Polemiche per il ddl che avanza in questi giorni in Commissione giustizia. Previsto per venerdì 21 maggio un sit-in a Montecitorio e in altre piazze italiane. Supera le 84 mila firme l'appello su Internet contro la "legge bavaglio" di Stefano Rodotà
“Tutti insieme perché questa legge porcata non passi!”. È uno dei commenti presenti nella bacheca di Facebook del gruppo “No alla Legge Bavaglio”. Il riferimento è al ddl sulle intercettazioni che avanza in questi giorni in Commissione giustizia, prima di passare all’aula del Senato per l’approvazione finale. Ieri la commissione ha confermato le pesanti sanzioni pecuniarie per gli editori che pubblicano intercettazioni non divulgabili, scatenando un putiferio.
Ora il popolo di Internet e la società civile scendono in piazza. Lo fanno domani, venerdì 21 maggio, con un sit-in a partire dalle 14 davanti a Montecitorio. Tanti i gruppi che si stanno organizzando sul web per la protesta nella Capitale, da Valigia Blu a Libertà e Partecipazione, da Articolo 21 a tutte le associazioni, i movimenti e i cittadini che sentono il dovere di difendere la libertà di informazione. “Sono molto preoccupata. Un'informazione imbavagliata non è sintomo di un paese sano né tantomeno democratico!”, dice Silvia nella pagina di Facebook di Libertà e Partecipazione.
Si è mobilitato anche il Popolo Viola, che sta organizzando una serie di iniziative. Il gruppo di Savona ha deciso di ritrovarsi nella città ligure in concomitanza con la protesta davanti a Montecitorio. La stessa cosa faranno a Cagliari e in altre città. Ma non solo. Il 22 maggio a Torino si terrà l'inziativa "Parla con me": una dibattito aperto al quale potranno partecipare le persone che hanno qualcosa da dire sull’attuale situazione politica e sulla legge contro le intercettazioni. Il 24 invece al Teatro dell'Angelo di Torino si parlerà di intercettazioni con Stefano Rodotà, Concita De Gregorio, Oliviero Beha, gli editori Laterza e Fazio, i costituzionalisti Pace e Ferrara, Silvia Bartolini del popolo viola e l’avvocato delle vittime di Ustica Gamberini.
Tra le iniziative spicca l'appello online lanciato dall'editore Giuseppe e Stefano Mauri al Salone del libro di Torino contro una legge che "rischia di compromettere un diritto dei cittadini, tutelato dalla nostra Costituzione: quello di informazione e di critica". All'appello hanno risposto tanti scrittori e intellettuali, ma non sono mancate le polemiche e in qualche caso l'imbarazzo tra gli autori delle case editrici Einaudi e Mondadori, di proprietà del presidente Berlusconi, che non hanno firmato l'appello.
Ha superato invece le 84 mila firme l'appello contro "la legge bavaglio" lanciato da Stefano Rodotà, studioso del diritto ed ex presidente dell’Authority per la privacy, al quale hanno aderito cittadini, associazioni, comitati. Mentre il sito di Articolo 21 propone un modo per superare l'ostacolo del ddl intercettazioni. Come? Semplice, basta inventarsi delle "fanta-cronache", pezzi simulati per raccontare ai cittadini cosa resterebbe dei loro articoli di cronaca qualora venisse approvato questo provvedimento. Ecco un esempio sul caso Scajola: "Siamo venuti a conoscenza di una presunta indagine nei confronti di un ministro per degli assegni presunti con i quali sono stati acquistati presunti appartamenti. Ma non possiamo dirvi oltre perché la legge non ce lo consente".
In rete fioccano i gruppi e i messaggi di chi vuole opporsi a tutti i costi al ddl intercettazioni. Valigia Blu ne ha creato uno diretto al Capo dello Stato: “Il presidente della Repubblica non firmi il ddl Alfano”. Ma le polemiche non mancano. Giovanni dice sconsolato: “Voglio sperare che Napolitano non abbia già pronta in mano la sua penna!”. Adele sembra non avere dubbi: “Come al solito servirà a poco”.
