Intercettazioni, Berlusconi sicuro: "La legge è in arrivo"

Politica
Il premier Silvio Berlusconi
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Il premier rilancia sul disegno di legge all'esame della Camera: "So per certo che la stragrande maggioranza degli italiani è d'accordo con me". Poi rivolto a Gianfranco Fini: "Basta provocazioni quotidiane"

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"So per certo che la stragrande maggioranza degli italiani è d'accordo con me sull'assoluta necessità della legge sulle intercettazioni, tant'è vero che quando ne parlo in pubblico, raccolgo solo applausi di consenso e di incoraggiamento per andare avanti fino all'approvazione definitiva, che ormai è in dirittura d'arrivo. Quando la legge sarà approvata il nostro Paese sarà davvero più europeo, più civile e più moderno". Lo ha detto Silvio Berlusconi in una intervista che sarà pubblicata dal settimanale "Oggi" in edicola da domani.

"Il mio obiettivo - ha proseguito - è porre fine a un sistema di abusi che in tanti anni ha di fatto cancellato il nostro diritto alla privacy. Questa situazione è purtroppo il portato di una cultura giustizialista che accomuna una piccola lobby di pm politicizzati e la lobby dei giornalisti che invece di fare le inchieste sul campo preferiscono fare del 'copia e incolla' sui fascicoli delle procure che contengono le intercettazioni, anche quelle dove emergono solo fatti privati".

"Sul rischio di fare un regalo ai criminali o proteggere la Casta, Berlusconi ha detto: Tutto questo non ha nulla a che vedere né con la cosiddetta Casta né con le indagini serie contro i delinquenti o la criminalità organizzata. Le regole sulle intercettazioni contro la mafia e tutte le altre organizzazioni del crimine organizzato ('ndrangheta, camorra, sacra corona unita e così via) resteranno infatti in vigore come prima. La legge che il Parlamento sta discutendo contiene un giusto equilibrio fra le esigenze della tutela della privacy e quelle della lotta contro il crimine e la tutela della legalità”, ha concluso.

Il premier entra anche nel merito delle continue polemiche con Gianfranco Fini (ieri il presidente della Camera aveva dichiarato "la Padania non esiste", dopo le affermazioni della Lega Nord al raduno di Pontida): "In un grande partito può anche accadere che vi siano opinioni diverse. Poi però si vota e alla fine la decisione che raccoglie il maggior numero di voti deve valere per tutti. Fini non ha mai contestato questa regola, che nel Pdl è in vigore fin dal primo giorno, tanto è vero che io stesso ho dovuto subirla in diverse occasioni. Se si stabilisce questo metodo democratico, senza strappi, senza inutili provocazioni quotidiane, senza uno stillicidio di polemiche continue, allora potremo portare a compimento con successo quella felice intuizione che oltre dieci anni fa discussi con l'indimenticabile Tatarella".

Berlusconi ricorda anche quando entrò nella proprietà de Il Giornale e del successivo scontro con Indro Montanelli. "Non mi sono mai pentito - dice il premier a Oggi - di aver salvato,in quegli anni, un quotidiano che era una bandiera, la sola bandiera della libertà in Italia". "Intorno a Montanelli - ha continuato - un gruppo di giornalisti coraggiosi combatteva una battaglia solitaria e difficile contro una sinistra che mai come allora sembrava vicina a prendere il potere". "Proprio per questo mi ha ferito dolorosamente la scelta di Montanelli, quando scesi in politica, di esprimere non un legittimo dissenso, ma una inutile polemica, immemore del suo passato di protagonista della liberta'", ha aggiunto.

E a proposito di giornali il presidente del Consiglio torna ad attaccare quelli del gruppo De Benedetti. - "Osservo che Carlo De Benedetti, per quanto attiene alla politica, si era iscritto come numero uno al Partito democratico. Ora dice che il Pd lo ha deluso e sostiene che i suoi dirigenti non valgono nulla. Eppure i suoi giornali continuano ad appoggiare la sinistra post-comunista e a rovesciarmi addosso, tutti i giorni, di tutto e di più"

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