Eluana Englaro, in Parlamento l'hanno già dimenticata

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Eluana Englaro
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Moriva il 9 febbraio 2009. Quella sera i politici, divisi, cercavano una misura d’urgenza per impedire lo stop all'alimentazione artificiale. "Per salvarla", si disse. Tanto rumore per nulla… Un anno dopo, la legge sul testamento biologico ancora non c'è

di Serenella Mattera

«Colleghi, è effettivamente giunta un’agenzia di stampa che riporta la notizia della morte di Eluana». Quando il presidente Renato Schifani conferma la voce diffusasi in fretta tra i banchi di maggioranza e opposizione, sono le 20.30 circa del 9 febbraio 2009. È lunedì sera. In un giorno e ad un’ora inusuali, i senatori sono riuniti nell’Aula di Palazzo Madama per approvare un disegno di legge presentato dal governo, che impone di ripristinare l’alimentazione e idratazione artificiali che ad Eluana Englaro, in stato vegetativo permanente da 17 anni, sono state sospese due giorni prima .
Il programma è di lavorare in notturna e trasmettere già la mattina seguente il testo alla Camera, per un’approvazione lampo. Ma gli eventi hanno il sopravvento. L’Ansa dà la notizia della morte della donna e il Senato si ferma. Dopo il minuto di silenzio, sono urla e aspre polemiche. Poi la decisione: inutile ormai il ddl “salva-Eluana”, si varerà una legge organica sul testamento biologico . In tempi rapidissimi, poche settimane. Per colmare il vuoto legislativo e impedire il verificarsi di nuovi casi Englaro. Da allora, però, è passato un anno: il biotestamento non è ancora legge. E si continua a discutere.

Una discussione che si trascina, in realtà, dal 2006. Quando la richiesta di Piergiorgio Welby di staccare il respiratore divise il Paese e fece auspicare da più parti l’introduzione anche in Italia delle Dichiarazioni anticipate di trattamento , il cosiddetto testamento biologico. E cioè un documento in cui ciascuno, nel momento in cui è capace di intendere e di volere, possa indicare le terapie cui accetta di essere sottoposto nel caso in cui si trovi in stato di incoscienza, rifiutando determinati trattamenti. Ma nulla finora è stato fatto.
Anche perché i temi etici dividono sempre in maniera trasversale gli schieramenti politici, facendo registrare posizioni molto diverse all’interno dei singoli partiti e della maggioranza di turno, che finisce inevitabilmente per spaccarsi.

Perciò, quando Beppino Englaro, il padre di Eluana, nel 2008 ottiene dalla magistratura l’ autorizzazione a interrompere l’alimentazione e idratazione artificiali che tengono in vita la figlia , la questione si ripropone. Questa volta in maniera ancora più dirompente. Perché il 3 febbraio, mentre Eluana viene portata alla clinica La Quiete di Udine dove avrebbe trascorso le ultime ore di vita, il premier Silvio Berlusconi dà il via libera a un decreto per vietare la sospensione dei trattamenti, che viene approvato dal governo il 6 febbraio. Ma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nega la sua firma, perché il provvedimento, spiega, è contrario alla Costituzione. I rapporti tra le più alte cariche dello Stato si fanno tesissimi . E il Consiglio dei ministri è costretto a trasformare il decreto in un disegno di legge (qui il testo) , che ha bisogno dell’approvazione del Parlamento per entrare in vigore. Berlusconi chiede di fare in fretta, per «salvare la vita di Eluana». Ma la notizia della morte irrompe quando il Senato ha appena iniziato le votazioni.

Nelle settimane seguenti a palazzo Madama, ancora sull’onda dell’emozione per una vicenda che ha commosso e diviso l’Italia intera, si lavora a ritmi serrati. E il 26 marzo viene approvata la legge sul testamento biologico . Ma nel passaggio alla Camera, la brusca frenata. Il testo varato dal Senato, infatti, è controverso. Piace a chi, cattolici in prima linea, si oppone a una legge che permetta una troppo ampia possibilità di rifiutare i trattamenti: prevede infatti che non si possa mai disporre la sospensione di idratazione e alimentazione (come si è fatto invece per Eluana) e stabilisce che il testamento non sia vincolante per i medici. Ma il cosiddetto “fronte laico” si oppone a disposizioni del genere, perché, sostiene, viene sostanzialmente vanificata la funzione stessa del biotestamento.
Così a Montecitorio, dove il fronte laico fa sentire più forte la sua voce, un dibattito serrato fa allungare i tempi. Anche perché è lo stesso presidente della Camera, Gianfranco Fini, ad auspicare più volte «correzioni» sostanziali al testo varato dal Senato . Un tema così spinoso viene allora prima rinviato a dopo le europee (si parte l’8 luglio, quando sono ormai passati cinque mesi dalla morte di Eluana), poi la pausa estiva e un lungo dibattito in commissione fanno sì che solo il 12 gennaio 2010 inizino le votazioni .

La maggioranza del Pdl, l’Udc, la Lega e alcuni cattolici del Pd difendono il testo del Senato, mentre una minoranza del Pdl, il Pd e l’Idv chiedono (finora senza successo) di accantonare quelle norme e approvarne altre meno controverse. Ci sono da votare 200 emendamenti: appare ormai difficile che la legge venga approvata dalla Camera prima delle regionali di fine marzo. Poi dovrà tornare al Senato per l’approvazione definitiva. Insomma, la via è ancora lunga e ricca di ostacoli.
Ma intanto la vicenda Englaro ha lasciato un segno tangibile. Solo l’associazione Coscioni ha raccolto circa 3000 testamenti biologici redatti da singoli cittadini su un modello da essa fornito. Di più. In 34 Comuni d’Italia (da Cerveteri a Bologna, da Genova a Vicenza) è stato istituito un registro dei testamenti biologici , dove è possibile depositare le proprie volontà e certificarne così l’autenticità. In molti altri si raccolgono le firme. Senza sapere che fine faranno registri e testamenti quando il Parlamento varerà la sua legge. Già, ma quando?

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