Candidati girevoli: ecco i campioni del salto della quaglia

Politica
Paola Binetti con il leader dell'Udc Pierferdinando Casini (LaPresse)
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Da destra a sinistra, magari passando per il centro. Sono tanti i politici che cambiano partito prima delle elezioni e le prossime amministrative non fanno certo eccezione. Dalla Binetti alla Poli Bortone, piccolo manuale dei "globetrotter" della politica

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di Serenella Mattera

Transfughi. Globetrotter della politica. Campioni nel salto della quaglia o nel cambio di casacca. Se ne rintracciano nelle elezioni di ogni genere e grado. Soprattutto da quando il tramonto delle ideologie ha reso operazione più agevole e “leggera” la trasmigrazione da un versante all’altro dell’arco partitico. Ebbene, le amministrative 2010 non fanno eccezione. A spulciare tra le liste elettorali in giro per l’Italia, se ne trae una rassegna ampia, variegata e inevitabilmente incompleta.
Il cambio di partito che più ha fatto rumore è quello di Paola Binetti. Eletta alla Camera nelle file del Partito democratico due anni fa, per mesi la deputata ultracattolica ha manifestato il suo disagio per certe scelte.

Poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il sostegno del Pd alla candidatura dell’anticlericale Emma Bonino alla guida del Lazio. Binetti ha protestato, ci ha pensato e poi ha annunciato il suo passaggio all’Udc. Che la candida adesso alla presidenza della Regione Umbria.

Ed è proprio al centro che si registrano i più pesanti smottamenti, in vista delle prossime elezioni. In Piemonte l’ex presidente del gruppo dell’Udc in Regione, Deodato Scanderebech, ha lasciato il partito e fondato una propria lista. L’Udc, che sostiene la candidata Pd Mercedes Bresso, a quanto pare si è spostata «troppo a sinistra» per i gusti di Scanderebech, che appoggia invece il leghista Roberto Cota.

Ma è la neonata Alleanza per l’Italia (Api) di Francesco Rutelli, la formazione che ha più attinto al bacino degli altri partiti. Soprattutto nel Pd, dove alcuni ex margheritini hanno deciso di seguire il loro vecchio leader. Ma non solo. Per fare un esempio, si può citare il caso del senatore Giacinto Russo. Responsabile elettorale dell’Api in Campania e capolista nella circoscrizione di Avellino, Russo nel 2008 è stato candidato al Senato da Antonio Di Pietro, nelle file dell’Idv, partito al quale è approdato quando era ancora assessore all’Industria della provincia di Napoli, eletto nell’Udeur di Clemente Mastella.

Dall’Udeur, di cui è stata vicepresidente, arriva anche la consigliera regionale lucana Rosa Mastrosimone, che si candida per l’Idv dopo una tappa intermedia nell’Alleanza democratica di centro. Ma la campagna acquisti più fruttuosa il partito di Di Pietro sembra averla fatta nelle Marche. Passano dal Pd all’Idv: Serenella Moroder, già consigliere comunale ad Ancona; Ninel Donini, con un passato nel Pci e nei Ds (il suo nome di battesimo, letto al contrario, è “Lenin”); Sandro Donati, assessore regionale uscente. E un altro acquisto eccellente l’ex pm di Mani Pulite l’ha messo a segno nel Lazio, dove può schierare l’ex consigliere regionale del Pd Giulia Rodano. Un “matrimonio”, quello con l’Idv, che ha destato stupore, perché Giulia è figlia di Franco e Marisa Rodano, illustri esponenti del catto-comunismo (il padre era indicato come l’ideologo di Enrico Berlinguer, nella stagione del compromesso storico).

Tornando a destra, non si può non citare Adriana Poli Bortone. Quella che era conosciuta come “la signora in nero”, per la sua lunga e importante militanza nell’Msi prima e in An poi, si candida adesso alla presidenza della Regione Puglia alla testa del movimento Io Sud, che ha fondato dopo aver lasciato il Pdl. Poli Bortone sta avendo problemi con l’Udc, che la sostiene, per la scelta di dare ospitalità nel suo listino elettorale a un “transfuga”: Cosimo Mele, l’ex deputato centrista finito nell’occhio del ciclone per un festino a luci rosse nel 2007. Il presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese (Udc), ha già annunciato che in dissenso con questa decisione, voterà per Nichi Vendola. 

In Lazio Alessandra Mandarelli, ex assessore alle Politiche sociali della giunta Marrazzo, correrà adesso per il centrodestra, nella lista di Renata Polverini. È rimasta invece delusa, e non lo ha nascosto, la consigliera comunale di Torino Tiziana Salti, passata di recente dal Pdl alla Lega. Quando il Carroccio le ha negato la candidatura alle regionali, lei lo ha detto chiaro e tondo: mi avevano fatto una «promessa incondizionata». Delusione anche per il sindaco uscente di Venezia Massimo Cacciari (Pd). Uno dei suoi uomini di punta, l’assessore alla Mobilità Enrico Mingardi, lo ha infatti abbandonato anzitempo, per sostenere il ministro Renato Brunetta (Pdl) alle prossime elezioni cittadine.

Infine, un caso spinoso in Campania. Stefano Caldoro (Pdl), si è trovato in lista «a tradimento» Roberto Conte, consigliere regionale uscente, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica. Iscritto adesso nella lista di centrodestra Alleanza di Popolo, Conte aveva appoggiato Bassolino nelle file dei Verdi prima e della Margherita poi. Un caso esemplare di globetrotter della politica, insomma. Anche a dispetto, a quanto pare, di chi lo candida.

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