Intercettazioni, resta limite di 75 giorni. Delusi i finiani

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Dopo lo scontro tra il presidente della Camera e Schifani il disegno di legge torna in Commissione. Accantonati due emendamenti del Pdl: la norma transitoria e l’arresto obbligatorio per violenza su minori. Intanto il summit Gasparri-Alfano dice no a Fini

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LO SPECIALE DDL INTERCETTAZIONI

Sul disegno di legge sulle intercettazioni la Commissione Giustizia del Senato ha approvato questa mattina 9 emendamenti della maggioranza su 11. Respinti tutti i relativi subemendamenti dell'opposizione. Il presidente della Commissione, Filippo Berselli, ha però disposto l'accantonamento di due emendamenti Pdl-Lega: la norma transitoria che impone le nuove regole sulle intercettazioni per tutti i procedimenti in corso e l'emendamento sulla violenza sessuale "di minore entità" nei confronti dei minori. Su questi due emendamenti la Commissione Giustizia del Senato tornerà a riunirsi martedì mattina alle 12. L'aula è convocata per martedì pomeriggio alle 16,30.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini aveva ieri sollevato dubbi sulla norma transitoria e sul limite di 75 giorni per effettuare le intercettazioni. Proprio per discutere le modifiche proposte dal presdiente della Camera era stato convocato un vertice, dal capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, con il ministro della Giustizia Angelino Alfano. E da quanto emerso al summit dela Maggioranza sembra che la corrente finaina all'interno della Maggioranza rimarrà delusa.

Il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri, infatti, al termine del vertice con il ministro, ha detto che "allo stato attuale non ci sono cambiamenti rispetto agli emendamenti presentati. Se poi nel Pdl si vogliono avanzare nuove proposte, si riuniranno gli organi di partito competenti. Ci sono la Consulta sulla Giustizia e l'Ufficio di Presidenza".

"Nei procedimenti in corso - sottolinea Gasparri - ciò che si è fatto finora con le intercettazioni rimarrà valido anche con le nuove norme, non si azzera il lavoro".

Al summit erano presenti pure il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i senatori Pietro Longo e Giuseppe  Valentino e il relatore del ddl Roberto Centaro. Minime, dunque,  sarebbero le aperture da parte del governo e i berlusconiani del Pdl su eventuali modifiche richieste dai finiani.

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