Acque agitate all’interno del partito per quanto riguarda il ruolo del neoministro nel governo. Voci di dimissioni, lui smentisce. Il premier: "Ho trovato un po' di ebollizione". Cicchitto: “Atteggiamenti costruttivi o separazione consensuale”. VIDEO
Aldo Brancher: la fotogallery
Il tempo di tornare in Italia dopo una settimana di missioni all'estero; di verificare l'esistenza di "un po' di ebollizione a casa", culminata nello scontro di tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e uno dei coordinatori del Pdl, Sandro Bondi; e poi subito al lavoro per dipanare tutte le matasse sempre più ingarbugliate all'interno della maggioranza e allontanare le nuvole cupe che sembrano addensarsi sul governo fino a far parlare di una crisi. Arrivato a Roma dopo i vertici internazionali, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi riunisce a palazzo Grazioli i vertici del partito per fare il punto della situazione.
"Ho trovato un po' di ebollizione a casa - ha detto Berlusconi - ma prenderò in mano la situazione con tutti i titoli dell'agenda politica cioè quelli della giustizia, intercettazioni, i temi della manovra economica ed anche i temi che riguardano le correnti nei partiti a partire da lunedì. Sono sicuro che se qualcuno pensa che le correnti possono provocare un raffreddore in questo caso io sono certo di evitarlo di sicuro". Il premier poi si è lasciato andare anche a un milanesissimo "ghe pensi mi": ci penso io.
Ma nel Pdl è in corso una riflessione sul ruolo di Aldo Brancher nel governo. L'obiettivo è evitare il voto di sfiducia richiesto da Pd e Idv e in calendario l'8 luglio alla Camera. Ed è per questo motivo che il partito potrebbe chiedere al neoministro del Federalismo di fare un passo indietro. Oppure potrebbe essere lo stesso Brancher a decidere in tal senso. L'ufficiale di collegamento con la Lega è stato a palazzo Grazioli e dovrebbe vedere il presidente del Consiglio anche nel weekend. "C'è una riflessione in atto, qualcosa potrebbe succedere. Non è stata presa ancora nessuna decisione", dice qualcuno.
A parlare però è stato anche lo stesso Brancher, che ha detto: "Non ho mai parlato di passo indietro non so da dove arrivi la notizia. Verificherò da quali fonti del PdL è venuta fuori questa storia". Brancher ha quindi sottolineato che ha intenzione di confermare la sua presenza all'udienza del processo che lo vede imputato con la moglie. "Non so perché dovrei rimangiarmi quello che ho detto".
Che nel partito però ci siano fibrillazioni lo si capisce anche dalle parole di Fabrizio Cicchitto, fedelissimo di Berlusconi. "C'è qualcuno che nel Pdl ha preso come modello la litigiosità del Pd e cerca di importarla all'interno del centro-destra dimenticando che essa è stata una delle ragioni delle ripetute sconfitte del centro-sinistra. Anzi – prosegue il capogruppo alla Camera - c'è chi sembra credere che la permanente rissa verbale sia la quintessenza della democrazia interna. Al punto in cui siamo, in un lasso ragionevole di tempo, o si definiscono in modo serio i termini di una convivenza fondata su atteggiamenti positivi e costruttivi, oppure sarà più ragionevole definire una separazione consensuale". "In ogni caso - conclude - i problemi serissimi che ci stanno davanti non consentono di passare il tempo in una dialettica basata sulle note d'agenzia. D'ora in avanti ci dovremo concentrare sul sostegno all'iniziativa politica e di governo di Berlusconi e sulla definizione di un complesso di riforme sul quale sviluppare l'azione politica e parlamentare".
Il tempo di tornare in Italia dopo una settimana di missioni all'estero; di verificare l'esistenza di "un po' di ebollizione a casa", culminata nello scontro di tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e uno dei coordinatori del Pdl, Sandro Bondi; e poi subito al lavoro per dipanare tutte le matasse sempre più ingarbugliate all'interno della maggioranza e allontanare le nuvole cupe che sembrano addensarsi sul governo fino a far parlare di una crisi. Arrivato a Roma dopo i vertici internazionali, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi riunisce a palazzo Grazioli i vertici del partito per fare il punto della situazione.
"Ho trovato un po' di ebollizione a casa - ha detto Berlusconi - ma prenderò in mano la situazione con tutti i titoli dell'agenda politica cioè quelli della giustizia, intercettazioni, i temi della manovra economica ed anche i temi che riguardano le correnti nei partiti a partire da lunedì. Sono sicuro che se qualcuno pensa che le correnti possono provocare un raffreddore in questo caso io sono certo di evitarlo di sicuro". Il premier poi si è lasciato andare anche a un milanesissimo "ghe pensi mi": ci penso io.
Ma nel Pdl è in corso una riflessione sul ruolo di Aldo Brancher nel governo. L'obiettivo è evitare il voto di sfiducia richiesto da Pd e Idv e in calendario l'8 luglio alla Camera. Ed è per questo motivo che il partito potrebbe chiedere al neoministro del Federalismo di fare un passo indietro. Oppure potrebbe essere lo stesso Brancher a decidere in tal senso. L'ufficiale di collegamento con la Lega è stato a palazzo Grazioli e dovrebbe vedere il presidente del Consiglio anche nel weekend. "C'è una riflessione in atto, qualcosa potrebbe succedere. Non è stata presa ancora nessuna decisione", dice qualcuno.
A parlare però è stato anche lo stesso Brancher, che ha detto: "Non ho mai parlato di passo indietro non so da dove arrivi la notizia. Verificherò da quali fonti del PdL è venuta fuori questa storia". Brancher ha quindi sottolineato che ha intenzione di confermare la sua presenza all'udienza del processo che lo vede imputato con la moglie. "Non so perché dovrei rimangiarmi quello che ho detto".
Che nel partito però ci siano fibrillazioni lo si capisce anche dalle parole di Fabrizio Cicchitto, fedelissimo di Berlusconi. "C'è qualcuno che nel Pdl ha preso come modello la litigiosità del Pd e cerca di importarla all'interno del centro-destra dimenticando che essa è stata una delle ragioni delle ripetute sconfitte del centro-sinistra. Anzi – prosegue il capogruppo alla Camera - c'è chi sembra credere che la permanente rissa verbale sia la quintessenza della democrazia interna. Al punto in cui siamo, in un lasso ragionevole di tempo, o si definiscono in modo serio i termini di una convivenza fondata su atteggiamenti positivi e costruttivi, oppure sarà più ragionevole definire una separazione consensuale". "In ogni caso - conclude - i problemi serissimi che ci stanno davanti non consentono di passare il tempo in una dialettica basata sulle note d'agenzia. D'ora in avanti ci dovremo concentrare sul sostegno all'iniziativa politica e di governo di Berlusconi e sulla definizione di un complesso di riforme sul quale sviluppare l'azione politica e parlamentare".