrazia di questo Paese”. L’annuncio sulla bacheca di Facebook, corona una giornata di festa per il Forum italiano dei movimenti per l’acqua. Circa trecento persone, impegnate dal 24 aprile ai banchetti allestiti in tutta Italia per la raccolta delle sottoscrizioni, si sono ritrovate questa mattina in piazza Navona a Roma. E poi tutte insieme si sono dirette in Cassazione, per il deposito ufficiale degli scatoloni che contengono le firme necessarie a chiedere il referendum per l'abrogazione delle leggi “che impongono la privatizzazione dell’acqua” (su tutte il contestatissimo decreto Ronchi). Ciò che i movimenti chiedono è che la gestione dell’oro blu sia affidata esclusivamente allo Stato. E sono ottimisti di riuscire a portare alle urne, per sostenere questa causa, almeno la metà degli italiani.

“Qui comincia l’avventura”, è il messaggio che i referendari lanciano a chi li ha finora sostenuti. Perché dopo aver raccolto una cifra record di firme (“Quelle per il referendum sul divorzio – sottolineano - furono 1 milione e 370 mila”), la sfida è quella di abbattere il muro del quorum, che dagli anni ’90 ha visto fallire tutte le consultazioni popolari. Perché il referendum sia valido, bisogna infatti portare alle urne la metà più uno degli elettori, perciò l’obiettivo del comitato promotore è quello di “portare almeno 25 milioni di italiani a votare tre Sì la prossima primavera”, quando, dopo la verifica di ammissibilità, verrà fissata la data. Impresa possibile? Il risultato, dicono i movimenti, “alla luce del risveglio democratico cui si è assistito nei mesi della raccolta firme, sembra assolutamente raggiungibile”.

Questa mattina dunque il “Popolo dell’acqua” si è radunato a piazza Navona, attorno a un muro simbolico innalzato con le scatole che contengono i moduli delle sottoscrizioni, “per porre un argine alla privatizzazione dell’acqua”. “Abbiamo fatto le primarie dell’acqua e abbiamo stravinto” ha detto Marco Bersani, coordinatore dei movimenti, affiancato dai rappresentanti regionali e dalle associazioni che sostengono il referendum. “Chi l’anno prossimo dirà agli italiani di andare al mare nella domenica in cui si voterà – ha aggiunto – segnerà solo la sua sconfitta”. Una sicurezza, questa, ostentata sulla base dei numeri, che vedono in cima alla classifica delle Regioni più “entusiaste” del referendum la Lombardia, con oltre con oltre 236 mila firme raccolte, seguita da Lazio (oltre 146 mila) e poi Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Puglia e Piemonte, tutte sopra le 100 mila sottoscrizioni, per un totale di 1.401.492.

Il prossimo appuntamento è già fissato: il 18 e 19 settembre, probabilmente a Firenze, per l’assemblea dei movimenti per l’acqua. Ma da subito parte la richiesta al Governo “di emanare un provvedimento legislativo che disponga la moratoria degli affidamenti dei servizi idrici previsti dal decreto Ronchi, almeno fino alla data di svolgimento del referendum”. E alle amministrazioni locali il Forum dei movimenti domanda di “non dare corso alle scadenze previste”. Perché “un milione e quattrocentomila firme rappresentano una delegittimazione di qualunque scelta tesa ad applicare il decreto”.

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