Prime pagine dedicate al contestato ddl. Carelli a Il Fatto quotidiano: “Non rinuncio a informare. Pronti a ricorrere a Strasburgo”. Saviano a Repubblica: “Non avrei mai scritto Gomorra”. Ma Fini su Il Foglio dice: "Basta abusi, il testo verrà emendato"
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Intercettazioni ancora al centro delle polemiche. Dopo le critiche arrivate dagli Usa, le proteste davanti a Montecitorio e la nota di Alfano, sui quotidiani di oggi si dà ampio spazio a opinioni e prese di posizione sul contestato provvedimento che inasprisce le pene per chi pubblica le intercettazioni.
“Non rinuncio a informare. Difenderò sempre il mio diritto a dare notizie” dice il direttore di SKY TG24 Emilio Carelli intervistato da Il fatto quotidiano. SKY, in quanto editore di SKY TG24 e di SKY.it, ha annunciato che chiederà l’intervento di tutte le autorità internazionali competenti, compresa la Corte europea per i diritti dell’uomo. “Abbiamo annunciato ricorso alle autorità competenti - continua Carelli - Si dovrà innanzitutto vedere se queste nuove norme saranno giudicate costituzionali o no. Quello che vogliamo è molto semplice: continuare a lavorare, a informare i nostri telespettatori. Si chiede una cosa normale: non siamo né sovversivi, né pasdaran . Dobbiamo poterlo fare senza nascondere le notizie, senza far passare sotto silenzio reati gravi come quelli di mafia, terrorismo e corruzione”. E sulla violazione della privacy con cui il governo motiva il ddl dice: “Di fatto c’è già un codice etico dei giornalisti. Basta metterlo in pratica, senza cedere alla tentazione di vendere qualche copia in più pubblicando intercettazioni che non attengono ai reati ma che riguardano la vita privata”.
Su Repubblica compare un editoriale dello scrittore Roberto Saviano dal titolo “Non avrei mai scritto Gomorra”. “Mi ha generato un senso si smarrimento e paura la dichiarazione di voler tutelare la privacy dei boss mafiosi. Molti boss è proprio quando parlano con i familiari che danno ordine di morte” scrive. Repubblica riporta anche il punto di vista del pm americano Richard A.Martin che aiutò Falcone nell’inchiesta Pizza Connection. “Così fate un favore al crimine” dice.
"Non grido alla censura" e "trovo sacrosanto il principio di non pubblicare le intercettazioni nude e crude", però "così come è stato scritto il ddl sulle intercettazioni sarebbe una legge che non può funzionare" afferma in un’intervista a la Stampa il finiano Italo Bocchino.
In un'intervista riportata da Il Foglio il presidente della Camera Gianfranco Fini però afferma: "Le intercettazioni telefoniche sono state oggetto di abusi nel recente passato e questo è un problema, una questione di diritto e di tutela della dignità personale. Non si può giudicare un provvedimento prima che sia discusso e licenziato dall'Aula. Sono certo che alla fine verrà emendato e in ogni caso è previsto un passaggio a Montecitorio. Quella legge viene fuori da un lavoro di grande perizia di Niccolò Ghedini e Giulia Bongiorno".
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Intercettazioni ancora al centro delle polemiche. Dopo le critiche arrivate dagli Usa, le proteste davanti a Montecitorio e la nota di Alfano, sui quotidiani di oggi si dà ampio spazio a opinioni e prese di posizione sul contestato provvedimento che inasprisce le pene per chi pubblica le intercettazioni.
“Non rinuncio a informare. Difenderò sempre il mio diritto a dare notizie” dice il direttore di SKY TG24 Emilio Carelli intervistato da Il fatto quotidiano. SKY, in quanto editore di SKY TG24 e di SKY.it, ha annunciato che chiederà l’intervento di tutte le autorità internazionali competenti, compresa la Corte europea per i diritti dell’uomo. “Abbiamo annunciato ricorso alle autorità competenti - continua Carelli - Si dovrà innanzitutto vedere se queste nuove norme saranno giudicate costituzionali o no. Quello che vogliamo è molto semplice: continuare a lavorare, a informare i nostri telespettatori. Si chiede una cosa normale: non siamo né sovversivi, né pasdaran . Dobbiamo poterlo fare senza nascondere le notizie, senza far passare sotto silenzio reati gravi come quelli di mafia, terrorismo e corruzione”. E sulla violazione della privacy con cui il governo motiva il ddl dice: “Di fatto c’è già un codice etico dei giornalisti. Basta metterlo in pratica, senza cedere alla tentazione di vendere qualche copia in più pubblicando intercettazioni che non attengono ai reati ma che riguardano la vita privata”.
Su Repubblica compare un editoriale dello scrittore Roberto Saviano dal titolo “Non avrei mai scritto Gomorra”. “Mi ha generato un senso si smarrimento e paura la dichiarazione di voler tutelare la privacy dei boss mafiosi. Molti boss è proprio quando parlano con i familiari che danno ordine di morte” scrive. Repubblica riporta anche il punto di vista del pm americano Richard A.Martin che aiutò Falcone nell’inchiesta Pizza Connection. “Così fate un favore al crimine” dice.
"Non grido alla censura" e "trovo sacrosanto il principio di non pubblicare le intercettazioni nude e crude", però "così come è stato scritto il ddl sulle intercettazioni sarebbe una legge che non può funzionare" afferma in un’intervista a la Stampa il finiano Italo Bocchino.
In un'intervista riportata da Il Foglio il presidente della Camera Gianfranco Fini però afferma: "Le intercettazioni telefoniche sono state oggetto di abusi nel recente passato e questo è un problema, una questione di diritto e di tutela della dignità personale. Non si può giudicare un provvedimento prima che sia discusso e licenziato dall'Aula. Sono certo che alla fine verrà emendato e in ogni caso è previsto un passaggio a Montecitorio. Quella legge viene fuori da un lavoro di grande perizia di Niccolò Ghedini e Giulia Bongiorno".
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