Federico sulla pagina di Facebook del gruppo del Popolo Viola manifesta tutto il suo disappunto: "Bisogna cacciare i filistei dal parlamento. Stanno approvando la fine della democrazia e della legalità in Italia. Bloccheranno le intercettazioni telefoniche che hanno permesso di scovare furbetti, mafiosi, pedofili ...". Michele chiama tutti a raccolta: “Io non mi rassegno, non voglio rassegnarmi. Vvorrei una mobilitazione generale ..contattiamo sindacati, partiti di opposizione...contattiamo chiunque. Ma facciamo qualcosa di grande di clamoroso...o non ne usciamo più”.
Ora il popolo di Internet e la società civile scendono in piazza. Lo fanno domani, venerdì 21 maggio, con un sit-in a partire dalle 14 davanti a Montecitorio. Tanti i gruppi che si stanno organizzando sul web per la protesta nella Capitale, da Valigia Blu a Libertà e Partecipazione, da Articolo 21 a tutte le associazioni, i movimenti e i cittadini che sentono il dovere di difendere la libertà di informazione. “Sono molto preoccupata. Un'informazione imbavagliata non è sintomo di un paese sano né tantomeno democratico!”, dice Silvia nella pagina di Facebook di Libertà e Partecipazione.
Si è mobilitato anche il Popolo Viola, che sta organizzando una serie di iniziative. Il gruppo di Savona ha deciso di ritrovarsi nella città ligure in concomitanza con la protesta davanti a Montecitorio. La stessa cosa faranno a Cagliari e in altre città. Ma non solo. Il 22 maggio a Torino si terrà l'inziativa "Parla con me": una dibattito aperto al quale potranno partecipare le persone che hanno qualcosa da dire sull’attuale situazione politica e sulla legge contro le intercettazioni. Il 24 invece al Teatro dell'Angelo di Torino si parlerà di intercettazioni con Stefano Rodotà, Concita De Gregorio, Oliviero Beha, gli editori Laterza e Fazio, i costituzionalisti Pace e Ferrara, Silvia Bartolini del popolo viola e l’avvocato delle vittime di Ustica Gamberini.
Tra le iniziative spicca l'appello online lanciato dall'editore Giuseppe e Stefano Mauri al Salone del libro di Torino contro una legge che "rischia di compromettere un diritto dei cittadini, tutelato dalla nostra Costituzione: quello di informazione e di critica". All'appello hanno risposto tanti scrittori e intellettuali, ma non sono mancate le polemiche e in qualche caso l'imbarazzo tra gli autori delle case editrici Einaudi e Mondadori, di proprietà del presidente Berlusconi, che non hanno firmato l'appello.
Ha superato invece le 84 mila firme l'appello contro "la legge bavaglio" lanciato da Stefano Rodotà, studioso del diritto ed ex presidente dell’Authority per la privacy, al quale hanno aderito cittadini, associazioni, comitati. Mentre il sito di Articolo 21 propone un modo per superare l'ostacolo del ddl intercettazioni. Come? Semplice, basta inventarsi delle "fanta-cronache", pezzi simulati per raccontare ai cittadini cosa resterebbe dei loro articoli di cronaca qualora venisse approvato questo provvedimento. Ecco un esempio sul caso Scajola: "Siamo venuti a conoscenza di una presunta indagine nei confronti di un ministro per degli assegni presunti con i quali sono stati acquistati presunti appartamenti. Ma non possiamo dirvi oltre perché la legge non ce lo consente".
In rete fioccano i gruppi e i messaggi di chi vuole opporsi a tutti i costi al ddl intercettazioni. Valigia Blu ne ha creato uno diretto al Capo dello Stato: “Il presidente della Repubblica non firmi il ddl Alfano”. Ma le polemiche non mancano. Giovanni dice sconsolato: “Voglio sperare che Napolitano non abbia già pronta in mano la sua penna!”. Adele sembra non avere dubbi: “Come al solito servirà a poco”.
Federico sulla pagina di Facebook del gruppo del Popolo Viola manifesta tutto il suo disappunto: "Bisogna cacciare i filistei dal parlamento. Stanno approvando la fine della democrazia e della legalità in Italia. Bloccheranno le intercettazioni telefoniche che hanno permesso di scovare furbetti, mafiosi, pedofili ...". Michele chiama tutti a raccolta: “Io non mi rassegno, non voglio rassegnarmi. Vvorrei una mobilitazione generale ..contattiamo sindacati, partiti di opposizione...contattiamo chiunque. Ma facciamo qualcosa di grande di clamoroso...o non ne usciamo più”.