Sciopero contro la "legge bavaglio"? Facebook si divide

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Tanti condividono la protesta dei giornalisti e in segno di solidarietà si asterranno dall'aggiornare i loro status. Alcuni scelgono il "silenzio attivo": informeranno solo sul ddl intercettazioni. Ma non pochi criticano il black out della stampa

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“Un controsenso” o una forma di protesta “sacrosanta”? Fino a poche ore prima dell’inizio dello sciopero dei giornalisti contro la legge sulle intercettazioni, il “popolo” di Facebook si è interrogato e si è diviso sulla opportunità di “imbavagliarsi” per contestare quella che è stata ribattezzata “legge bavaglio”. C’è chi considera l’idea stessa “un ossimoro”, una contraddizione in termini, e avrebbe preferito tutt’altro tipo di iniziative da parte del mondo dell’informazione. E c'è chi invece non solo solidarizza con la stampa, ma prova a contribuire con iniziative di vario tipo, tra cui uno “sciopero” degli aggiornamenti di status di Facebook, per l’intera giornata.

“9 luglio: io aderisco e sto in silenzio su Facebook”, fa sapere Giusto Catania. E Marco Cannioto lancia l’idea di uno “sciopero nazionale” del social network più popolato d’Italia. Da parte sua, il Popolo viola ha aperto un sondaggio per decidere se partecipare “simbolicamente” alla protesta dei giornalisti “non aggiornando lo status” della propria pagina. Ebbene, i sì hanno prevalso, ma non stravinto (circa il 58%). In tanti (il 39%) dichiarano infatti il loro scetticismo. Wilmer ad esempio scrive: “I giornalisti, auto-imbavagliati da 10 anni, dovrebbero pubblicare tutte le notizie che hanno nel cassetto, quelle che hanno sempre lasciato lì perché troppo scomode”. “Ci sarebbe bisogno di un altro tipo di manifestazione – sostiene Ari Luglio – regalare i giornali, per esempio, o allestire punti informativi. Insomma, non stare in silenzio”. “Lavorare lavorare lavorare – urla un anonimo – giornalisti, fate il vostro mestiere!!”.

Scettici sull’opportunità dello sciopero si erano mostrati fin dall’inizio anche gli animatori del gruppo Valigia Blu, nato su Facebook in difesa della libertà d’informazione. Perciò per il 9 luglio preferiscono aderire al “silenzio attivo” della Rete promosso dalle associazioni Lettera 22, Articolo 21 e Reporter Senza Rete: siti e blogger non pubblicheranno notizie, ma solo approfondimenti e commenti sulla legge sulle intercettazioni.

Intanto dal social network partono iniziative di ogni genere per sostenere la protesta. C’è chi invita a diffondere un video in cui la scritta “no al bavaglio” campeggia sulla bandiera italiana e in sottofondo si sente l’inno di Mameli. E chi, come Antonio Mariniello, incita a “uscire di casa con un bavaglio davanti alla bocca”. A Terlizzi, in provincia di Bari, hanno indetto un flash mob in una piazza cittadina: decine di persone  vestite di nero e con bavagli viola, si immobilizzeranno per cinque minuti. Particolare curiosità e consensi riscuote poi la proposta di Alessio Lazzereschi. “Mia mamma ha un’edicola – scrive - Le ho chiesto di appendere un cartello con la seguente scritta: ‘Oggi 9 luglio non troverete in edicola i maggiori quotidiani italiani. La protesta è volta a tutelare i cittadini, a cui la legge nega il diritto di essere liberamente informati, e i giornali, che hanno il diritto e il dovere di dare loro tutte le notizie’. Il mio invito è, per quelle persone che hanno un’edicola, di fare lo stesso”.

Ma, come detto, non tutti sono d’accordo con il black out della stampa. “Domani preferisco combattere informando – scrive Matteo Incerti, giornalista – piuttosto che ritirarmi sull’Aventino del silenzio per un solo inutile giorno”. E Davide Di Giorgi: “Il silenzio aiuta questo provvedimento, c’è bisogno di gridare più forte, di informare sempre di più”. “I giornalisti sono i primi ad aver coperto i nostri politici…”, accusa Marco. Mentre Luca Campani con malizia insinua: “La classe dei giornalisti esulta; con lo sciopero di domani, super weekend col ponte e niente code in autostrada!”.

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